Tuesday, April 25, 2023

Auto elettriche

HAN

Sotto i 30 000 euro

La ET5 sarà solo l’inizio di NIO. Il brand cinese prevede piani importanti per l’Europa nei prossimi anni, con la berlina e la station wagon elettriche che serviranno comunque per avvicinare i clienti ad un marchio completamente nuovo nel Vecchio Continente. A delineare la strategia della Casa è il ceo William Li durante un’intervista di Autocar, in cui parla del debutto di un nuovo marchio dedicato alla clientela europea. Una compatta per combattere contro la MG Secondo Li, in Europa esiste una domanda molto elevata di auto compatte e con prezzi di listini contenuti. Per radicarsi su numerosi mercati, quindi, non basterà importare l’ET5 o altri modelli premium. Piuttosto, NIO starebbe pensando di lanciare un sub brand col nome in codice “Firefly” (che potrebbe non essere quello definitivo), che sarebbe attualmente in fase di studio per un possibile esordio nel corso del 2024. La NIO ET5 NIO ET5 Stando ad alcuni rumors non confermati, il primo modello marchiato Firefly dovrebbe essere una compatta (probabilmente di segmento C) con prezzo inferiore ai 30.000 euro. Una sorta di alternativa alla MG4, quindi, anche se la proposta di NIO dovrebbe contare su un asso nella manica: il battery swap. Sulla NIO, infatti, i pacchi batterie potrebbero essere sostituiti in circa 5 minuti in alcune stazioni dedicate e disseminate in tutto il territorio europeo. Al momento ce ne sono 10, ma Li ha sottolineato che l’idea del brand è di arrivare ad almeno 1.000 “swap stations” fuori dalla Cina entro la fine del 2025. Primo passo nel Nord Europa Intanto, come detto, entro fine 2023 si potrà acquistare la NIO ET5 (sia in versione berlina che wagon) in Norvegia, Germania, Olanda, Danimarca e Svezia. Con un prezzo di listino previsto intorno ai 50.000 euro, l’elettrica cinese avrà una coppia di motori capaci di sviluppare la trazione integrale e 489 CV complessivi. Vieni a trovarci agli Electric Days 2023 Passa un week end all'aria aperta con noi, anche in famiglia, per scoprire tutte le novità della transizione ecologica. Dove: a Roma, laghetto dell'EUR, Chalet del Lago (Passeggiata del Giappone, metro Eur Palasport). Quando: il 5, 6 e 7 maggio. Come: provando le automobili elettriche ed elettrificate di ultima generazione (le iscrizioni ai test drive sono aperte su electricdays.it) e partecipando a tutte le altre attività dell'e-Village: dibattiti, mostre, laboratori didattici, talk show con gli influencer del momento, e-bike e tanto altro. Ti aspettiamo a Electric Days 2023! A proposito di NIO nio auto elettriche basso costo italia Davvero NIO si prepara a sbarcare in Italia? nio italia horizon europe Nio e tanta Italia nei progetti Ue per l'auto elettrica

Auto elettriche

Motori elettrici

Wednesday, April 19, 2023

Salone del Risparmio

Il Vantage Pro 2 è un sistema meteorologico importato dall'America originariamente sviluppato per scopi professionali, in particolare in agricoltura. Funziona secondo le ultime scoperte scientifiche e dispone di un software sofisticato che consente previsioni meteo altamente accurate Si compone di un display di alta qualità e un'unità esterna combinata. Questo quadro strumenti misura sopra una pioggia molto grande che misura la precipitazione del contenitore e con un anemometro estremamente accurato, la direzione e la velocità del vento La temperatura e l'umidità sono misurate in un alloggiamento protetto e ben ventilato. I dati del sensore esterno combinato vengono trasmessi in versione via cavo con un cavo lungo 30 metri alla stazione base. Questo cavo può essere esteso per una lunghezza totale di 300 metri. È progettato per i clienti che non vogliono trasmissione radio, o in aree vivono dove non si verificheranno forti interferenze Naturalmente, un computer collegato tramite porta USB o seriale è disponibile come opzione. Il contenitore di misura può essere fornito con una ventilazione ad energia solare (opzionale) che consente comunque migliori condizioni di misurazione. Questo set è la base e il sensore esterno combinato completo sono inclusi. Questa Stazione meteorologica Davis Vantage Pro2 wireless con blocco sensori integrato che combina temperatura e umidità dell’aria, pluviometro, anemometro e barometro. Consolle con ampio display multifunzione retroilluminato (collegabile a datalogger, opzionale). Aggiornamento dei dati ogni 2.5 secondi. Trasmissione wireless dai sensori alla consolle fino a 300 metri. Include: Blocco sensori integrato alimentato da cella solare e batteria tampone al litio con: -Pluviometro AeroCone, con imbuto aerodinamico che garantisce una eccezionale precisione anche in condizioni di forte vento. -Sensori temperatura e umidità dell'aria, in schermo solare passivo. -Anemometro velocità/direzione del vento, con 12 metri di cavo (nel caso si volesse installare separatamente rispetto agli altri sensori). -Pannello solare. -Consolle/ricevitore Vantage Pro2, con sensore barometrico integrato -Alimentatore di rete per la consolle. -Viti di montaggio.

Monday, April 17, 2023

Michele Sarno, avvocato penalista e Cassazionista, è presidente emerito della Camera penale di Salerno. Attualmente difensore dell’onorevole Gianfranco Fini, lo scorso 30 novembre 2022 è stato insignito del premio Callas Tribute Prize a New York per l’impegno civile quale avvocato dell’anno per la difesa delle donne. Avvocato, negli ultimi giorni la cronaca ha portato alla luce in maniera evidente alcune storture procedurali prodotte dalla riforma Cartabia. Lei che valutazione dà in merito? Io ritengo che la riforma Cartabia, se letta con attenzione, danneggi fortemente sia il nostro sistema giudiziario che la figura dell’avvocato. È una riforma che va nella direzione dell’elisione dell’avvocato dal processo e noi avvocati, rispetto a questo, non possiamo più rimanere silenti. L’oralità del processo è un elemento irrinunciabile in quanto baluardo della democrazia. Per questo va garantita e difesa la possibilità per i singoli cittadini di poter conoscere e partecipare al processo, vedendo quello che accade. Ed il fatto che sia fatto obbligo (in alcuni casi) all’avvocato di dover chiedere di partecipare al processo è una stortura che va corretta. Ripeto, l’oralità, il contraddittorio, la partecipazione sono alla base della democrazia. Oltretutto la riforma Cartabia accresce anche le procedure burocratiche. Per esempio viene previsto che il cittadino possa depositare personalmente un atto, ma solo ed esclusivamente nel luogo in cui si svolge il processo – si pensi ad un cittadino di Palermo che deve recarsi a Milano esclusivamente a questo scopo – determinando in tal modo notevoli disagi per il cittadino stesso. Allo stesso modo appare paradossale ed inaccettabile che il difensore sia costretto all’utilizzo quasi esclusivo di strumenti elettronici e non possa svolgere le sue funzioni personalmente. È molto grave constatare per l’ennesima volta il tentativo di relegare la difesa (unico mezzo di tutela per il cittadino in un processo) sempre più in un cono d’ombra in una preoccupante rappresentazione in cui l’avvocato appare una figura prevista dalle norme ma mal sopportata. La riforma Cartabia dovrebbe essere rivisitata completamente e andrebbe privilegiata una visione sinergica di approccio alle riforme che, troppo spesso, risultano approssimative soprattutto perché rispondono al desiderio di dare risposte immediate alla “pancia” del Paese senza essere proiettate alla risoluzione effettiva dei problemi. I processi, che certamente devono essere più celeri, devono però anche e soprattutto essere giusti. Credo che in questo contesto vada fatto un plauso all’attuale ministro della Giustizia Carlo Nordio che sta mettendo al centro la tutela dei diritti dei cittadini, in palese e giusto contrasto con una riforma, la Cartabia, che quindi va necessariamente cambiata. Quindi servirebbe una sferzata di garantismo? Anche perché il ruolo dell’avvocato è fondamentale per tutelare e garantire i diritti dei cittadini. Vorrei essere molto chiaro: ritengo che il ruolo dell’avvocato vada valorizzato in modo oggettivamente più qualificante. In tal senso andrebbe esaltato quanto previsto dalla nostra Costituzione quando, operando un espresso riferimento al diritto di difesa che, nel nostro Paese, può essere esercitato solo attraverso la difesa tecnica, riconosce valorizzandolo il ruolo dell’avvocato. Vorrei poi tornare un attimo sull’importanza dell’oralità del processo: la forma scritta non riesce ad esercitare quel potere di empatia che offre la parola e che sola riesce compiutamente a garantire completezza alle tesi che si intendono comunicare in un processo. Socrate moltissimi secoli fa aveva compreso il limite della scrittura. Dobbiamo quindi recuperare gli insegnamenti del passato nella consapevolezza che se il vecchio va accantonato l’antico va recuperato per caratterizzare e migliorare il presente. Solo così possiamo immaginare di volgere fiduciosi lo sguardo al futuro. Qual è ad oggi il rapporto tra avvocatura e magistratura? E in che direzione si dovrebbe andare? Al netto delle riforme, credo che questo rapporto debba essere sempre proiettato ad un confronto dialettico effettivo, fatto di lealtà reciproca nella comprensione che siamo tutti sulla stessa barca e non ci sono marinai più autorevoli rispetto ad altri. Andrebbe recuperato il pensiero di Piero Calamandrei nel solco del rispetto reciproco che egli teorizzava. Con questo approccio si potranno creare le condizioni per affrontare e risolvere il problema della giustizia. Purtroppo ancora oggi magistrati e avvocati vengono rappresentati come contendenti di schieramenti opposti a causa di una narrazione semplificata tipica del nostro Paese che ama la divisione in fazioni, come al tempo fu per i Guelfi e i Ghibellini. Io credo, invece, nel dialogo e nella collaborazione tra le parti che creerebbe una sinergia atta a garantire la effettiva risoluzione dei problemi. Da avvocato, quale autocritica rivolgerebbe alla sua stessa categoria? Bisogna avere l’onestà intellettuale di guardare prima dentro casa propria e solo dopo procedere a muovere critiche esterne. È evidente che anche noi avvocati abbiamo fatto degli errori. Nella misura in cui “chi non fa, non sbaglia”. Sicuramente un grande errore che continuiamo a commettere è la mancanza di unione, in alcune occasioni, nel portare avanti battaglie comuni. Come avvocato penalista mi trovo quotidianamente ad interfacciare con tutti quei problemi e quei bisogni dei cittadini che ovviamente i processi comportano, perciò credo sia fondamentale, per chi svolge la mia professione, essere consapevole che solo un grande senso di umanità può consentire di svolgere al meglio il nostro ruolo. Torniamo un attimo al sistema giustizia nel suo complesso: una parte è relativa al processo, l’altra alla pena. L’Italia nel 2022 ha avuto il più alto tasso di suicidi in carcere, suicidi non solo di detenuti ma anche da parte del personale penitenziario. Che tipo di interventi andrebbero fatti per quel che concerne la pena? Innanzitutto bisogna intervenire sulle strutture penitenziarie e affrontare l’annoso problema del sovraffollamento. Fino a che non avremo delle strutture adeguate, la pena sarà sempre vissuta come punitiva e non tesa alla riabilitazione sociale. In tal senso vanno strutturati percorsi, all’interno della varie case circondariali, che consentano veramente un “recupero” dell’individuo: in Italia la Costituzione prevede che la pena abbia una finalità di recupero per poter rientrare in società, non punitiva. Per creare queste condizioni, ovviamente serve sia un’unita di intenti che una notevole dose di umanità. Oltre che ingenti finanziamenti. Da questo punto di vista mi sento rassicurato dall’approccio a tali problematiche del premier Giorgia Meloni, che ha scelto Carlo Nordio, persona estremamente competente e preparata, quale Ministro della Giustizia. Nordio ha parlato anche di depenalizzazione… È evidente che per risolvere i problemi, gli stessi vanno affrontati concretamente. Serve un’amnistia ed un indulto per un certo tipo di reati. E non dobbiamo farci spaventare dalla parola depenalizzazione: fatti meno gravi possono e devono essere valutati in maniera diversa dai casi di cronaca più violenti. Certo non deve passare il messaggio dell’impunità, ma si deve prendere atto del fatto che la realtà impone scelte e soluzioni immediate onde evitare l’implosione del sistema. Parliamo del Governo: il primo politico dopo diverso tempo, subentrato in un momento storico decisamente complesso. Ritengo che l’attuale esecutivo abbia ereditato dalle gestioni precedenti una situazione difficilissima, quasi drammatica. Il Paese dovrebbe comprendere le difficoltà che chi lo guida affronta ogni giorno. E credo che Giorgia Meloni stia riuscendo a svolgere un ottimo lavoro, grazie alla sua grande serietà e l’approccio ai grandi temi. È una persona che parla al Paese e con il Paese attraverso un linguaggio chiaro e concreto. E vedo dei risultati anche nel peso che l’Italia sta riconquistando a livello internazionale. Vorrei però formulare un auspicio: noi italiani dovremmo perdere il vizio di farci del male da soli. Certe critiche gratuite, certe accuse fuori dalla storia (come l’allarme fascismo, ndr) fanno male non solo a chi le muove, ma anche e soprattutto al Paese. Dovremmo fare come in molti altri Paesi, dove il nuovo premier viene riconosciuto in primis dall’opposizione. Fare opposizione vuol dire proporre un progetto alternativo, e non dire no in maniera pregiudiziale. Credo che in questi pochi mesi il Governo e il Presidente Meloni abbiano dimostrato una grande serietà e responsabilità. E il fatto che Meloni sia donna credo dimostri che il merito e la capacità di una persona possono trovare realizzazione indipendentemente da concessioni legate alla previsione delle cosiddette “quote rosa”.’ Parlando di questioni femminili, che peso può avere la figura di un Presidente donna nella gestione della gravissima emergenza della violenza sulle donne (fermo restando che esiste un problema di violenza anche nei confronti degli uomini). Ritengo che la presenza di un leader capace e donna, sia un arricchimento al dibattito culturale e che possa imprimere uno slancio nella risoluzione di alcune problematiche. Il problema della violenza sulle donne è un problema di carattere culturale, dobbiamo impegnarci a rifondare un’educazione civica improntata al perseguimento del rispetto reciproco e del ruolo che ciascuno di noi, indipendentemente dal genere, ha nella società. L’uomo deve imparare ad avere un confronto sano con la donna che non può affermarsi, nel desiderio di far prevalere le proprie idee, attraverso l’utilizzo della forza. Vorrei fare un plauso agli uomini, perché questo tipo di considerazioni e autocritica avviene solo in certi Paesi occidentali. Questa battaglia va fatta a livello mondiale: i Paesi che sono giunti a questa evoluzione culturale devono difendere a spada tratta le conquiste fatte. I diritti umani non possono essere negoziabili. Questo non significa entrare nel merito dei costumi e della storia degli altri Paesi, ma entrare nel merito del valore dell’umanità. Le regole del diritto naturale devono valere sempre e comunque, a prescindere dai singoli governi. Lei è attualmente il difensore di Gianfranco Fini. Ci può fare qualche commento su questo caso giudiziario? Non amo parlare dei processi mentre sono in corso, anche per correttezza nei confronti di chi li celebra. Sono convinto che la magistratura gli restituirà l’onore della dignità dei suoi comportamenti corretti. Del resto il processo sta palesando la totale estraneità del presidente Fini relativamente a qualsiasi fatto delittuoso. La cosa che ritengo, però, doveroso evidenziare, se in chiusura me lo consente, è il comportamento del presidente Gianfranco Fini che, con la sua riservatezza ed il suo profilo nell’affrontare il processo, ha dimostrato di essere un vero statista. Tutto questo potrà sembrare ordinario per chi ha il senso delle istituzioni ma, mi sia consentito dire che le cose ordinarie, in alcune occasioni, sono quelle veramente straordinarie.

RAME E ZOLFO NELLE PIANTE

Oidio

L’annata 2009 sarà ricordata in buona parte dell’Italia come l’anno dell’oidio, in quanto la presenza massiccia di tale patogeno ha messo a dura prova le strategie di lotta delle aziende viticole e gli agrofarmaci utilizzati. Anche la nostra regione non è risultata indenne da tale patologia e, dove si sono registrati danni, questi hanno inciso direttamente sulla quantità e sulla qualità dell’uva prodotta. Come tutte le patologie viticole, se si conosce bene la biologia dell’insetto o del fungo e i relativi rimedi agronomici e/o chimici, il loro contenimento è relativamente semplice. Alla luce dell’attuale situazione e dei problemi che alcune aziende agricole hanno avuto, è utile ricordare alcune caratteristiche dell’oidio, al fine di prevenire la sua comparsa. INFORMAZIONI UTILI DA CONOSCERE E RICORDARE Sintomo su pagina inferiore • L’oidio è un fungo che attacca ogni genere di tessuto vegetale: foglie, infiorescenze, tralci ancora verdi e grappoli e, a differenza della peronospora, non necessita di un velo d’acqua per potersi diffondere; pertanto, migliori sono le condizioni climatiche (ventosità, assenza di pioggia, temperature elevate, bassa umidità relativa dell’aria) maggiori sono le probabilità di diffusione della malattia. Piogge frequenti, infatti, hanno la capacità di dilavare i conidi (spore), ritardando l’infezione; temperature maggiori di 35° bloccano l’attività del fungo, come anche la luce diretta, soprattutto su grappolo, mediante i raggi ultravioletti, che riduce l’attività dei conidi. Pertanto, sfogliature oculate fin dalla pre-fioritura hanno un’importanza fondamentale nel prevenire la malattia, come la sistemazione dei grappoli nella fase di accrescimento acini - preinvaiatura, in quanto ammassi ombreggiati di foglie e grappoli presentano le condizioni migliori di sviluppo e diffusione della malattia. Sintomo primaverile su foglia • Se nel vigneto non si è riusciti a contenere l’oidio, l’anno successivo tale patologia si ripresenterà ancora più virulenta, perché si sommeranno le eventuali spore prodotte nell’anno in corso, in funzione delle condizioni climatiche e ambientali, con quelle che si sono formate nell’ultima parte dell’anno precedente e che sono riuscite a passare l’inverno sotto forma di spore di resistenza (cleistoteci) sui tralci e sulle foglie a terra, oppure sotto forma di micelio direttamente all’interno delle gemme. Pertanto, se ci si trova in una condizione simile, è necessario iniziare la difesa antioidica non solo al germogliamento, ma addirittura nella fase di gemma rigonfia – gemma cotonosa. • In condizioni normali, nei nostri ambienti la pericolosità dell’oidio si può manifestare dalla fine fioritura – inizio allegagione in poi, in quanto nei primi trattamenti possono essere utilizzati blandi prodotti di copertura con funzione preventiva; nella fase successiva i trattamenti fitosanitari devono essere ben calibrati, utilizzando principi attivi e dosaggi consoni alla fase fenologica raggiunta e alla pressione della malattia. • Dalla fine fioritura – inizio allegagione la suscettibilità alla malattia è molto elevata perché il grappolo di nuova formazione in realtà non ha mai ricevuto alcun trattamento, in quanto, nella fase fenologica precedente, costituiva un organo completamente diverso; inoltre, i giovani acini, appena formatisi, si liberano di cappucci fiorali, rimanendo così senza protezione. • A differenza della peronospora, l’oidio deve essere combattuto a livello preventivo e, possibilmente, mai a livello curativo, perché nel momento in cui ci si accorge della sua presenza, ormai il danno è fatto e il suo contenimento risulta difficoltoso, anche a causa dei pochi principi attivi curativi a disposizione del viticoltore. Sintomo estivo su foglia• L’oidio, soprattutto in assenza di piogge, è sempre in agguato e pertanto DEVE essere mantenuta sempre la copertura con agrofarmaci, soprattutto sul grappolo; dall’invaiatura in poi, nei rossi, il pericolo non sussiste più in quanto l’aumento delle sostanze polifenoliche inibisce proporzionalmente lo sviluppo del fungo. Per i bianchi la situazione è diversa, in quanto formandosi limitate o nulle quantità di sostanze polifenoliche, è possibile ancora che si verifichino attacchi massicci sugli organi verdi della pianta anche a invaiatura inoltrata; l’oidio, infatti, può svilupparsi e sporulare fino al raggiungimento di circa 13° babo o fino a quando l’acino non ha raggiunto circa il 70% della sua dimensione finale. Pertanto, se con le varietà a bacca rossa è possibile concludere la difesa antiodica al sopraggiungere dell’invaiatura, con i bianchi deve essere continuata almeno fino a metà invaiatura, utilizzando possibilmente prodotti lipofili e non zolfo per limitare problemi di sviluppo di sgradevoli composti solforati in fermentazione. • Lo sviluppo dell’oidio sull’acino è molto lento rispetto agli altri organi verdi della vite; pertanto, in molti casi, le infezioni avvenute a fine giugno possono manifestarsi visivamente solo ad agosto. • Tutti gli agrofarmaci funzionano bene in via preventiva e solo alcuni in via curativa; pertanto, in base alla fase fenologica e alla pressione della malattia si devono scegliere i prodotti più adatti, ai dosaggi esatti, ai volumi di acqua più consoni e utilizzati con turni adeguati. In questo senso i tecnici regionali e il servizio fitosanitario sono a disposizione per indicazioni utili per risolvere il problema. Oidio su tralcio• In caso di attacco, il contenimento della malattia sulle foglie o sui tralci è relativamente semplice, in quanto il fungo può essere bloccato sia dai prodotti di contatto, che da quelli sistemici che entrano nel flusso della linfa grezza e/o elaborata. Su grappolo, invece, il contenimento è molto più difficoltoso, soprattutto se l’infezione è già estesa, poiché sortiscono un certo effetto solo i prodotti di contatto, mentre i sistemici arrivano con difficoltà e in modo non tempestivo, in quanto il grappolo è un organo poco vascolarizzato e la maggior parte dei fungicidi sistemici posseggono una sistemia ascendente per via xilematica (dalle radici alle foglie) e non floematica (dalle foglie al grappolo e alle radici). • L’oidio è un fungo ectoparassita, ovvero non penetra all’interno delle cellule colpite, ma resta all’esterno, nutrendosi tramite gli austori, dei piccoli uncini che agganciano il fungo alla parete esterna del vegetale; pertanto, prodotti di contatto come gli zolfi o prodotti lipofili come le strobiruline, il quinoxifen o il metrafenone possono aggredire dall’esterno il fungo o, meglio, evitare che questo riesca ad attaccarsi al vegetale. Prodotti sistemici come gli IBE o la spiroxamina, oppure citotropico-translaminari come il bupirimate vanno sempre usati in via preventiva per avere una copertura dall’interno, alternandoli con prodotti di contatto come lo zolfo in polvere. • L’acino colpito da oidio presenta le cellule periferiche collassate e quindi incapaci di seguire il suo accrescimento radiale; pertanto, in caso di forte attacco, l’acino tende a fendersi in senso longitudinale, esponendo il proprio contenuto cellulare agli attacchi della botrite. In tal caso, è conveniente far seguire alla lotta antioidica, anche quella antibotritica, almeno per limitare il diffondersi della muffa agli altri acini. • I grappoli colpiti da oidio presentano generalmente un contenuto in zuccheri maggiore di quelli sani, ma anche un tenore in acidità volatile decisamente superiore, parametro che in certe percentuali potrebbe anche danneggiare l’intera partita di uva. Grave attacco in pre invaiatura • L’oidio su foglie riduce fortemente la fotosintesi e quindi l’accumulo di fotosintetati, che riducono la crescita dei tessuti della pianta, oltre a limitare le riserve amidacee nelle radici utili per l’inizio del ciclo vegetativo per l’anno successivo; inoltre, a causa dell’infezione, aumentano respirazione e traspirazione dei tessuti, con conseguente ulteriore depauperamento delle sostanze nutritive. • Gli attacchi epidemici avvengono solo raramente prima della fioritura; pertanto da tale fase si può impostare l’inizio della difesa antioidica. • L’utilizzo di Ampelomyces quisqualis è indicato per i trattamenti post-vendemmia, in quanto durante l’autunno e l’inverno il microrganismo riesce lentamente a distruggere i cleistoteci svernanti, anche grazie alla maggiore umidità dell’aria che consente il suo sviluppo; nel periodo estivo, in caso di gravi infestazioni, difficilmente riesce a contenere efficacemente il parassita. CONCLUSIONI Alla luce di queste considerazioni e dell’esperienza in campo che ogni viticoltore si è fatto a proprie spese, si evince che anche una patologia così virulenta come l’oidio può essere tranquillamente contenuta, a patto che si conoscano i principi attivi più adatti in relazione allo sviluppo della vite e alle condizioni ambientali. Gli agrofarmaci funzionano sempre; è il loro non corretto utilizzo o dosaggio che può provocare danni alla produzione e sfiducia nel viticoltore, che si sente con la coscienza a posto dopo aver effettuato il trattamento fitosanitario, convinto che il prodotto agisca sempre e comunque sul patogeno. Se i turni tra un trattamento e l’altro, la tipologia di agrofarmaci e il loro dosaggio vengono concordati preventivamente con un tecnico, le possibilità di debellare la malattia, almeno per l’anno in corso, sono estremamente elevate.

Saturday, April 15, 2023

BOT

Tipologia di rilievo

L’uso dell’elettronica e dell’informatica nella geofisica applicata, ed in particolare nella geoelettrica, ha consentito, negli ultimi anni, un notevole sviluppo della strumentazione che, da monocanale, è divenuta multicanale, consentendo di acquisire contemporanea- mente più segnali. Nello stesso tempo l’affacciarsi sul mercato di numerosi programmi di interpretazione, soprattutto basati sull’inversione dei dati, ha facilitato il compito di chi interpreta le prospezioni geoelettriche. Questa “rivoluzione” ha però il rovescio della medaglia: strumenti automatici ed inter- pretazione automatica hanno fatto sì che persone senza un’adeguata preparazione si presentassero nel mondo della geofisica applicata, fornendo dati e risultati spesso di dubbio valore scientifico. Strumenti del tipo “scatola nera”, che non consentono una valutazione puntuale dei segnali elettrici, e programmi di inversione che forniscono comunque delle immagini del sottosuolo impossibili dal punto di vista di un geologo, hanno spesso svalutato la figura dei geofisici applicati. Viene proposto un metodo di acquisizione dei segnali elettrici, anch’esso multicanale, ma dove è possibile valutare ogni singolo segnale e, se necessario, intervenire sulla misura automatica. Viene inoltre proposto un modello per il supporto all’interpretazione diretta di misure geoelettriche. Il modello, agli elementi finiti, discretezza il terreno con resistenze poste ai vertici di un reticolo tridimensionale. Utilizzando le equazioni di Kirchhoff e un meto- do numerico per la loro soluzione, viene ricostruito il potenziale in ogni punto desidera- to. L’utente può così osservare le conseguenze sulle sue misure di diverse ipotesi sulla stratigrafia, presenza d’anomalie come le cavità ipogee ecc. Confrontando i valori cal- colati con quelli acquisiti in campagna può essere guidato verso una corretta interpre- tazione della zona di studio. Una serie d’esempi mostra l’affidabilità del metodo nel rap- presentare configurazioni teoriche e di sistemi noti. 1.LE MISURE GEOELETTRICHE Fino agli anni 70 lo strumento principe nelle misure geoelettriche è stato il potenzio- metro, associato, nelle acquisizioni più delicate, da registratori che fornivano il segnale su carta, permettendo quindi una valutazione, anche a posteriori, della correttezza del segnale e quindi del valore di resistività apparente calcolato. I metodi erano lenti e labo- riosi, ed occorreva un’esperienza che poteva essere maturata solo sul campo. C’era un detto presso la CGG, e la CMP, società leader nella geofisica applicata: “un operatore geofisico, prima di essere pronto, deve fare almeno un anno di misure sotto la sorve- glianza di un operatore senior”. INAUGURAZIONE UFFICIALE A partire dai primi anni ottanta sono comparsi i primi strumenti automatici, inizialmen- te solo monocanale, con i quali era possibile, impostato il metodo da utilizzare (Schlumberger, Wenner ecc.) e la geometria del quadripolo, ottenere direttamente il valore della resistività apparente. Uno di questi strumenti fu provato in campagna, in parallelo con la strumentazione tra- dizionale, e si constatò che le misure erano corrette finché si usavano degli MN corti (massimo 20 m) ma già a partire da MN 80 m, soprattutto in presenza di rumori, le misure divergevano notevolmente avendo come risultato la classica curva “a denti di sega”, tipica di misure inaffidabili. Negli anni novanta sono comparsi gli strumenti multicanale, che consentono l’acquisi- zione contemporanea di molti segnali (fino a 128), ma sempre senza un controllo diret- to della bontà del segnale elettrico misurato. Questo tipo di strumenti ha consentito lo sviluppo di una nuova tecnica d’indagine denominata tomografia elettrica. L’uso di algo- ritmi, come lo “stacking” e la stima numerica dell’errore, consente un miglioramento della qualità della misura. Questi strumenti consentono di realizzare in continua, senza alcun intervento dell’ope- ratore, interi profili di tomografia; il tempo necessario per un ciclo di misure è dell’or- dine di qualche ora. Sarebbe necessaria, prima di smontare il profilo, un’analisi dei valo- ri di resistività acquisiti, una valutazione della grandezza dei potenziali e delle correnti fatte circolare; purtroppo, spesso, avendo a che fare con centinaia di valori, quest’o- perazione non viene compiuta e ci si affida alla sorte ed ai programmi di interpretazio- ne automatica. Troppo spesso si è dovuto leggere nei tabulati, forniti insieme al rap- porto, valori della differenza di potenziale dell’ordine del nV, magari con la precisione di sei cifre decimali, oppure valori di resistività apparente che passano, in misure attigue, da qualche Mohm.m a qualche decimale di ohm.m. Questi risultati abnormi sono proposti soprattutto quando si opera in centri abitati, dove si sommano diverse fonti d’errore: • rumori elettrici diffusi e discontinui; • cattivi contatti elettrici; • presenza di tubazioni metalliche interrate; • la polarizzazione degli elettrodi. La prima causa d’errore, presente anche quando si opera nelle vicinanze di ferrovie elet- trificate, fa sì che al segnale si sommi un rumore “random” spesso di qualche ordine di grandezza superiore al segnale stesso. In queste condizioni nessuna operazione mate- matica sul segnale può renderlo accettabile. La seconda fonte di errore causa un basso livello della intensità di corrente, abbassan- do così il livello della differenza di potenziale a valori inaccettabili. Un’alta resistenza di contatto ai capi degli elettrodi è inoltre causa di errore se l’impedenza di ingresso dello strumento non è sufficientemente elevata. La presenza di tubazioni metalliche, a diretto contatto con il terreno, mette le zone interessate allo stesso potenziale, vanificando le misure. Se si utilizza uno strumento che consente di vedere il segnale, la presenza di una tubazione è immediatamente avvertita da un operatore esperto, che smette di operare e cambia posizione al sistema. Se si opera con uno strumento automatico, difficilmente si può avvertire la presenza della tubazione, e si portano a casa misure inutilizzabili. Quando si usa un elettrodo come A (o B) questo accumula su di se un certo numero di cariche (anche se si usano elettrodi inpolarizzabili) che vengono poi rilasciate al terre- no; il tempo di rilascio dipende dalla resistenza di contatto, dal numero di cariche e dalla resistività del terreno in cui è messo l’elettrodo. Se lo stesso elettrodo è usato subito dopo come M (o N) spesso al segnale si somma un potenziale, che varia linearmente nel tempo (deriva), del quale occorre tenere conto. 2. UN DIVERSO METODO D’ACQUISIZIONE DEI SEGNALI Come si può dedurre da quanto descritto in precedenza, l’uso degli strumenti automa- tici, del tipo “a scatola nera” non convince un vecchio prospettore geofisico; d’altron- de occorre poter fornire nuove tecniche d’indagine come la tomografia a costi accet- tabili, e quindi è necessario avere attrezzature multicanale. Sul mercato sono presenti solo gli strumenti automatici già descritti e quindi gli autori hanno progettato e costrui- to una nuova strumentazione che, pur essendo multicanale, consente una valutazione diretta del segnale da parte dell’operatore. I segnali sono campionati attraverso un personal computer dotato di una scheda della National Instruments con le seguenti caratteristiche: Numero di canali Risoluzione Campionamento Vimax Guadagno Errore massimo Impedenza di ingresso Stabilità I segnali vengono inviati alla scheda, attraverso un sistema di filtri passa-basso della Analog Device, con frequenza di taglio a 4 Hz, che rendono possibile l’utilizzo della sche- da nella configurazione pseudo differenziale. Una volta campionati, i segnali sono resi visibili sullo schermo e si può operare su di essi. Nella figura 1 viene rappresentato un segnale tipo. Il dato è di quelli senza disturbi, che potrebbe benissimo essere misurato da uno strumento automatico. In alto è rappresentata l’intensità di corrente, in Ampere, in basso la differenza di potenziale, in μV. Una serie di comandi permette di variare la scala e, per i potenziali, il fondo scala. A destra sono visualizzati i risultati dell’operazione di media: I=819,2 μA, con un σ di 17,17 μA, ∆V=207,95 μV, media di 652 campioni con uno scarto qua- dratico medio di 3,21 μV. 16 in single ended o pseudo differenziali, 8 differenziali; 16 bit, 1/65536 del massimo segnale di ingresso; 20.000/s minimo; 100μV,1V,5V,10V; 120 db con Vimax= 100 μV; 3μVconVimax=100μV; 20 GΩ in parallelo con 100 pF; 1 μV/°C. Fig. 1 – Esempio di un segnale campionato in assenza di rumori INAUGURAZIONE UFFICIALE Ogni qualvolta si pigia il pulsante “medie”, il programma calcola lo scarto quadratico ed elimina dal calcolo della media i valori che differiscono di tre deviazioni standard, affi- nando iterativamente la misura. E’ possibile separare una porzione di segnale e calcolare le medie solo su questa. Il tasto “smoothig” esegue una operazione di medie ponderate sui diversi campioni, il fil- tro elimina le componenti superiori alla frequenza voluta, il tasto “elimina deriva” elimi- na l’effetto della polarizzazione degli elettrodi o di una eventuale corrente tellurica a bassissima frequenza, il tasto “elimina ultimi” taglia un numero prefissato di campioni dalla coda del segnale. Naturalmente, dal segnale viene eliminato, automaticamente, il potenziale spontaneo. Nella figura 2 viene mostrato un esempio di segnale disturbato. Il segnale fa parte della stessa serie di misure dell’esempio precedente. Uno degli elet- trodi, il dodicesimo, era ubicato sul margine di una strada dove era presente una con- dotta metallica. E’ evidente la polarizzazione indotta presente nel segnale; in questo caso l’operatore può non tenere conto di questo segnale, oppure tentare di prendere gli asintoti come effettiva differenza di potenziale e vedere se il valore è congruo con i potenziali vicini. Da notare che il numero di campioni presi in considerazione dal programma è sceso a 392, contro i 652 del segnale precedente, ed il s percentuale è salito dall’1,5% al 15%. Nelle figura 3 viene mostrato un altro esempio di segnale disturbato, questa volta, da un rumore “random”. Fig. 2 – Esempio di un segnale disturbato da una condotta metallica Fig. 3 – Esempio di un segnale disturbato da un rumore random Come si può vedere durante l’acquisizione dei campioni è subentrato un rumore random di circa 7 mV che ha spostato in alto il segnale. Nella figura a sinistra la media è stata fatta direttamente dal programma, nella figura a destra il segnale è stato valutato cor- rettamente dall’operatore. In questo caso la differenza, tra il valore calcolato automaticamente e quello imposto dall’operatore, è minima, ma se il rumore fosse stato superiore, ad esempio il doppio, l’errore tra il segnale calcolato e quello reale sarebbe stato notevole. Da notare che nella parte finale del campionamento il rumore tende lentamente ad annullarsi 3. CONSIDERAZIONI Con quest’intervento non si vuole assolutamente denigrare gli strumenti ad acquisizio- ne automatica, ma sulla base di un’esperienza più che trentennale, se ne vogliono sot- tolineare i limiti, soprattutto se tali strumenti sono usati da mani inesperte, senza un’a- deguata preparazione nell’acquisizione dati e quindi senza la dovuta sensibilità alla misu- ra che può essere acquisita solo dopo una lunga esperienza sul campo con strumenti analogici oppure digitali ma con l’ausilio d’interfacce software trasparenti che garanti- scano il pieno controllo del dato. 4. INTERPRETAZIONE DEI DATI GEOELETTRICI L’interpretazione di tutti i metodi geoelettrici non può ignorare il “Principio di equiva- lenza”. Tale principio è alla base d’ogni modello elettrostratigrafico proposto e dice in sostanza che una sequenza di valori di resistività apparente (un sondaggio elettrico Schlumberger, Wenner, Dipolo-Dipolo) ammette molte soluzioni e che quindi non esiste un modello univoco che soddisfi tale sequenza.. Poiché quasi tutti i metodi geoelettrici a potenziale provocato possono essere ricon- dotti a sondaggi Schlumberger, sarà trattato quest’ultimo metodo come archetipo di tutti gli altri metodi. L’enunciazione esatta del principio di equivalenza è: sondaggi elettrici eseguiti su diver- se sequenze di terreni possono fornire curve praticamente identiche; il che conduce a due complicazioni: 1. la difficoltà di valutare il numero degli strati incontrati 2. uno scarto, sempre possibile, tra gli spessori e resistività calcolati e quelli reali. Primo caso: l’interpretazione di una curva non è più sicura quando, ad esempio, una successione di 5 strati fornisce una curva riferibile ad un modello a 3 strati ed ambe- INAUGURAZIONE UFFICIALE due i modelli siano possibili dal punto di vista geologico; tale difficoltà potrà essere supe- rata solo attraverso l’esecuzione, nella stessa zona, di numerosi SEV, attraverso i quali, in condizione di spessore e profondità diversi degli orizzonti studiati, sarà possibile deci- dere il numero effettivo degli strati. Secondo caso: lo spessore e la resistività del primo strato possono essere facilmente valutati senza apprezzabili errori. Per tutti gli altri mezzi elettrici lo spessore calcolato dipende dalla resistività che viene loro attribuita. Ogni strato conduttore è caratterizzato da una conduttanza longitudinale, rapporto tra lo spessore e la resistività dello strato stesso, mentre ogni mezzo resistivo viene carat- terizzato da una resistenza trasversale, prodotto della resistività per lo spessore. Tali parametri, di grande aiuto per l’interpretazione, sono ricavabili, a partire diretta- mente dalle curve di terreno, conoscendo, ad esempio nel caso di tre strati, la resisti- vità del primo e del terzo strato. Senza informazioni supplementari, tuttavia, non sarà possibile determinare lo spessore dello strato intermedio. Tale difficoltà potrà essere ovviata solo attraverso l’esecuzione di SEV in corrisponden- za di perforazioni a stratigrafia nota, da cui, facendo il processo inverso, sarà possibile ottenere la resistività vera di un certo orizzonte e trasferire il valore così ottenuto ai SEV eseguiti nella stessa zona; purché, beninteso, non varino arealmente le condizioni chimico-fisiche dello strato. Fig. 4 – Esempio di due diverse interpretazioni della stessa curva Nella figura 4 viene mostrata la curva di un sondaggio elettrico interpretata in due modi completamene diversi ma ambedue possibili, come possi- bili sono altri modelli e tutte le soluzioni intermedie. In alto è stato adottato un modello a cinque strati e l’interpretazio- ne è stata “corretta” in modo da avere numeri interi (solo il primo ed il secondo strato hanno uno spes- sore con un decimale) sia negli spessori che nelle resistività. In basso sono stati inseri- ti 8 strati ed il pro- gramma è stato lascia- to libero di fornire una sua interpretazione. 548 Il risultato è che la stessa curva, così come enunciato dal principio di equivalenza, può esse- re interpretata in molti modi diversi, tutti corretti. Da notare che il programma fornisce sia gli spessori che le resistività quasi tutti con cifre decimali, commettendo un grande errore di sopravalutazione della sensibilità del metodo; il computer può farlo, un geofisico no. Enunciato il principio ne consegue che l’uso di software che forniscono un’interpreta- zione automatica di un qualsiasi metodo geoelettrico devono essere usati con estrema cautela, tenendo sempre presente che le soluzioni fornite non sono univoche. Un errore frequente, compiuto da “geofisici” inesperti, è quello di attribuire ad uno stesso mezzo elettrico valori diversi di resistività, in un’area circoscritta e senza l’au- silio di sondaggi di taratura, solo perché il programma ha fornito valori diversi per ogni curva; ne consegue che l’attribuzione degli spessori diviene completamente arbitraria e senza alcun valore. 5. L’INTERPRETAZIONE DELLA TOMOGRAFIA ELETTRICA Qualunque sia la configurazione utilizzata in un profilo tomografico, di fatto vengono ese- guiti una serie di sondaggi elettrici. Se la configurazione è del tipo Schlumberger, ovvia- mente si eseguono una serie di SEV Schlumberger con una distanza AB crescente via via che ci si sposta con gli MN verso il centro del profilo, la stessa cosa vale per la con- figurazione Wenner α. Se si usa la configurazione polo-dipolo si esegue un sondaggio elettrico semi Schlumberger con la differenza che invece di allontanare il punto A, viene allontanato il dipolo MN e la distanza tra A ed il centro di MN vale AB/2 Schlumberger. Anche la con- figurazione polo-polo può essere trasformata in un SEV Schlumberger, ma in questo caso la distanza AM vale, sperimentalmente, tra AB/2 ed AB/4. Le configurazioni dipolo-dipolo (polare o equatoriale) sono sempre riconducibili a dei SEV Schlumberger (Al’Pin 1950) con la distanza tra i centri di AB ed MN pari ad AB Schlumberger, nel caso della configurazione polare, ad AB/2 Schlumberger nel caso della configurazione equatoriale. In presenza di stratificazioni parallele ed isotrope, è possibile quindi interpretare i profili di tomografia elettrica come una serie di sondaggi elettrici e fornire un’interpretazione puntuale. In pratica un’interpretazione di questo tipo è possibile anche per strati poco inclinati, fino ad un massimo di 30° circa. Le cose si complicano se si è in presenza di una stratificazione molto divergente, di con- tatti orizzontali tra mezzi elettrici a diversa resistività o, soprattutto, se si è in pre- senza di “oggetti” con resistività nettamente diversa dai terreni inglobanti, come può essere una cavità ipogea. Un valido ausilio all’interpretazione della tomografia elettrica in queste situazioni è dato dai programmi di inversione come quello di Loke, purché se ne conoscano i limiti ed i risultati forniti non vengano presi “tout court” ma con spirito critico. Il principio di equivalenza non vale, come si è detto, solo per i sondaggi elettrici Schlumberger, ma vale per tutti i metodi geoelettrici in cui l’incognita sia la determina- zione dello spessore e resistività di strati, od oggetti, sepolti. Il principio vale quindi anche per la tomografia elettrica, quale sia la configurazione utilizzata. Ne consegue che se sono possibili diversi modelli, data una certa serie di valori di resistività, i program- mi d’inversione forniscono una delle possibili soluzioni e non la soluzione. 6. IL PROGRAMMA DI INTERPRETAZIONE DIRETTA 3D In questo paragrafo viene illustrato un approccio diverso da quello usato nei program- mi di inversione. La strada seguita è quella dell’adozione di uno schema agli elementi finiti, dove le celle di un reticolo approssimano la struttura del terreno nel sottosuolo. Per semplicità le cellette sono state supposte cubiche. Ogni cella ha una sua resistività che può essere tradotta, dalla seconda legge di Ohm, in resistenze elettriche. Infatti in un cubo di ter- INAUGURAZIONE UFFICIALE reno di dimensioni unitarie e di resistività ρ, essendo ρ =R.l/s, se l ed s sono unitarie, il valore di ρ sarà eguale al valore di R nella direzione perpendicolare a tutte le facce del cubo; quindi il cubo può essere semplificato da tre resistenze tra loro perpendico- lari di valore R=ρ. In altre parole l’assegnazione di un particolare valore di resistività ad una zona dello spazio corrisponde, nel modello, all’assegnazione di tre resistenze che hanno un capo in comune su uno dei vertici del cubo. Ad ogni cubo corrispondono tre “maglie” elettriche costituite dalle 3 resistenze asse- gnate al cubo e dalle resistenze relative alle celle vicine (Fig. 5). Ovviamente in un terreno reale la corrente circola in tutte le direzioni, ma se ogni cubo ha dimensioni infinitamente piccole rispetto alla scala del modello ed il numero di cubi è infinitamente grande, si può ritenere con buona approssimazione che una terna di resi- stenze possa riprodurre una porzione di terreno reale. I limiti di un modello digitale sono: • deve essere discreto, e cioè deve per forza di cose essere costituito da una serie di celle di dimensioni finite a cui viene attribuita una resistività; • il numero di celle che non può essere infinito. Di conseguenza ha dei limiti spaziali con l’inevitabile distorsione del campo elettrico ai bordi. Le incognite in un modello così concepito sono: • le correnti che circolano in ogni singola cella nelle tre direzioni; • il potenziale elettrico in tutti i punti del modello. Nel programma viene richiesto di assegnare l’intera distribuzione delle resistività, posi- zione e correnti applicate. Le equazioni di Kirchhoff forniscono la soluzione che viene cercata. Ricordiamo qui in particolare l’equazione: −Σ ι.Ρ + ΣΕ = 0 dove, per ogni ramo della maglia: i sono le correnti; R sono le resistenze; E sono le differenze di potenziale eventualmente applicate. Fig. 5 – Illustrazione di una cella Questa equazione formalizza il fatto che, su una maglia, la somma algebrica delle diffe- renze di potenziale è nulla. Si noti come le equazioni siano lineari e coinvolgano, per ogni maglia, solo le cellette adiacenti. Le incognite, nel nostro caso, sono le correnti. Conosciute queste e note le resistività, sarà possibile calcolare le differenze di potenziale. In un caso ideale baste- rebbe quindi risolvere il sistema di equazioni nelle i, per esempio, attraverso l’utilizzo della matrice dei coefficienti (resistenze). Purtroppo, nel nostro caso, la soluzione delle equazioni di Kirchhoff per ogni maglia cor- risponde alla soluzione di un sistema lineare la cui matrice dei coefficienti è di dimen- sioni che divengono presto intrattabili. Il numero di maglie del sistema è infatti, per defi- nizione, pari a tre volte quello del numero di celle. Il numero di equazioni da considera- re cresce quindi enormemente al crescere delle dimensioni del modello considerato. I metodi dell’analisi numerica trattano però questo tipo di problemi. La soluzione adottata dal programma non è quindi esatta ma si basa sul metodo nume- rico iterativo di Gauss-Seidel. In questo metodo, appartenente alla famiglia dei metodi basati sul rilassamento, le soluzioni vengono iterativamente approssimate fino a che i cambiamenti divengono trascurabili. Il modello adottato nei casi pratici si basa sul calcolo teorico della distribuzione dei potenziali sulla superficie di un parallelepipedo suddiviso in 91x61x25 (138.775) celle cubiche il cui lato ha dimensioni unitarie. Si è infatti verificato empiricamente che que- ste dimensioni offrono un sufficiente compromesso tra tempo di calcolo e accuratezza dei risultati. In questo caso sono necessarie circa 400 iterazioni per arrivare a delle soluzioni stabili. Su un Pentium 5 a 3.2 GHz, il tempo impiegato è di circa 3 minuti. Tramite un’opportuna interfaccia grafica ad ogni cella viene attribuita una resistività. Vengono quindi specificate le posizioni degli elettrodi e la corrente immessa. Il pro- gramma calcola quindi la corrente che circola nelle tre direzioni principali (x, y e z) di ogni singola cella. Sulla superficie vengono stimate le differenze di potenziale tra un ver- tice del parallelepipedo e tutti i nodi della rete di celle. Per ovviare all’inevitabile effetto del bordo, dove l’assenza di celle deforma l’andamen- to del campo elettrico, i punti di misura virtuali sono posti nel terzo centrale tra le celle 31 e 61 dell’asse x. La differenza di potenziale esistente tra due punti della maglia è, per la prima legge di Ohm, pari al prodotto di R.i. Trovati i valori teorici dei potenziali, il programma calcola le resistività apparenti secon- do la configurazione utilizzata e trasferisce i dati in un database che viene poi utilizzato come se fosse ricavato da dati sperimentali. 7. TEST TEORICI DEL MODELLO 3D Per verificare la validità del modello di interpretazione diretta si è proceduto ad una serie di prove sia teoriche che sperimentali. Esse sono: 1. una prova a resistività omogenea su tutto il modello e test con il quadripolo Schlumberger; 2. una prova su modello a due strati, il primo a 10 ohm.m, spesso 20 m, su un sub- strato a 100 ohm.m, con il quadripolo Schlumberger; 3. una prova su modello a due strati, il primo a 10 ohm.m, spesso 20 m, su un sub- strato a 100 ohm.m, con tomografia dipolare nella configurazione polo-dipolo; 4. una prova su modello a tre strati, il primo a 10 ohm.m, spesso 10 m, il secondo a 100 ohm.m spesso 20 m su un substrato a 10 ohm.m, con tomografia dipolare nella configurazione polo-dipolo; Nelle figure che seguono vengono illustrati i risultati ottenuti. INAUGURAZIONE UFFICIALE Fig. 6 – Prove 1 e 2 SEV Schlumberger Fig. 7- Prova 3 SEV Polo-Dipolo Come si può vedere le curve ottenute coincidono molto bene con quelle teoriche. Nella configurazione polo-dipolo, con passo x= 10 m ed n= 14, l’elettrodo A è stato posto inizialmente sul nodo 31 della linea centrale dei nodi, l’elettrodo B sul nodo 86, sempre della linea centrale dei nodi. La distanza tra A e B è stata quindi fissata ad una distanza virtuale di 550 m, ovvero ad una distanza quasi 4 volte superiore alla massi- ma distanza A-N. Nel calcolo della resistività si è tenuto comunque conto del fatto che il punto B non è posto ad una distanza infinita. Fig. 8 – Prova 4 SEV Polo-Dipolo 8. RISULTATI DI ALCUNE INDAGINI Una indagine eseguita Guidonia, per la individuazione di eventuali cavità, ha dato i risul- tati qui di seguito illustrati. Nell’area sono presenti dei travertini, spessi circa 30 m, che poggiano su terreni lacustri e su vulcaniti argillificate. Uno dei profili tomografici, eseguito nella configurazione polo-polo, x=10 m, n=14, con misure sia dirette che inverse, ha attraversato, nel tratto finale, una apparente rottu- ra nella copertura resistente, interpretata inizialmente come una diminuzione dello spessore dei travertini. Un sondaggio di controllo ha incontrato una cavità, alta 5 m alla profondità di 25 m, colmata da fango; la resistività dell’acqua di falda era di circa 5 ohm.m (1890 mS). L’utilizzo del metodo di interpretazione diretta 3D è evidentemente del tipo “trial and error” e dopo alcuni tentativi è stato utilizzato il modello disegnato in rosso nella sezio- ne geoelettrica interpretativa. Il resto della sezione è stato interpretato con il metodo Schlumberger. Nel modello 3D è stata utilizzata una maglia di celle di 10 m di lato, ed alla cella “ano- mala” è stata attribuita una resistività di 10 ohm.m in considerazione del principio di equivalenza. Da notare che il modello di inversione di Loke indica la presenza di un conduttore alla profondità di circa 70 m. Nella caldera di Latera (VT) è stata realizzata un’indagine tomografica, configurazione Fig. 9 – Applicazione del programma in un’indagine a Guidonia (Roma) INAUGURAZIONE UFFICIALE Fig. 10 – Applicazione del programma in un’indagine nella caldera di Latera (Viterbo) polo-polo, x=20 m, n=14, con lo scopo di individuare le vie preferenziali di fuga dei gas endogeni attraverso terreni argillificati, visto che tali vie di fuga sono legate ad una maggiore permeabilità di questi terreni e che al trasporto di gas è legata anche una risalita di acque termali mineralizzate. Le indagini sono state eseguite nell’ambito del progetto NASCIENT, finanziato dalla Comunità Europea, ed affidate dal Prof. S. Lombardi, del Dipartimento Scienze della Terra dell’Università di Roma “La Sapienza”, responsabile per l’Italia del progetto. Anche in questo caso, oltre all’interpretazione con il metodo Schlumberger ed all’utiliz- zo del modello di inversione di Loke, è stato adottato il programma di interpretazione diretta tridimensionale. Per un breve tratto del profilo, lungo complessivamente 1200 m, è stato usato, dopo alcuni tentativi, il modello indicato in basso a destra nella figura. In un blocco omogeneo a 20 ohm.m è stata inserita una fascia resistiva superficiale a 100 ohm.m, spessa 20 m e larga 200 m, ed una zona verticale conduttrice a 5 ohm.m, larga 100 m e profon- da 60 m. In ambedue i casi descritti, i risultati forniti dal programma sono molto simili ai dati spe- rimentali e sono quindi stati utilizzati per l’interpretazione delle indagini geoelettriche. 9. CONSIDERAZIONI Con quest’intervento si è voluto ricordare che l’interpretazione dei dati geoelettrici è complicata e non può essere affidata solo ai programmi di inversione. Essi costituisco- no un valido supporto all’interpretazione, ma non possono essere esaustivi. Occorre sempre ricorrere anche ad altri metodi d’interpretazione per confermare, o meno, i risultati dei modelli d’inversione. Il software presentato è un tentativo di uscire dalla logica del “prendere o lasciare” dei programmi automatici ed avere quindi un’alternativa o un controllo di quanto fornito da tali programmi. Pensiamo che l’uso integrato di diversi metodi interpretativi possa essere la strada cor- retta all’ottenimento di risultati il più possibile vicini alla realtà. BIBLIOGRAFIA L. ALFANO – Dipole-dipole deep geoelectric sounding over geological structures – Geophysical Prospecting, 1980, 28 L. M. ALPIN - Dipole Methods for measuring Earth conductivity (Traslation from Russian) – 1966, Plenum Press, New York G. BAIS, G. BRUNO, E. CARRARA, M. GRIMALDI, V. PAOLETTI, A. RAPOLLA, N. ROBERTI - Individuazione di cavità in aree urbane mediante prospezioni geofisiche – Atti del IX con- gresso nazionale dei Geologi Roma 17-20 Aprile 1997 M. CUGGIANI – Metodi dell’analisi numerica – 1977, Ed. UTET M. H. LOKE, R.D. BARKER – Least-sqares deconvolution of apparent resistivity pseudo- sections – Geophysics, 1995, Vol. 60 M. H. LOKE, R.D. BARKER – Rapid least-sqares inversion of apparent resistivity pseudo- sections by a quasi-Newton method – Geophysical Prospecting, 1996, 44 S. LOMBARDI, Progetto NASCIENT –- NASCENT Natural Analogues for the Storage of CO2 in the Geological Environment - CE Project n° ENK5-CT-2000-00303 in corso L. NOLASCO, S. RIZZO – Indagine geologica integrativa – 2002, Relazione inedita D. PATELLA – A general trasformation system of dipole geoelectric sounding into Schlumberger’s as an approach to the inversion – R. Cassinis (ed.) Ettore Majorana International Science, 1981, Series 11 D. PATELLA, A. TRAMACERE – Geoelectrical axial dipole sounding curves for a class of two- dimensional Earth structures – Geophysical Prospecting, 1986, 34 D. PATELLA – Application of geoelectrical dipolar techniques to the study of an under- ground natural cavity of archaeological interst – Bollettino di geofisica teorica ed appli- cata, 1978, Vol. XXI n° 77 S. RIZZO – La geofisica applicata nel controllo e nelle indagini sui sinkholes: l’esempio di Camaiore – 2002, Atti del convegno di Grosseto del 31 Marzo 2000, Regione Toscana

Monday, April 10, 2023

Limone

Oidio

Molti che hanno un giardino con siepi, rose etc purtroppo vengono a conoscenza dell' esistenza di un fungo che attacca una folta varieta' di piante soprattutto tra Aprile e MAggio, Il primo che ci fa capire che la/e nostre pianta/e sono state colpite dal malefico fungo è lo scolorimento delle parti colpite; sopratutto nelle foglie ( ma non solo ) piano piano si crea uno strato di feltro bianco, come una polvere; le parti colpite si deformano, il loro sviluppo si ferma. Se non si interviene, fiori e foglie si disseccano, la pianta deperisce e, se si tratta di una pianta erbacea, può rischiare addirittura di morire! Oltretutto, in certi casi l’oidio provoca delle spaccature che possono facilitare l’attacco di altre malattie fungine, peggiorando ulteriormente la salute della pianta colpita, cosa possiamo intervenire noi poveri mortali che lavoriamo tutti i santi giorni e che faremo volentieri a meno di questi ulteriori problemi ? all' agraria ci consigliano un prodotto a base di zolfo da dare alle piante ogni tot giorni questo è l 'uinico rimedio veramente valido, d'altronde io ho anche visto che annaffiando abbondamtenmente la pianta in oggetto in varie ore della giornata alla fine s'e' ripresa , forse perche alla fine lo oidio che è poi un fungo alla fine come tutti i funchi viene soprafatto dalla troppa umidita' o forse solo per un gran culo cominque vediamo che dice il web ( internet ) http://it.wikipedia.org/wiki/Oidio °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° L'oidio è una malattia, conosciuta anche con il nome di mal bianco, che sicuramente riduce moltissimo la bellezza di una siepe. Il lauroceraso è una delle piante da siepe maggiormente colpite. Le migliori condizioni per la riproduzione del fungo sono temperature attorno a 20-22° e umidità superiore al 50%. Foglie di Lauroceraso colpite da oidio Questa malattia si sviluppa dalla metà di aprile alla metà di maggio, perché trova in quel periodo le condizioni ideali di umidità e di temperatura. Infatti le condizioni favorevoli per lo sviluppo di questa malattia sono date da alte temperature e umidità. Si ha lo sviluppo dell'infezione anche solo con elevata umidità ambientale, senza il verificarsi di piogge. La sua prima manifestazione è costituita da una lieve deformazione delle foglioline dei germogli. Le foglioline colpite arresteranno la loro crescita. Già ai primi sintomi possiamo subito stabilire con sicurezza che questa malattia è l'oidio, perché, osservando la pagina inferiore delle foglioline, noteremo una "polverina" biancastra. Avvicinando una fogliolina con quei sintomi al naso, avvertiremo chiaramente un profumo di fungo. In breve tempo la deformazione delle foglioline sarà sempre più accentuata. La loro superficie apparirà bollosa e bucherellata, perché, nei punti in cui si è insediato il fungo, il tessuto fogliare andrà incontro a necrosi, seccando successivamente e distaccandosi dal resto della fogliolina, che rimarrà verde ed integra. I germogli e le giovani foglie deformandosi si ricopriranno di questa "polvere" biancastra, necrotizzando successivamente e portando la foglia a cadere. Le foglie adulte posseggono una certa consistenza e questo le rende meno soggette a venire colpite dal fungo. Però nelle annate durante le quali si verificano le condizioni ottimali per lo sviluppo del fungo, anche le foglie adulte presenteranno le bucherellature. Dato che l'infezione è più concentrata sui giovani germogli e sulle foglioline che sulle foglie adulte, le siepi che subiscono frequenti potature saranno più soggette ad essere colpite dal fungo. Infatti, le siepi di lauroceraso più soggette a questa malattia sono quelle che vengono spesso potate e che hanno dunque una vegetazione costituita da nuovi germogli. Durante la stagione avversa il fungo si annida nelle perule delle gemme, "risvegliandosi" soltanto quando si verificano le condizioni ottimali di sviluppo, ovvero quando ci sarà il clima caldo umido; così sarà assicurata la propagazione della malattia. La lotta a questa malattia può essere di natura preventiva o chimica. Le pratiche agrarie preventive riducono l'incidenza della malattia; infatti per limitare questa malattia bisogna evitare che si verifichino ristagni d'acqua nel terreno, ovvero bisogna garantire un buon drenaggio, le irrigazioni devono essere fatte in modo tale da evitare di bagnare la vegetazione nel periodo precedente all'apparire dei primi sintomi (che si hanno in aprile-maggio), bisogna ridurre il numero delle potature ed evitare quelle troppo drastiche, non abbondare nella somministrazione di concimi azotati, i quali favoriscono l'insorgenza della malattia, ma somministrare concimi organici nella stagione autunnale.
Per quanto riguarda i rimedi chimici, il miglior risultato si ottiene con la somministrazione di zolfo. Si interviene all'apparire dei primi sintomi e i trattamenti vanno ripetuti per circa tre volte, con un intervallo i tempo di dieci giorni tra un trattamento e l'altro. Gli interventi chimici possono essere preventivi, e in tal caso si effettuano quando il lauroceraso comincia a germogliare, oppure curativi, quando si manifestano i primi sintomi. Anche altre piante sono colpite dall'oidio o mal bianco, come ad esempio la maonia, il leccio, il berberis, la fotinia, ginestra, il biancospino ecc.

Mediazione e tenacia

FLAVIANO CELASCHI Da grande voglio fare l’astronauta Io faccio parte della categoria dei baby boomers, classe 1963. Alle scuole elementari noi da grandi si voleva fare l’astronauta perché avevamo visto in televisione Tito Stagno descrivere l’allunaggio dell’Apollo sul satellite. Ricordo il compagno di banco Giancarlo che, figlio del medico del paese, già aveva il destino tracciato: il medico. Ma si avvicinava il tempo di decidere davvero ed erano anche gli anni (il 1977) in cui fare Scienze politiche e Filosofia o Sociologia a Trento costituiva una scelta militante. Passata l’euforia di un improbabile impiego alla Nasa, rimanevano due scelte: il Dams di Bologna o l’Accademia di Brera a Milano; il fascino delle barricate e di Radio Alice da una parte e la tradizione della scenografia in una scuola di cui fuori non si sapeva assolutamente nulla (forse anche dentro) dall’altra. Da quando sono docente di Design (dal 1995) mi chiedo cosa cerchino di dirci i diciottenni di oggi quando si presentano ai test di in numero notevolmente superiore ai posti programmati. Immediato il riferimento alla mia esperienza personale: fascino di un mestiere, di un ruolo, di un profilo che plasma le cose fondamentali dell’esistenza contemporanea, le merci, la comunicazione, la moda. Probabilmente dobbiamo pensare che, all’apice dello sviluppo della società dei consumi, i nostri giovani misurino la loro possibilità di partecipare con dignità al «party delle meraviglie»? Oppure pensiamo male e facciamo peccato mentre si tratta piuttosto di una nuova generazione di responsabili demiurghi di un mondo migliore, sostenibile, soft, adeguato alle grandi sfide del futuro ed alla limitatezza delle risorse. Non importa. I giovani voglio dirci quello che nessun politico capisce: che la scommessa del futuro del nostro paese in declino sta nella capacità di progetto, nella cultura attraverso la quale sapremo riprenderci da tutte le crisi del mondo, a cui siamo abbonati, lavorando a formare la classe dei mediatori di significato, di forma, di funzione e di valore che fanno questo interessante e difficile mestiere. I giovani vogliono dirci quello che tutti i professori dei settori scientifico disciplinari dominanti e i ministri dell’università non vogliono ascoltare: che il mondo gira e che il governo e l’adeguamento dell’offerta di formazione e di ricerca universitaria deve seguire questo movimento, possibilmente anticiparlo. I giovani vogliono dirci quello che Marx scriveva 150 anni fa ne Il Capitale: «A prima vista una merce sembra una cosa triviale, ovvia. Dalla sua analisi risulta che è una cosa intricatissima, piena di sottigliezza metafisica e di capricci teologici. Finché è valore d’uso non c’è nulla di mistico in essa. Ma appena si presenta come merce si trasforma in qualcosa di sensibilmente soprasensibile». I giovani vogliono dirci che le merci sono la vita nella quale noi stessi li abbiamo cresciuti. Quindi: o adesso forniamo loro gli strumenti per comprenderne il magico funzionamento e poterne determinare le caratteristiche a loro piacimento, o formeremo commodities come gli ingegneri, cercando di competere su quanto li pagano in India e in Cina.

SMART

Avenger

Wednesday, April 5, 2023

Ponte sullo Stretto di Messina

"E' una scelta storica" si legge nella nota del ministero Ponte sullo Stretto di Messina, il Mit ha bollinato il decreto. Costo previsto 10 miliardi di euro "L'attraversamento stabile sullo stretto è stato progettato secondo lo schema del ponte sospeso. Il progetto tecnico attualmente disponibile consiste in circa 8.000 elaborati" Ponte sullo Stretto di Messina, il Mit ha bollinato il decreto. Costo previsto 10 miliardi di euroMinistero delle Infrastrutture e dei Trasporti Ponte sullo Stretto di Messina Via libera al Decreto Ponte: gli uffici hanno terminato gli ultimi approfondimenti, sostanzialmente confermando il testo che era stato approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 16 marzo con la formula “salvo intese”. Ad annunciarlo è una nota del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti guidato da Matteo Salvini. È, sottolinea il ministero, "una scelta storica, che apre a una infrastruttura da record mondiale e con forte connotazione green: il Ponte permetterà una drastica riduzione dell'inquinamento da Co2 e un calo sensibile degli scarichi in mare". Il presidente della Repubblica ha emanato il Decreto legge recante “Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria” ed autorizzato alla presentazione alle Camere il relativo disegno di legge e il Decreto legislativo recante “Codice dei contratti pubblici in attuazione dell'articolo 1 della legge 21 giugno 2022, n. 78, recante delega al Governo in materia di contratti pubblici". Lo comunica il Quirinale. Per il Mit è "significativo l'aspetto economico: il costo per la realizzazione del Ponte e di tutte le opere ferroviarie e stradali di accesso su entrambe le sponde è oggi stimato in 10 miliardi". Il Mit rileva nella nota che "il Ponte è un investimento con benefici di lunghissimo periodo per tutto il sistema-Paese con particolare riferimento al Mezzogiorno. Soprattutto alla luce degli interventi, già programmati, per ammodernare le ferrovie in Calabria e in Sicilia con la velocizzazione e le tratte ad alta velocità/alta capacità. Con il completamento dell'alta velocità nelle due regioni e la messa in esercizio del Ponte, si stima un dimezzamento dei tempi di percorrenza da Roma a Palermo oggi pari a 12 ore, di cui un'ora e mezza per il solo traghettamento dei vagoni. Un risparmio significativo per i cittadini, le imprese, la logistica. Il Ponte sullo Stretto rappresenta un'opera strategica per il completamento delle reti transeuropee di trasporto e si inserisce nel tracciato del Corridoio multimodale Scandinavo-Mediterraneo". "L'attraversamento stabile sullo stretto è stato progettato secondo lo schema del ponte sospeso. Il progetto tecnico attualmente disponibile consiste in circa 8.000 elaborati e prevede una lunghezza della campata centrale tra i 3.200 e i 3.300 metri, a fronte di 3.666 metri di lunghezza complessiva comprensiva delle campate laterali, 60,4 metri larghezza dell'impalcato, 399 metri di altezza delle torri, 2 coppie di cavi per il sistema di sospensione, 5.320 metri di lunghezza complessiva dei cavi, 1,26 metri come diametro dei cavi di sospensione, 44.323 fili d'acciaio per ogni cavo di sospensione, 65 metri di altezza di canale navigabile centrale per il transito di grandi navi, con volume dei blocchi d'ancoraggio pari a 533.000 metri-cubi": questa è la descrizione del Ponte sullo Stretto di Messina che arriva dal Mit. Il ministero delle Infrastrutture e Trasporti spiega inoltre che "l'opera è costituita da 6 corsie stradali, 3 per ciascun senso di marcia (2 + 1 emergenza) e 2 binari ferroviari, per una capacità dell'infrastruttura pari a 6.000 veicoli/ora e 200 treni/giorno. Il progetto prevede inoltre l'utilizzo dell'infrastruttura ferroviaria per dare vita ad un servizio di trasporto pubblico locale tra le due città di Messina e Reggio Calabria. Il ponte è stato progettato con una resistenza al sisma pari a 7,1 magnitudo della scala Richter, con un impalcato aerodinamico di ''terza generazione'' stabile fino a velocità del vento di 270 km/h". "La storia dell'opera - ricorda il Mit - è vecchia di decenni. Inizia negli anni '70; nel 1981 viene costituita la società Stretto di Messina. Nel 2003 è approvato il progetto preliminare. Nel 2009 l'opera è reinserita nel Documento di programmazione economico-finanziaria tra le infrastrutture strategiche. Nel 2010 viene consegnato alla società Stretto di Messina il progetto definitivo. Il governo di Mario Monti decide di stoppare tutto. Il decreto-legge n. 179 del 2012 stabilisce la caducazione della Convenzione di Concessione affidata alla società Stretto di Messina, nonché di tutti i rapporti contrattuali dalla medesima stipulati con gli aggiudicatari delle gare ad evidenza pubblica sopra richiamate. Con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 aprile 2013 viene, conseguentemente, disposta la messa in liquidazione della Società". Il Mit chiarisce anche che "in concreto, l'operazione-Ponte riparte così. Innanzitutto, la società Stretto di Messina, in liquidazione, torna in bonis e si trasforma in una società in house. L'assetto societario prevede la partecipazione di Rfi, Anas, delle Regioni Sicilia e Calabria e per una quota non inferiore al 51% di Mef e Mit. A quest'ultimo sono attribuite funzioni di indirizzo, controllo e vigilanza tecnica e operativa sulla società in ordine alle attività oggetto di concessione, circostanza che garantirà l'esercizio di una decisiva attività di indirizzo sugli obiettivi strategici e sulle decisioni della società". "Si prevede - conclude il Mit nella nota - la costituzione di un Comitato scientifico di consulenza tecnica, supervisione e indirizzo delle attività tecniche progettuali. Rivive il progetto definitivo del ponte, che dovrà essere integrato e aggiornato secondo le prescrizioni e le normative vigenti. Rivivono i contratti già stipulati, previo l'azzeramento del contenzioso"