Wednesday, March 17, 2021
Cartabia
La giustizia penale
Cartabia ricorda subito che il suo primo impegno assunto, quello sulla prescrizione, "va onorato". E cita l'ordine del giorno da lei stessa proposto e approvato con il decreto Milleproroghe con cui la maggioranza sottoscrive l'impegno "ad adottare le necessarie iniziative di modifica normativa e le opportune misure organizzative volte a migliorare l'efficacia e l'efficienza della giustizia penale assicurando al procedimento una durata media in linea con quella europea, nel pieno rispetto della Costituzione, dei principi del giusto processo, dei diritti fondamentali della persona e della funzione rieducativa della pena". Un passo che ha sminato, al momento, la querelle infinita sulla prescrizione.
Ma il nodo della prescrizione andrà risolto comunque. Secondo Cartabia "un processo dalla durata ragionevole di per sé lo risolverebbe relegandolo a evento eccezionale". Cartabia ricorda l'ultima proposta di Bonafede, il cosiddetto lodo Conte-bis: "Il testo dell'articolo 159 del codice penale all'esame del Parlamento propone una distinzione tra la posizione dell'imputato assolto da quella del condannato nel giudizio di primo grado (l'effetto sospensivo, infatti, riguarderebbe solo quest'ultimo), prevedendo poi un recupero del tempo sospeso, ai fini del calcolo del corso della prescrizione, nel caso di annullamento della sentenza di condanna di primo grado, a seguito di impugnazione". È la proposta sul tavolo che però tuttora divide la politica. E dalle parole di Cartabia si comprende che il suo obiettivo è andare oltre. La commissione che sta studiando la questione guarderà avanti. A soluzioni assunte da Paesi con un sistema simile al nostro con "rimedi di tipo compensativo per le ipotesi in cui si registri una dilatazione eccessiva dei tempi processuali non ascrivibile a responsabilità dell'imputato". Oppure proposte che "distinguono il tempo necessario a prescrivere in due arcate temporali distinte, la prima, il tempo dell'oblio, presidiata dalla prescrizione sostanziale; la seconda, il tempo del processo, presidiata dalla prescrizione processuale". Ma, come dice Cartabia, non è ancora tempo di anticipare una soluzione.
Parole che ovviamente piacciono alle forze garantiste della maggioranza. Soprattutto quando Cartabia cita la direttiva del Parlamento europeo del 2016 sulla presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali. Norme che Enrico Costa di Azione ha già chiesto di inserire nella legge di Delegazione europea in discussione alla Camera.
La prima raccomandazione alle toghe
Dalla Cartabia arriva la prima rampogna ai pubblici ministeri quando dice che "c'è la necessità che l'avvio delle indagini sia sempre condotto con il dovuto riserbo, lontano da strumenti mediatici per l'effettiva tutela della presunzione di non colpevolezza".
Al lavoro il gruppo penale
Sarà l'ex presidente della Corte costituzionale Giorgio Lattanzi a presiedere il gruppo di lavoro che in via Arenula si occuperà della riforma della giustizia penale. Come vice presidenti ecco l'ex presidente dells Cassazione Ernesto Lupo e Gian Luigi Gatta, direttore della rivista giuridica Sistema penale e docente alla Statale di Milano. E ancora magistrati come Carlo Citterio, presidente della seconda sezione penale della corte di appello di Venezia, Luigi Orsi, sostituto procuratore generale in Cassazione, Rodolfo Sabelli, procuratore aggiunto a Roma ed ex presidente dell'Anm. Poi l'avvocato milanese Francesco Arata, Fabrizio D'Arcangelo, magistrato assistente alla Consulta, Mitja Gialuz, ordinario di diritto processuale penale a Genova, Luca Luparia Donati, avvocato e docente a Milano, Vittorio Manes, docente di diritto penale a Bologna, Grazia Mannozzi dell'università dell'Insubria, Serena Quattrocolo, docente dell'università del Piemonte orientale e Andrea Simoncini, che insegna diritto costituzionale Firenze.
Il carcere
Le manette non sono certo l'obiettivo di Cartabia, né tantomeno una giustizia che guardi a un carcere dove il condannato sia destinato a "marcire". Tutt'altro. Tant'è che, oltre al ricorso ai riti alternativi, la Guardasigilli cita la sospensione del procedimento con la messa alla prova dell'imputato e la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Ed è un passaggio pregnante quello in cui Cartabia parla "del superamento dell'idea del carcere come unica effettiva risposta al reato". "La certezza della pena - dice la ministra - non è la certezza del carcere, che per gli effetti desocializzanti che comporta dev'essere invocato quale extrema ratio. Occorre valorizzare piuttosto le alternative al carcere, già quali pene principali". E qui Cartabia prende l'impegno "di intraprendere ogni azione utile per restituire effettività alle pene pecuniarie, che in larga parte oggi, quando vengono inflitte, non sono eseguite. In prospettiva sarà opportuno dedicare una riflessione anche alle misure sospensive e di probation, nonché alle pene sostitutive delle pene detentive brevi, che pure scontano ampi margini di ineffettività, con l'eccezione del lavoro di pubblica utilità". E infine Cartabia sostiene che sia ormai maturo il tempo "per sviluppare e mettere a sistema le esperienze di giustizia riparativa". Conclude così questo capitolo: "Perseguire lo scopo rieducativo della pena non costituisce soltanto un dovere morale e costituzionale - come si legge inequivocabilmente nell'art. 27 della Costituzione - ma è anche il modo più effettivo ed efficace per prevenire la recidiva e, quindi, in ultima analisi, per irrobustire la sicurezza della vita sociale".
La riforma del Csm
Battezzato come "non commendevole" il caso Palamara, Cartabia considera "improcrastinabile" la riforma del Csm "per rispondere alle giuste attese dei cittadini verso un ordine giudiziario che recuperi prestigio e credibilità". E anticipa il suo giudizio favorevole sull'esigenza "di disciplinare la procedura di conferimento degli incarichi direttivi e semi-direttivi secondo criteri di trasparenza ed efficienza". Ugualmente Cartabia condivide la scelta di prevedere "un periodo di permanenza minima (quadriennale) nell'esercizio delle funzioni direttive, corrispondente al tempo necessario per consentire al dirigente di acquisire consapevolezza profonda delle caratteristiche e criticità di funzionamento dell'ufficio, elaborare scelte linee di innovazione organizzativa, sperimentarne l'efficacia, approntare i necessari correttivi".
Quanto alla legge elettorale Cartabia si dice convinta che "non si debba nutrire l'illusoria rappresentazione di un intervento sul sistema elettorale del Csm che possa di per sé offrire una definitiva soluzione alle criticità che stanno interessando la magistratura italiana, le quali attingono invero a un sostrato comportamentale e culturale che nessuna legge da sola può essere in grado di sovvertire". Ma qualunque sia la scelta "dovrà radicarsi nella consapevolezza della fisiologica e peraltro ineliminabile pluralità delle culture della magistratura, rifuggendo dalla semplificazione che confonde il valore del pluralismo con le degenerazioni del correntismo".
Cartabia lancia poi due ipotesi. La prima riguarda "la possibilità di assicurare un contingentamento della presenza nel Csm di giudici e pubblici ministeri che rifletta la proporzione tra le due categorie nella magistratura di merito". E poi quella del rinnovo parziale del Csm: "Ogni due anni potrebbero essere rinnovati la metà dei laici e la metà dei togati. Una previsione che potrebbe rivelarsi utile sia ad assicurare una maggiore continuità dell'istituzione, sia a non disperdere le competenze acquisite dai consiglieri in carica, sia a scoraggiare logiche spartitorie che poco si addicono alla natura di organo di garanzia che la Costituzione attribuisce al Consiglio". Una proposta e la sua praticabilità su cui Cartabia dice: "Dal punto di vista costituzionale, si tratta di comprendere se un tale obbiettivo sia alla portata di una legge ordinaria, cioè se sia possibile interpretare i quattro anni citati dall'articolo 104 della Costituzione come riferiti ai membri singolarmente considerati e non all'organo nel suo complesso". Una frase, quest'ultima che dovrebbe piacere all'ex consigliere Piercamillo Davigo che ha perduto il suo posto al Csm proprio sull'interpretazione di questo passaggio.
Un coro di applausi
Andando a memoria è difficile trovare un intervento di un ministro della Giustizia che, una volta pronunciato, non abbia suscitato polemiche, ma messo d'accordo (quasi) tutti. Al punto che nemmeno FdI, partito all'opposizione, contesta la "professoressa", come molti la appellano dopo la riunione della commissione Giustizia.
Ecco all'opera un super falco da sempre come Francesco Paolo Sisto, il forzista divenuto sottosegretario alla Giustizia che ovviamente sfrutta la bacchettata di cartabia ai pm troppo loquaci, peraltro aggiunta a braccio rispetto al testo scritto. Sisto replica: "Non possiamo che apprezzare il richiamo della ministra ai principi costituzionali del giusto processo nonché l'attenzione posta al tema del processo mediatico, con tutte le sue conseguenza in barba al principio costituzionale di non colpevolezza fino a sentenza definitiva. Non è più tollerabile che una semplice informazione di garanzia, atto unilaterale del pm, equivalga a una sentenza di colpevolezza inappellabile. Né può andare avanti il malcostume delle conferenze stampa post arresti, accompagnato dal mancato rispetto del diritto all'oblio, vero moltiplicatore di sofferenze. Il cittadino va protetto da tutto questo".
Da Forza Italia ecco un'altra voce soddisfatta, quella di Pierantonio Zanettin, anche lui da iscriversi nella categoria dei falchi. Lui apprezza la ministra "perché nella sua audizione ha fatto riferimento all'ordine del giorno sulla ragionevole durata dei processi e sulla riforma della prescrizione, impegnandosi ad attuarlo in tempi rapidi". Zanettin soprattutto "registra con grande soddisfazione una netta discontinuità rispetto alla stagione manettara dell'ex ministro Bonafede".
Anche Enrico Costa di Azione, fino a ieri anti Bonafede (peraltro seduta proprio alle sue spalle...) sempre e comunque, indirizza alla "prof" un "è proprio brava" e dichiara: "Oggi la Cartabia, con stile, ma con grande fermezza ha stroncato il processo mediatico. E ha condiviso l'impegno per assicurare una più compiuta attuazione della Direttiva Ue sulla presunzione di innocenza. Musica per le orecchie di chi, come noi di Azione, combatte quotidianamente le distorsioni della comunicazione giudiziaria. Un importante segnale al Parlamento chiamato ad esprimersi la prossima settimana sull'emendamento da noi presentato per recepire immediatamente la direttiva Ue".
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