Wednesday, December 28, 2022

BABBO NATALE

Weihnachtsmann, l’uomo del Natale: dal mito tedesco al nostro Babbo Natale. babbo-verde Buongiorno a tutti! Oggi vi racconto della nascita del mito di Babbo Natale! San_Nicola_Santa_Claus sannicola11 Annunci SEGNALA QUESTO ANNUNCIOPRIVACY Quando avvenne la Riforma Protestante Martin Lutero vietò la venerazione di santi cattolici e la festività di San Nicola stava per essere cancellata. La tradizione legata a questa festa però era talmente sentita dalla popolazione che in tanti decisero di non rinunciare all’usanza di fare regali ai bambini per la celebrazione del Natale. A quel punto ogni nazione europea adottò il proprio San Nicola. In Inghilterra divenne un anziano con la barba, ritenuto nella leggenda l’aiutante di San Nicola, mentre in Germania divenne Christkind. Era usanza di Christkind visitare le case la sera della vigilia mentre la famiglia era riunita per la cena. Di solito, quando la cena era terminata e si stavano consumando i dolcetti, uno dei due genitori si allontanava e poco dopo tornava annunciando di aver visto Christkind depositare i doni. Ovviamente i bambini si precipitavano ma non vedevano mai nessuno, la casa però era piena di doni. Christkind non era Gesù bambino come da traduzione letterale, ma un messaggero di Gesù bambino che andava a portare i doni ai bambini. Solitamente era raffigurato con ali d’angelo, vestito di bianco e con lineamenti celestiali e lunghi capelli biondi. Tra il XIX e il XX secolo il Christkind fu adottato anche nelle aree cattoliche, mentre nelle regioni protestanti cominciò a perdere gradualmente importanza il Weihnachtsmann (l’uomo del Natale, o Babbo Natale). Le figure che diedero origine a quella del Weihnachtsmann furono principalmente due, Herr Winter, tradotto: Il Signor Inverno e Ded Moroz più comunemente conosciuto come Nonno Gelo. Moritz von Schwind, sul Münchner Bilderbogen nel 1848, raffigurò Il Signor Inverno in delle vignette e dopo prese in prestito altre idee dal mito russo di Nonno Gelo. La leggenda su Nonno Gelo diceva che quest’uomo girava a piedi e s’incontrava spesso durante le festività natalizie nei boschi. Si trattava di un anziano ben piantato dai modi gentili, a seconda del tipo di leggenda poteva essere riccamente abbigliato con pellicce e mantelli pregiati con cappuccio oppure essere coperto di stracci. I colori con cui venivano descritti gli abiti variavano dal rosso al verde e si diceva che andasse in giro con un grosso sacco sulle spalle a distribuire doni a tutti i bambini In Russia la leggenda di Nonno Gelo è ancora molto sentita, per loro infatti è lui l’unico Babbo Natale riconosciuto; Dalla fusione di queste due figure abbiamo appunto l’uomo del Natale Weihnachtsmann.
Verso la fino dell’Ottocento, sulle cartoline natalizie tedesche inizia ad imperversare questa figura, un anziano su una slitta, circondato da bambini e animali, con un grosso sacco sulle spalle pieno di doni e abbigliato con pesanti abiti verdi o rossi. La leggenda di Babbo Natale fa presto il giro del mondo arrivando anche in Inghilterra ed America, quest’ultima è proprio la nazione da cui arriva la figura di Babbo Natale che noi tutti conosciamo. Nel 1860 il Presidente americano Abraham Lincoln incaricò il caricaturista Thomas Nast difather-frost-ded-moroz-saint-nicholas ridicolizzare l’immagine del Babbo Natale tedesco. Il caricaturista lo ingrassò molto e aggiunse il cinturone nero per evidenziarne la pancia collocandolo in Polo Nord e facendogli delle buffe guance rosse. Questa scelta del Presidente Americano era una forma di guerra psicologica nei confronti della Germania. L’immagine poi del tipico Babbo Natale con la divisa rossa divenne celebre in tutto il mondo tra il 1930 e il 1940 grazie alla pubblicità della Coca Cola. GIANPAOLO REGUZZI

Sunday, December 18, 2022

Dirigente

Atti Vandalici sulle Auto

Atti vandalici sulle auto: legittime le riprese per inchiodare il colpevole Codice della Strada, RC Auto e Ricorsi Multe: tutte le notizie Per la Cassazione, sono decisive le immagini registrate da telecamere come prove. Il vandalo seriale è stato condannato a 2 mesi di carcere Attenzione, qui non si parla delle telecamere per beccare chi corre troppo o entra nelle zone a traffico limitato, ma delle telecamere per la sorveglianza privata: tutto legittimo. Ed ecco la decisione della Cassazione, sezione seconda penale (sentenza numero 22093/15, depositata il 27 maggio): definitiva la pena per un uomo, ossia due mesi di reclusione, responsabile del danneggiamento di un veicolo, di proprietà di una donna. Sono risultate decisive, e perfettamente lecite, le riprese effettuate da una videocamera installata da privati cittadini, che hanno beccato il vandalo seriale (aveva danneggiato più volte i veicoli). Una pratica piuttosto diffusa in Italia… I FATTI – Con sentenza del 14 maggio 2014, la corte d'appello di Bologna ha dichiarato inammissibile l'appello incidentale proposto dalla parte civile P.E. e ha confermato la sentenza pronunciata il 18 luglio 2013 dal Tribunale di Reggio Emilia con la quale G.B. era stato dichiarato responsabile di danneggiamento della vettura di M.G. e condannato a mesi due di reclusione. Il difensore dell'imputato ha proposto ricorso per Cassazione. Il motivo? La prova atipica e documentale delle videoriprese che documentavano i fatti di danneggiamento, in quanto non sarebbe stata accertata la regolarità della posizione della videocamera e dunque la sua idoneità a ledere il diritto alla privacy. IL NO DELLA CASSAZIONE – Il ricorso, per la Cassazione, è palesemente destituito di fondamento giuridico. Le videoriprese sono legittime e pienamente utilizzabili senza alcuna autorizzazione dell'autorità giudiziaria se eseguite da privati, mediante telecamera esterna installata sulla loro proprietà, che consentono di captare ciò che accade nell'ingresso, nel cortile e sui balconi del domicilio di terzi. E non c'è assolutamente violazione della privacy: insomma, la persona pizzicata a danneggiare la vettura altrui deve pagare i danni. Non solo: c'è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento alla cassa delle ammende di 1.000 euro. L'imputato va altresì condannato alla rifusione (a favore del danneggiato) delle spese sostenute dalla parte civile. SERVE TUTTO… – Ricordiamo, a proposito di riprese delle telecamere, il proprietario di un'auto rubata che aveva diffuso le immagini del ladro su Facebook. Silvio Gaspani, di Capriate San Gervasio (Bergamo) ce l'ha fatta: dopo aver subìto il furto dell'auto, l'ha riottenuta grazie al principe dei social network. Dopo aver pubblicato un post su Facebook con alcuni fotogrammi che immortalavano un giovane intento a rubare la sua automobile e dopo oltre 20.000 condivisioni, Gaspani è riuscito a recuperare la vettura. Nel suo profilo Facebook si leggeva, a distanza di poco tempo dal posto con la foto del ladro: “Un enorme grazie ed è per le vostre +20.000 condivisioni che l'auto è tornata al suo posto. Le forze dell'ordine l'hanno ritrovata abbandonata con un curioso biglietto che ho condiviso. Adesso spero che le indagini continuino il loro corso e i colpevoli vengano identificati! Grazie a tutti!”. Insomma, il social network ha svolto una funzione fondamentale, come un virus positivo che si diffonde a una velocità stratosferica per aiutare il prossimo. J@TCompany

Dashcam Auto

Ci sono delle norme che vietano l’uso in Italia della dashcam in auto? Quali sono i problemi relativi alla privacy? Ecco le risposte a queste domande. dashcam auto Dashcam in auto: è legale? Rispondiamo subito: montare la dashcam in auto è legale. Non vi sono vincoli di legge in merito. Detto questo il problema potrebbe risiedere sul posizionamento della videocamera che tipicamente viene installata sul parabrezza dell’auto. Infatti l’art. 141, comma 2, del Codice della Strada recita: Il conducente deve sempre conservare il controllo del proprio veicolo ed essere in grado di compiere tutte le manovre necessarie in condizione di sicurezza, specialmente l’arresto tempestivo del veicolo entro i limiti del suo campo di visibilità e dinanzi a qualsiasi ostacolo prevedibile. Dunque è molto importante che la dashcam venga installata in modo da non ostacolare il campo visivo di chi conduce il veicolo. Questo perché se non installata correttamente si corrono due ordini di rischi: il primo legato alla sicurezza propria e altrui dal momento che il campo visivo non è sgombro; il secondo per via delle multe previste in caso di controlli da parte delle forze dell’ordine, che vanno da 41 a 169 euro. Dashcam in auto e normativa sulla privacy Resta un ultimo quesito, posto che installare la dashcam è perfettamente legittimo. Quali sono le implicazioni a livello di privacy, dal momento che la telecamera filma continuamente ciò che accade sulla strada? Esistono dei limiti a livello europeo che garantiscono il rispetto della privacy di passanti o altri automobilisti che potrebbero essere filmati a loro insaputa dalla tua dashcam. Vediamo i principali: i dati registrati dalla telecamera non devono essere comunicati sistematicamente ovvero diffusi a terzi (dunque no alla condivisione sia in chat e mail privata, tanto meno pubblicati sui social network); le dashcam devono essere utilizzate da una persona fisica per l’esercizio di attività a carattere esclusivamente personale; occorre adottare tutte le cautele a tutela dei terzi (responsabilità civile e sicurezza dei dati), affinché i dati non vengano sottratti illecitamente; il campo visivo di ripresa deve essere limitato al solo spazio necessario alle finalità prefissate, dunque alla protezione e tutela del proprietario delle veicolo in caso di sinistri o altri eventi rilevanti occorsi durante la circolazione stradale. logo assicurazioni 6sicuro ASSICURAZIONI AUTO WhatsApp Tweet Share Share Pin avatar Dagli studi professionali tra Milano e Torino al blog personale, passando per un'esperienza televisiva che ha segnato la svolta. Tre grandi passioni: la scrittura, il fisco, la semplicità. Sempre in equilibrio tra famiglia e professione tra comunicazione e aggiornamento fiscale. Lascia il tuo commento Categorie Assicurazioni Auto e Moto Il tuo Garage RC Auto RC Moto Approfondimenti e FAQ Cerca nel sito

Thursday, December 15, 2022

COME SI PREPARA IL BOLLITO DI CARNE BioIntegraleLightSenza GlutineSenza LattosioSenza UovaVeganoVegetariano La prima regola per cucinare un buon bollito di carne è regolare la giusta temperatura dell'acqua. Segui la ricetta di Sale&Pepe e scopri come si prepara il bollito Comfort food che attraversa l'intera penisola, il bollito di carne è un piatto che ben si sposa con le temperature più fredde. Caldo, avvolgente, proteico e con pochi grassi, il bollito è una piatanza che ha nelle varie regioni d'Italia le sue declinazioni. Ma attenzione: preparare il bollito non significa prendere un pezzo di cane e metterlo nell'acqua, limitandosi ad aspettare che sia cotto. Dietro ci sono una serie di operazioni che ti permetteranno di ottenere un piatto tenero, saporito e aromatico. Ecco come si prepara il bollito di carne vero. Che cos'è il bollito Il bollito di carne non equivale al lesso. Si parla di bollito se la carne viene messa in pentola quando l'acqua già bolle, si parla di lesso quando la carne viene immersa nell'acqua fredda e poi tutto viene portato a ebollizione. Lo scopo del lesso di carne è ottenere un brodo saporito, a cui aggiungere in preparazione carote, patate, cipolle, pomodori e odori vari. In questo caso la carne va immersa in una grande pentola piena di acqua fredda, facendo cuocere lentamente. Per questo avrai bisogno di tagli di carne che reggano una cottura lunga. Di tanto in tanto, aiutandoti con un cucchiaio, elimina il grasso bianco che salirà in superficie. Il lesso rilascerà i suoi succhi nell'acqua: è da lì che viene il sapore unico del brodo, decisamente più intenso, che potrai usare cuocere della pasta oppure dei ravioli, o ancora per fare dei risotti. La carne fungerà da secondo. Nel bollito di carne la materia prima mantiene invece intatta buona parte dei suoi sapori non cedendoli. La prima regola è portare inizialmente l'acqua a una temperatura altissima. In questo modo le albumine degli stati superficiali della carne si coagulano per effetto del calore e impediscono l'uscita elle sostanze interne che conferiscono sapore e morbidezza. La durata della cottura del bollito di carne è di circa 3 ore a bollore lentissimo: la turbolenza dell'ebollizione sfilaccerebbe le fibre e renderebbe la carne stopposa. Cosa mettere nel bollito Per preparare il bollito di manzo scegli tagli del quarto anteriore: sono ottimi il cappello del prete o il fusello. Se preferisci la carne un po' più grassa, acquista il biancostato della croce. Per ogni chilo di carne avrai bisogno di circa 3 litri d'acqua, 15 grammi di sale grosso e l'aggiunta di verdure aromatiche. Aggiungi una cipolla steccata con chiodo di garofano, carota, sedano e un mazzetto aromatico composto da prezzemolo, alloro e timo. Come si fa il bollito con o senza pentola a pressione In una pentola alta e stretta fai bollire l'acqua fredda con gli aromi. Solo a bollore, aggiungi il sale e immergi il pezzo di carne scelto (se vuoi che non si sfaldi e perda la forma, puoi legarlo). Dopo qualche minuto di cottura, le prime impurità verranno a galla: toglile con un mestolo forato. A questo punto aggiungi alcuni grani di pepe. Perché non metterli con gli altri aromi? Se messi prima, potresti eliminare i grani di pepe con il mestolo. Lascia compiere la cottura con il fuoco al minimo in modo che il bollore sia insensibile. Per verificare che il pezzo di carne sia cotto, oltre a monitorare il tempo, infila una forchetta al centro oppure nella parte più spessa: se è pronto, non farà resistenza ai rebbi. Scopriamo ora come si prepara il bollito di carne nella pentola a pressione. Dopo aver tagliato la carne a pezzi, falli rosolare in una pentola con un filo d'olio extravergine d'oliva. Poi aggiungi le verdure (carote, patate sedano) mondate e tagliate grossolanamente. Regola di sale e pepe. Versa nquindi ella pentola 1 litro d'acqua e chiudi il coperchio, metti la pentola alla massima potenza e dall'inizio del sibilo riduci la fonte di calore per 20 minuti. Al termine, fai sfiatare gradualmente il vapore alzando la valvola per aprire la pentola in tutta sicurezza. Servi la carne solo quando è tiepida, accompagnata da alcune salse, come la mostarda di peperoni e mosto cotto. Bollito misto alla piemontese Per preparare il bollito misto alla piemontese è necessario osservare dei passaggi ben precisi e accompagnare il risultato finale con contorni e salse tipiche. Si parte dalla regola dei sette tagli, dei sette ammennicoli e delle sette salse. Partiamo dalla carne. Il vitello deve essere rigorosamente di razza piemontese, ben alimentato e tranquillo (che non abbia mai lavorato). I 7 tagli si possono scegliere tra: 1. groppa o capocollo o teneron 2. gamba o stinco 3. pancia o scaramella o biancostato o grasso-magro 4. culatta 5. cappello del prete o arrosto della vena o sottopaletta 6. punta col suo fiocco 7. rolata, ossia un rotolo costituito da copertina di petto arrotolata e legata su un ripieno di lardo o prosciutto, salame cotto, due uova e una carota intere, erbe aromatiche e pepe, che viene poi tagliata a fette. I 7 tagli vanno cotti tutti insieme così ci saranno pezzi più morbidi, altri più croccanti. Immergili in acqua già bollente, poco salata, con dentro un mazzetto di odori che toglierete al momento del servizio. Con la dicitura 7 ammennicoli od ornamenti si intende: 1. la testina (con musetto, orecchio e occhio, definiti "i bocconi del buongustaio”) 2. la lingua 3. lo zampino 4. la coda 5. la gallina 6. il cotechino 7. la lonza, ossia una copertina di petto grassa arrotolata sui suoi aromi e arrostita a fuoco forte, un unico pezzo arrosto che fa parte del bollito. Seguono i 7 bagnetti o salse di accompagnamento. Un bollito misto alla piemontese si accompagna con salsa verde ricca, salsa verde rustica, salsa rossa, salsa al cren, salsa cugnà, salsa al miele e mostarda. In alcune località del Piemonte alle 7 salse si aggiungono (o addirittura sostituiscono l'intero elenco) la salsa pearà e la salsa peverada. Se non puoi prepararle tutte, le immancabili sono la salsa verde (prezzemolo, acciughe, aglio e mollica di pane raffermo, chiamata anche bagnet vert), la salsa rossa (pomodori, aglio, senape e aceto rosso, chiamata anche bagnet ross), e la salsa a base di rafano. Non dimenticare i 7 contorni. Accanto al bollito misto alla piemontese vanno serviti: 1. cipolline al burro o insalata di cipolle rosse 2. patate lesse 3. rape lesse 4. foglie di verza al burro 5. zucchine al burro 6. finocchi al burro 7. carote lesse. Il bollito di carne alla piemontese va distribuito in 14 pezzi per ciascun commensale - ovviamente in due o tre riprese - servito con pane di campagna a fette e sale grosso, da spargere sui tocchi di carne calda, per poi essere tolto col coltello al momento di addentare il primo boccone. Secondo la ricetta originale del bollito misto piemontese, a metà del pasto andrebbe servito un "richiamo" a base di lonza arrostita con pepe e aglio, insieme a cinque contorni (patate lesse, spinaci al burro, funghi trifolati, cipolle in agrodolce e una tazza di brodo). Bollito misto veneto con pearà Per preparare il bollito misto veneto con pearà ti serviranno 1 kg di coscia di manzo, una gallina da 2 kg, un cotechino da 700 grammi, 500 grammi di testina di vitello, 1 kg di lingua salmistrata, a cui aggiungerai cipolle, carote e sedano. In una pentola capiente metti gallina e manzo assieme alle carote, cipolle e sedano, il tutto condito con una presa di sale. Fai cuocere a fuoco lento per 3 ore. A parte prepara la salsa pearà. La parola "pearà" in dialetto veronese significa pepata e contraddistingue la salsa più amata da gustare con il bollito misto veneto. Le sue origini risalgono addirittura all'epoca longobarda. Per preparare la salsa pearà ti occorrerà burro, midollo di bovino, pan grattato, brodo di carne, pepe nero, parmigiano reggiano o grana padano, olio d'oliva e sale. Fai sciogliere in una pentola di coccio il burro, aggiungi il midollo e fallo sciogliere, quindi metti il pangrattato e fai rosolare il tutto per poco tempo. Poi bagna con il brodo che avrai ottenuto dalla cottura di gallina e manzo. Per preparare la salsa pearà sono necessarie circa 2 ore, in cui dovrai aggiungere in continuazione mestolini di brodo bollente ogni qualvolta vedrai che il fondo sta diventando denso e asciutto. Aggiusta di sale e abbonda con il pepe. Servi accanto ai tagli di carne. Bollito misto alla milanese Per preparare il bollito misto alla milanese ti occorreranno dello scamone di manzo, della punta di vitello, una testina di vitello, un cotechino e la base per il soffritto. Rispetto al bollito misto del Veneto manca la gallina e siamo ben distanti dalla ricchezza del bollito misto piemontese. Il procedimento di cottura del bollito misto alla milanese segue le regole classiche. Una volta portata a bollore l'acqua con gli aromi, immergi la carne e fai sobbollire per 2 ore: nel primo tegame dovrai cuocere insieme il manzo e la punta di vitello. In un'altra pentola con acqua fredda che la copra appena, cuoci la testina per 1 ora e mezza. Per il cotechino il tempo di cottura è di 2 ore, immergendo la carne sempre in acqua fredda. Una volta pronte le carni, sgocciolale e riuniscile su un piatto da portata dopo averle tagliate a fette: metti le fette di cotechino intorno agli altri pezzi. Condisci con salsa verde, senape o mostarda Cremonese. Il brodo di cottura del manzo e della punta di vitello si può recuperare: basta filtrarlo e portarlo in tavola in tazza insieme con il bollito. Bollito misto emiliano Per preparare il bollito misto emiliano si utilizzano tagli di bovino adulto: culatello (scamone), punta di petto e biancostato a cui si aggiungono il muscolo posteriore della coscia del maiale, la testina e la lingua di vitello, il piedino di maiale, lo zampone e il cappello del prete. Servi sempre con salsa verde e mostarda senapata. Bollito misto toscano Per il bollito misto toscano procurati del biancostato di manzo, della coda di manzo e una punta di petto. Ciò che cambia rispetto alle altre ricette regionali di bollito misto e la ricchezza di odori utilizzati. Oltre a carota, cipolla e sedano, via libera a cipollotti, chiodi di garofano, aglio, prezzemolo e alloro. Bollito di carne alla palermitana Il bollito di carne alla palermitana si differenzia dalle altre varianti regionali perché si usa la punta di petto tagliata a fette spesse e non a cubetti. Il piatto può essere servito tiepido con delle patate di contorno, oppure freddo, come ingrediente di base per un'insalata. Bollito per brodo Se vuoi usare il bollito per brodo come base per creare un menu completo, dovrai solo utilizzare il manzo biancostato e del cappello del prete. Gli aromi: chiodi di garofano, carote, alloro, sedano, pepe nero in grani. In questo caso la procedura da seguire è quella del lesso, quindi si parte immergendo solo il biancostato in acqua fredda insieme a cipolla steccata con chiodi di garofano, alloro, pepe nero in grani. Fai cuocere la carne per 2 o 3 ore coperta. Fai raffreddare il brodo e filtralo con un colino a maglie fitte. Il risultato potrà accompagnare la carne in tavola o essere utilizzato per creare delle minestre uniche. Se vuoi servire anche del buon bollito, dopo la prima ora di cottura del biancostato, immergi nel brodo anche il cappello del prete, proseguendo la cottura sempre per 2 o 3 ore. Come abbinare il bollito e servirlo in tavola Oltre alle salsine, il bollito ben si presta ad essere portato in tavola con dei contorni di verdure. Abbiamo visto come nella tradizione piemontese siano previsti in origine dalla tradizione del sette. Ma se non sei legata a questa routine, porta in tavola insalate, verdure gratinate e, perché no, anche una caponata. Per il vino: un buon rosso robusto farà felici i tuoi commensali. Come si conserva il bollito Hai cucinato troppa carne? Niente paura: ecco come si conserva il bollito. Quello che resta di questo lauto banchetto può resistere semplicemente in frigorifero per un paio di giorni. E, abbinato a verdure e condimenti a tuo piacere, può diventare l'ingrediente principale per un sandwich. Bollito di manzo con pearà RICETTESECONDICARNECARNE BOVINAMANZOBOLLITO DI MANZO CON PEARÀ BOLLITO DI MANZO CON PEARÀ BioIntegraleLightSenza GlutineSenza LattosioSenza UovaVeganoVegetariano Un classico della tradizione, il bollito di manzo conosce tante versioni, una più golosa dell'altra. La nostra ricetta è semplice e veloce, ma dal gusto intenso e profumato. Qualche cucchiaio di salsa peverade aggiunge una nota sapida alla delicatezza della carne Condividi Dosi 4 Preparazione (min.) 20 Cottura (min.) 120 1 KG DI CAPPELLO DEL PRETE 1 CIPOLLA 3 SPICCHI DI AGLIO 1 COSTA DI SEDANO 4 PATATE 1/2 SEDANO RAPA 2 CAROTE 3 ACCIUGHE SOTTO SALE 120 G DI SOPPRESSATA 120 G DI FEGATINI DI POLLO 2 BICCHIERI DI VINO BIANCO 2 CUCCHIAI DI SUCCO DI LIMONE 2 CIUFFI DI PREZZEMOLO OLIO EXTRAVERGINE D'OLIVA SALE PEPE La peverade, o pearà, è un'antica salsa veneta, tipica del trevigiano, perfetta per accompagnare le carni, ma anche il risotto, le verdure in pinzimonio o sott'aceto, i topinambur o il sedano rapa bolliti. Vi proponiamo due varianti alla tradizionale ricetta con la soppressa. Con il midollo di bue Sciogliete 80 g di burro in un tegame, unite 100 g di midollo di manzo a pezzi e fatelo disfare. Unite 2 cucchiai di pangrattato: aspettate che assorba l'intingolo e poi aggiungete brodo di carne finché tutto il fondo sarà assorbito. Cuocete per 30 minuti versando brodo caldo, poco per volta; pepate abbondantemente e salate. Con la selvaggina Pulite e tritate una carota e una cipolla. Rosolate 350 g di cervo o capriolo a pezzetti in 3 cucchiai d'olio. Unite 15 g di burro, il trito di verdure, timo, alloro e 5 grani di pepe pestati. Aggiungete 2 cucchiai di aceto e uno di farina e cuocete per 5 minuti. Versate 75 ml di vino rosso, 300 ml di brodo di carne, 300 ml di acqua e 2 bacche di ginepro e cuocete per 45 minuti. Passate al passaverdure. 1 Pulite la cipolla e 2 spicchi di aglio, lavate il sedano e 1 ciuffo di prezzemolo. Metteteli in una capace pentola colma d'acqua con qualche grano di pepe e portate a bollore. Unite il cappello del prete e cuocete coperto per 1 ora e 20 minuti a fuoco medio-basso. 2 Intanto, sbucciate le patate medie, togliete la scorza del sedano rapa e raschiate le carote. Lavate le verdure e tagliate il sedano rapa in grossi pezzi e le carote a metà nel senso della lunghezza.Trascorso il tempo di cottura della carne, salate il brodo, unite gli ortaggi e cuocete per altri 35-40 minuti, sempre con il coperchio. 3 Mentre cuoce il bollito, lavate e asciugate le acciughe, tritatele con l'aglio rimasto e abbondante prezzemolo. Impastate il mix con la soppressa sbriciolata. 4 Scaldate 6 cucchiai di olio e rosolatevi il composto. Unite i fegatini di pollo tritati, pepate abbondantemente e salate. 5 Cuocete per 15 minuti unendo il vino, poco per volta. Aggiungete il succo di limone e spegnete. Dopo aver fatto riposare il bollito nel brodo per 10 minuti, sgocciolatelo e servitelo a fette con le verdure e la salsa pearà a parte. Buon Appetito

Diventare Docente

È ormai di “imminente definizione”, questione di giorni, la pubblicazione del Dpcm che definisce il nuovo percorso di formazione iniziale dei docenti nella scuola di primo e secondo grado: la precisazione è stata fatta il 15 dicembre dalla ministra per l’Università e la Ricerca, Anna Maria Bernini, durante il question time. La ministra si riferisce al Dpcm, previsto entro lo scorso 31 luglio, che avrebbe dovuto definire come si andranno ad acquisire i 60 crediti previsti dal nuovo percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale, aventi come obiettivo l’acquisizione di competenze. Sul provvedimento ha pesato, a quanto risulta alla Tecnica della Scuola, non solo il cambio di Governo e il non facile accordo con l’impianto del Pnrr, ma anche il mancato accordo tra ministero dell’Istruzione e le Università che di fatto devono svolgere la formazione iniziale dei docenti. Lo pubblicheremo “auspicabilmente entro il mese di dicembre”, ha detto la ministra, specificando che si tratta di “un tassello cardine della riforma del sistema di reclutamento dei docenti prevista nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. La formazione iniziale, ha aggiunto Bernini, è un “requisito per partecipare ai concorsi” ed è “articolata in un percorso universitario o accademico abilitante” che comprenderà non meno di 60 crediti formativi, un periodo di tirocinio e una prova finale (articolata in una verifica scritta e una lezione simulata). “Siamo perfettamente consapevoli – ha detto ancora il ministro – che il termine del mese di luglio 2022, originariamente previsto per l’emanazione del Dpcm, non è stato rispettato dal precedente Governo, ma va riconosciuto che il ritardo determinante è stato, in verità, quello dello stesso intervento legislativo di riforma: anche con l’adozione del Dpcm a luglio scorso, infatti, le tempistiche richieste per l’accreditamento non avrebbero comunque consentito, di fatto, l’attivazione dei percorsi formativi, per tutte le tipologie di abilitazione e nei numeri richiesti dal Pnrr, se non a partire dall’anno accademico 2023-2024”. L’approvazione del Dpcm entro dicembre permetterebbe, ha detto il ministro, di “confermare l’obiettivo temporale di avere la finestra di accreditamento nella prossima primavera, e quindi l’erogazione dei percorsi formativi nell’anno accademico 2023/2024”.

RISO

Allevamenti galleggianti di mucche: l’ultima aberrazione di cui non avevamo bisogno Rosita Cipolla Condividi via email Nel porto di Rotterdam, fra imbarcazioni, container e gru, si assiste ad una scena surreale: una mandria di mucche su quella che rappresenta la prima fattoria galleggiante del mondo. Ma la sostenibilità, di cui tanto si vantano gli ideatori del progetto, resta un'utopia... Skip ad Allevare animali in una fattoria galleggiante? Purtroppo non è un’idea fantascientifica, ma è già realtà in Olanda. Qui qualche anno fa una coppia di imprenditori ha deciso di avviare un business dedicandosi allevamento delle mucche su una speciale piattaforma a più piani. Questa si trova sulle rive del fiume Maas, che bagna Rotterdam, e può contenere fino a una quarantina di bovini. Sulla struttura le mucche vengono allevate per il latte che viene utilizzato anche per prodotti come yogurt, formaggi e il burro, venduti in un negozio che si trova sulla terra ferma. In uno dei piani si raccoglie il letame da impiegare come fertilizzante. Inoltre, nella struttura vi è anche un orto verticale in cui sono coltivate erbe aromatiche. I coniugi Peter e Minke van Wingerden definiscono il loro progetto, che prende il nome di Floating Farm, il “futuro dell’allevamento” e sostengono che si tratti di un sistema all’insegna della sostenibilità, un tentativo di adattamento alle conseguenze della crisi climatica. L’idea risale al 2012, quando l’uragano Sandy ha colpito New York, dove Peter lavorava come ingegnere. L’intera città stava finendo il cibo fresco in pochi giorni. – racconta l’imprenditore – Facendo affidamento su migliaia di camion di cibo ogni giorno, la catena di approvvigionamento alimentare è stata interrotta quando si sono verificate le inondazioni e i camion non potevano più entrare in città. In quel momento, abbiamo iniziato a osservare come la resilienza delle grandi città sia sempre più minacciata dalle lunghe filiere alimentari e dal fatto che la produzione avvenga a una certa distanza ai consumatori. Ci siamo anche resi conto che se vogliamo raggiungere la resilienza e la sostenibilità a lungo termine di tutte le città, grandi e piccole, dobbiamo esplorare ulteriormente la localizzazione. Così, Peter van Wingerden ha pensato di dar vita ad una fattoria galleggiante a Rotterdam – città che per oltre l’80% si trova sotto il livello del mare – proprio sul fiume in modo da ridurre la distanza fra produttori e consumatori. Ma è davvero un’idea così vincente? In realtà no, o almeno non come potrebbe sembrare. Innanzitutto perché gli incidenti che vedono protagoniste le mucche, che finiscono nelle acque del fiume, sono abbastanza frequenti. A scagliarsi contro questa idea che viene definita assurda il Partito olandese per gli Animali (PvdD) insieme all’associazione Animal Save Netherlands, i quali sottolineano che il benessere animale non viene rispettato. Il progetto invia il segnale sbagliato nei tempi che viviamo – spiega Jaap Rozema del partito PvdD, sottolineando che si tratta comunque di un allevamento che contribuisce all’aumento delle emissioni inquinanti. – Anche il letame viene sparso, il che non fa bene alla biodiversità. Ma la sofferenza animale è la peggiore di tutte. Le mucche non appartengono all’acqua, questo è innaturale. Durante la tempesta Eunice, sono circolate immagini dell’acqua agitata sotto la fattoria. In tali circostanze è semplicemente pericoloso. Una mucca è già caduta in acqua due volte. Insomma di etico e sostenibile c’è davvero ben poco. Ma i due coniugi sono intenzionati a portare avanti il loro progetto e hanno già annunciato di essersi messi a lavoro per realizzare una seconda fattoria per produrre uova e verdure. L’allevamento intensivo in un grattacielo da 26 piani: lo chiamano “hotel” per maiali, ma è una fabbrica di morte.