Saturday, February 10, 2024

Servizio Civile Universale

Per non dimenticare il Piave

Già nel marzo 1918 il capo di stato maggiore Arz von Straussenburg aveva rassicurato l'alleato tedesco su un'offensiva estiva in via di preparazione sul fronte italiano,[4] in appoggio strategico all'offensiva di primavera di Ludendorff sul fronte occidentale. I rapporti tra i due Imperi centrali erano da tempo conflittuali. L'Austria-Ungheria, ormai allo stremo e alle soglie della carestia alimentare, dipendeva fortemente dagli aiuti tedeschi, che l'avevano salvata sul fronte orientale e avevano permesso lo sfondamento di Caporetto. Appariva però evidente anche agli alti comandi che l'intransigenza tedesca minava fortemente le possibilità di sopravvivenza dell'Impero asburgico.[5] Cominciò dunque una diatriba che vide opporsi le differenze strategiche dello stato maggiore dell'Impero austroungarico. Da una parte il disegno pianificato da tempo dal comandante del fronte alpino, il feldmaresciallo Conrad, che prevedeva un intervento massiccio dal Tirolo, uno sfondamento delle difese italiane sull'altipiano di Asiago e sul monte Grappa e il proseguimento lungo la pianura del Brenta. Il completamento della manovra sarebbe avvenuto con lo sfondamento delle difese del monte Tomba e la discesa verso il Piave e Pederobba, in direzione di Treviso - Padova e Venezia. Dall'altra, la strategia proposta dal feldmaresciallo Borojević, che prevedeva il massimo sforzo da parte delle sue armate lungo il Piave, nel tentativo di sfruttare la posizione d'attacco dell'isoletta Grave di Papadopoli, nel territorio di Cimadolmo, la posizione presso Ponte di Piave – dove il corso del fiume si restringe e la posa delle passerelle diventa più semplice – e infine lo sfruttamento di una situazione analoga nel territorio di San Donà di Piave. Da parte italiana, le notizie dell'offensiva nemica erano state preannunciate dall'osservazione aerea quotidiana dell'aviazione leggera del Corpo Aeronautico e da quella dei palloni frenati, nonché dal servizio di spionaggio e dalla assidua corrispondenza dei connazionali residenti di là dal fronte, effettuata attraverso piccioni viaggiatori. Nell'aprile del 1918, divennero pubblici i tentativi di Carlo I d'Austria di ottenere segretamente una pace separata nel 1917, il cosiddetto "affare Sisto". I tedeschi, infuriati, nel maggio 1918 costrinsero l'Austria-Ungheria a legarsi definitivamente a loro in un'intesa pantedesca, dandole una posizione subordinata.[6]
Con il proclama reso noto il 26 maggio 1915, a distanza di due giorni dall’inizio delle ostilità sul fronte italiano, il re d’Italia Vittorio Emanuele III di Savoia inizia la propria esperienza al fronte. Proprio quel giorno, infatti, il sovrano lascia la capitale in treno per dirigersi verso il paesino di Torreano di Martignacco, in provincia di Udine, dove stabilisce il suo quartier generale presso Villa Linussa, immediatamente ribattezzata villa Italia. Per rispettare il protocollo il re porta con sé un considerevole gruppo di accompagnatori tra cui il Primo aiutante di campo, il generale Ugo Brusati, che quotidianamente si reca con lui durante i suoi spostamenti in automobile verso il fronte. Il sovrano prende, sin da subito, l’abitudine di presentarsi all’improvviso senza avvisare e ciò irrita specialmente il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il generale Luigi Cadorna, un militare di rigida formazione che preferirebbe non avere interferenze nella gestione delle operazioni di guerra. Nonostante il suo carattere schivo e introverso Vittorio Emanuele III appare ai corrispondenti che si trovano al fronte come una persona semplice e tranquilla che tenta per quanto sia possibile di condividere i disagi dei propri soldati ai quali, molto spesso, rivolge alcune domande e offre qualche sigaro. Alcuni testimoni affermano anche di aver visto più volte il re assaggiare il rancio dei fanti per accertarsi della qualità del cibo. Ogni giorno egli effettua delle escursioni lungo la linea del fronte portando con sé l’inseparabile macchina fotografica con la quale scatta centinaia di fotografie dei vari avamposti militari ispezionati e nell’ora del pranzo consuma un pasto frugale stando sdraiato sull’erba e in compagnia dei suoi attendenti più fidati. Dopo l’avanzata iniziale la situazione sul fronte italiano si stabilizza così come sta avvenendo negli altri teatri del conflitto. Per quel che riguarda l’aspetto militare il sovrano non è per niente entusiasta della decisione di Cadorna di conquistare Gorizia poiché intravede il pericolo di un indebolimento della linea difensiva. Il 24 ottobre 1917 si trova a Torreano quando le divisioni tedesche e austriache travolgono le linee difensive italiane nei pressi di Caporetto e dilagano verso il fiume Tagliamento. Dopo essere accorso a Udine da Cadorna per ricevere aggiornamenti sulla situazione, Vittorio Emanuele III raggiunge le località di Attimis e Nimis dove accerta personalmente la gravità del disastro militare. A pagare per tutti è il generale Cadorna che viene sollevato dall’incarico e sostituito da Armando Diaz, un generale con discrete qualità militari e maggiormente disposto rispetto al suo predecessore a scendere a patti con il potere politico. L’8 novembre 1917 si tiene a Peschiera un convegno al quale prendono parte i comandanti militari e i primi ministri inglese e francese per esaminare nel dettaglio la nuova situazione creatasi sul fronte italiano. Nessuno degli italiani presenti all’incontro parla le lingue e, dunque, spetta a Vittorio Emanuele III dirigere la discussione. Il sovrano italiano riesce a essere convincente e a raggiungere i propri obiettivi: il mantenimento delle posizioni italiane di difesa sul Piave, nonostante l’insistenza degli alleati per una ritirata sull’Adige, e l’invio di rinforzi militari da parte di francesi e inglesi. Esaltato per l’azione diplomatica svolta, il sovrano non si vanterà mai di questo risultato politico raggiunto e a distanza di qualche anno, in un colloquio con un suo attendente, definirà l’incontro di Pescheria come un semplice “episodio montato dalla stampa”. Forte dell’appoggio promesso dagli alleati il re, il 10 novembre, emana il proclama “Per la patria e per la vittoria” rivolto a tutti gli italiani, con il quale sprona i propri cittadini a essere “un esercito solo” invitandoli anche a mettere da parte ogni viltà, discordia e tradimento per raggiungere insieme la vittoria finale. Qualche giorno dopo la fine delle ostilità sul fronte italiano Vittorio Emanuele III rende omaggio alla tomba del patriota Cesare Battisti e il 10 novembre 1918 arriva in nave a Trieste dove viene accolto da una folla festante che gli manifesta enorme affetto. Per il sovrano sembra essere giunto il momento di tornare a una vita più tranquilla, come quella condotta fino allo scoppio del conflitto, ma le conseguenze sociali e politiche del conflitto si manifesteranno immediatamente in tutta la loro drammaticità. L’impegno profuso da Vittorio Emanuele III durante la Prima guerra mondiale e l’interesse da lui dimostrato verso le condizioni dei soldati dell’esercito sono notate dall’opinione pubblica che da quel momento gli attribuisce il soprannome di “Re soldato”, come da buona tradizione per ogni sovrano Savoia: Vittorio Emanuele II per via del comportamento fermo e coraggioso che ha tenuto nei confronti degli austroungarici nel periodo Risorgimentale viene ricordato “Il re Galantuomo” mentre Umberto I è stato soprannominato “Re buono” dalla propaganda ufficiale e “Re Mitraglia” dagli oppositori politici. È interessante notare la scelta del termine “soldato” da parte della stampa dell’epoca che anziché utilizzare un vocabolo più onorifico per un sovrano decide, invece, di impiegare un termine semplice e popolare. Con Re soldato, dunque, si vuole dare l’immagine di un sovrano che non si limita soltanto a comandare l’esercito, ma che tenta di mischiarsi con gli uomini più umili e di grado inferiore che compongono la truppa. Nelle fotografie scattate al fronte e pubblicate anche sui periodici italiani e stranieri Vittorio Emanuele III è immortalato nella sua divisa grigioverde in occasione di cerimonie pubbliche per la premiazione di reparti dell’esercito, durante visite ufficiali di autorità straniere e colloqui con comandanti militari e nelle sue quotidiane ispezioni delle trincee e delle linee di difesa. Tra le risorse disponibili nel portale è presente anche un’interessante minuta scritta dal politico calabrese Colosimo Gaspare che offre un resoconto di una conversazione avuta con il re il 15 gennaio 1918 a Villa Ada, durante la quale Vittorio Emanuele III constata compiaciuto il fatto che dopo Caporetto “un furor di patriottismo” abbia invaso l’esercito e uno spirito di reazione si sia “vivamente imposto tra le truppe”.

Friday, February 9, 2024

I Funerali di Vittorio Emanuele IV di Savoia ultimo "Re" sua altezza reale S.A.R. , è morto il 3 febbraio 2024 a Ginevra Condoglianze alla sua Famiglia

Per sua Maestà I gigli bianchi e le rose rosse per ricordare lo stemma di Casa Savoia, il verde per comporre i colori dell'Italia. Le rose sono fiori legati alla regina Elena, che fu Regina rosa della carità. Sarà sobrio l'allestimento floreale del duomo di Torino per i funerali di Vittorio Emanuele, figlio dell'ultimo re d'Italia, che inizieranno domani alle 15. In tanti hanno chiesto di partecipare, case reali - assenti i Windsor - e altre Casate ; semplici cittadini, e in piazza saranno allestiti due maxi schermi per consentire a quante più persone di assistere all'omelia. Ma oggi è stato il giorno della camera ardente alla cappella di Sant'Uberto alla Reggia di Venaria. Coperta da una composizione di rose bianche, blu e rosse a formare il simbolo della casata, la bara è stata accompagnata dal figlio Emanuele Filiberto, che si è fermato per un attimo accanto, posandovi sopra una mano. Le parole di Emanuele Filiberto «Tutta questa pioggia... anche Torino oggi piange», ha mormorato incontrando i giornalisti. «Era un padre, un amico, un maestro - ha aggiunto - Torino è la città che amava e nella quale ha voluto riposare e credo che gli stia rendendo un bellissimo omaggio. Malgrado questo triste momento le ultime tre settimane con lui sono state molto belle: era sereno e abbiamo parlato di tante cose. Si è addormentato e non si è più risvegliato. La cosa che dà sollievo è il fatto che non ha sofferto». Il cappellano al servizio dei Savoia Ad accogliere il feretro c'era monsignor Gian Franco Troya, cappellano reale onorario di nomina umbertina, nominato da re Umberto II, da cinquant'anni rettore del santuario reale Madonna delle Grazie di Racconigi. «Il mio dovere è essere al servizio dei Savoia - dice -. Quella che celebriamo oggi è la liturgia della accoglienza. Io sono l'ultimo cappellano reale di nomina umbertina, sono stato presente a tutte le cerimonie della famiglia e oggi sono qui per accogliere il defunto». Presente anche la guardia d'onore reale con gli stendardi con il medagliere dell'Istituto nazionale per la guardia d'onore alle tombe reali del Pantheon. Alla camera ardente si è recato anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa: «Ci sono luci e ombre - ha detto lasciando la Reggia - ma non dimentico che la dinastia Savoia è stata artefice dell'unità d'Italia». Marina Doria al fianco di figlio e nipoti Grandi occhiali e capelli raccolti all'indietro, la principessa Marina Doria è stata accolta all'ingresso dal saluto d'onore delle Guardie del Pantheon e ha preso posto alla sinistra della bara, accanto al figlio Emanuele Filiberto, alla nuora Clotilde Courau e alle nipoti Vittoria e Luisa. Poco dopo il suo arrivo, il cancelliere degli Ordini Dinastici di Casa Savoia, Johannes Niederhauser, ha deposto su un cuscino vicino al feretro il Collare d'Oro dell'Annunziata, simbolo dell'Ordine dinastico più alto della casata. Due delle sorelle di Vittorio Emanuele, Maria Gabriella e Maria Beatrice, non erano presenti perché bloccate rispettivamente in Svizzera e in Messico per motivi di salute. Presente la sorella maggiore Maria Pia, con il figlio Serge di Jugoslavia. Omaggi dai reali di Belgio e Spagna Fra i mazzi e le corone di fiori presenti, quello tutto bianco del re e della regina del Belgio, delle delegazioni di Spagna e scandinava degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia. Fra i presenti, l'ex europarlamentare Mario Borghezio, che ha ricordato Vittorio Emanuele come "una persona intelligente, preparata, colta e soprattutto molto onesta". Domani, in duomo, il feretro sarà accolto dall'Inno Sardo. Il coro che intonerà canti liturgici è piemontese. Nessuno prenderà la parola dopo la liturgia. In queste ore è arrivato anche il cordoglio di Farah Diba, ultima imperatrice dell'Iran, che manderà un rappresentante della famiglia imperiale oltre a due corone di fiori. Tra i messaggi pervenuti a Casa Savoia anche quelli dei rappresentanti reali dell'Arabia Saudita. Non ci sarà invece nessun rappresentante di casa Windsor che ha mandato un messaggio di cordoglio all'indomani della morte. Non ha regnato ma è stato in esilio in modo composto ! Viva il Re !!
Suo Nonno era Vittorio Emanuele III

Alfabeto GRECO

Delitti

Gli sterri e i riporti

Libretto di Campagna

Thursday, February 8, 2024

Come investire in navi

Investire nella Nautica da Diporto

Come investire nella nautica italiana? E soprattutto: conviene investire nel settore nautico italiano? Attraverso questa guida proviamo a capire lo stato del settore nautico in Italia, per poi presentare le principali società del settore quotate alla Borsa di Milano e non. Forniremo i dati più recenti sullo stato di salute del settore e le innovazioni già in commercio che possono dare alla nautica del Bel Paese un vantaggio competitivo per i prossimi anni. Lo stato di salute della nautica da diporto italiana Se consideriamo la sola nautica da diporto italiana, i dati indicano che l’export di imbarcazioni e panfili (yacht) a giugno 2023 ha toccato il massimo storico di 3,74 miliardi di euro. L’Italia si è dunque collocata al primo posto nel mondo tra i paesi esportatori di nautica da diporto. Sono i dati presentati al Salone Nautico di Genova, che ricordano come nel 2022 l’incremento di fatturato si è attestato al +20% per un valore di 7,33 miliardi di euro. I dati sono contenuti nell’edizione 2023 di “Nautica in Cifre – LOG”, l’annuario statistico realizzato dall’Ufficio studi di Confindustria Nautica in collaborazione con Fondazione Edison. L’Italia rappresenta al momento il 50% degli ordini mondiali di yacht e imbarcazioni da diporto. Dunque un punto di riferimento. Anche l’occupazione è salita a 28.660 addetti, con un trend positivo del +8,8% rispetto al 2022. Per quanto riguarda il contributo della nautica al Pil nazionale, nel 2022 è stato di 6,1 miliardi di euro, con un rapporto passato dal 2,89% del 2021 al 3,23% nel 2022. Un aumento che si conferma costante ormai dal 2013 e in aumento sostenuto nel post pandemia. Per quanto riguarda l’export della nautica da diporto, l’Italia nel 2022 aveva toccato il 18,3% del dato globale. Da sottolineare che l’esportazione di imbarcazioni da diporto rappresenta l’88% della produzione cantieristica nazionale. Le aree geografiche a maggiore richiesta Le aree geografiche che acquistano di più sono gli Stati Uniti al primo posto (+57%), seguiti dal Regno Unito che raddoppia l’import di panfili italiani e imbarcazioni (+108%). Pubblicita' I rischi macroeconomici per la nautica da diporto italiana La ricerca sopra menzionata indica anche alcuni rischi di cui bisognerà tenere conto. Anzitutto bisogna considerare il boom post pandemico di una domanda di imbarcazioni repressa durante il 2020, che si è riversata sui due anni successivi e anche sul 2023. Inoltre vanno considerate le congiunture macroeconomiche internazionali. I tassi di interesse a livelli storici possono scoraggiare l’acquisto di imbarcazioni attraverso l’accesso al credito. Senza dimenticare l’inflazione, che colpisce i costi di produzione delle imbarcazioni e ancor più il carburante necessario a rifornire i motori delle imbarcazioni (in particolare i grandi yacht). Fattore quest’ultimo che potrebbe spingere i nuovi acquirenti verso i motori ibridi. L’innovazione nella nautica da diporto Passiamo alle innovazioni nella nautica da diporto presentate al 63° Salone Nautico di Genova. Il tema della sostenibilità ambientale riguarda anche il trasporto in mare e la nautica per privati non è immune dal cambiamento: il Salone Nautico lo ha confermato. Naval Motor Botti, ad esempio, ha presentato un nuovo motore ibrido diesel/elettrico con pacchi batteria per la conservazione dell’elettricità da utilizzare al momento giusto. AS Labruna ha invece presentato un nuovo piccolo motore completamente elettrico da 10 kW con un sistema di raffreddamento ad acqua. Il sistema è equipaggiato con 2 batterie per un totale di 5 kWh. Sempre al Salone Nautico è stata presentata una nuova imbarcazione da gara il cui scafo è costruito con materiale completamente riciclabile. Il progetto è una collaborazione tra Sangiorgio Marine e Northern Light Composites. Azimut|Benetti Group, invece, a giugno 2023 ha firmato un accordo con Eni per l’utilizzo nei suoi motori di biocarburante HVOlution prodotto con 100% di materie prime rinnovabili. Un accordo volto alla decarbonizzazione del settore della nautica da diporto. Senza dimenticare l’architettura degli interni Le imbarcazioni non sono soltanto motori e materiali costruttivi per gli scafi di ultima generazione, ma anche arredo degli interni. Per l’arredo dei motoscafi di lusso e dei panfili le società cantieristiche si affidano ad architetti di interni nazionali e internazionali. Nel processo sono pienamente coinvolte numerose società artigiane italiane, a cui viene affidato il compito di fabbricare gli interni delle imbarcazioni da diporto: mobili; divani; cucine; letti; specchi; finestre; ecc. Dunque il mondo della nautica è assai vasto e coinvolge un ampio insieme di professionalità: esperti dei materiali; architetti; artigiani; impiantisti; ingegneri. Come investire nella nautica italiana: i titoli quotati in Borsa Ma come investire nella nautica italiana nel concreto? Alcune delle principali società del settore sono quotate alla Borsa di Milano. Tra queste troviamo le seguenti società. The Italian Sea Group: Mentre Intermonte a settembre 2023 ha confermato il suo giudizio “buy” sul titolo, la società ha portato a termine i suoi piani di investimento per la realizzazione di un nuovo capannone per yacht fino a 90 metri, un nuovo bacino di carenaggio lungo 150 metri e largo 46, più un ulteriore capannone che ha coperto l’originario bacino di carenaggio lungo 220 metri e largo 35 metri. Tutti gli interventi sono stati condotti presso la sede centrale a Marina di Carrara. Altri ampliamenti hanno riguardato le officine e il servizio della produzione. Investimento totale 68 milioni di euro. I brand posseduti sono Picchiotti, Admiral, Perini navi, Tecnomar, Nca Refit. Ferretti Group: Il gruppo è proprietario dei marchi Wally, Ferretti Yachts, Pershing, Riva, Crn, Custom Line e molti altri. Pluripremiato ai World Yachts Trophies 2023, Ferretti ha presentato la sua nuova flotta di 20 panfili per i brand Riva, Ferretti Yachts, Pershing e Wally. Per il gruppo il mercato strategico è rappresentato da quello asiatico dove è quotato alla Borsa di Hong Kong, mentre di recente ha scelto il dual listing quotandosi anche su Euronext Milan per guardare agli altri mercati principali: Americhe; Europa; Medio Oriente. Sanlorenzo: Dal piano industriale 2023 – 2025 di Sanlorenzo si apprende che l’obiettivo è incrementare l’EBITDA margin al 19,5% o superiore nel 2025. Nel triennio gli investimenti saranno pari a 143 – 155 milioni di euro per supportare la crescita organica e sono al netto di operazioni straordinarie. Sanlorenzo punta a una posizione finanziaria netta di cassa pari a 185-205 milioni di euro nel 2025. Sanlorenzo nel suo piano industriale fa notare che l’età media dei suoi clienti si è abbassata da 56 anni a 48 anni in due anni, a vantaggio dell’allargamento della clientela. Le non quotate degne di nota La nautica da diporto italiana ha al suo interno molte altre aziende storiche che non sono quotate in Borsa e tuttavia producono panfili di lusso da decenni se non da secoli. Tra queste citiamo la Azimut|Benetti Group che detiene i marchi Azimut, Benetti Nautica, Yachtique e Lusben. Poi troviamo anche Baglietto 1854 che produce imbarcazioni dai 100 piedi e più. La società ha sviluppato BZERO, un sistema che prevede l’implementazione di un modulo di produzione di idrogeno che utilizza l’acqua di mare filtrata e deionizzata per produrre idrogeno con grado di purezza 5.0. La potenza erogata dal sistema è di circa 55 kW. L’energia per la produzione dell’idrogeno proviene dai pannelli fotovoltaici e da rete elettrica primariamente, a cui si aggiunge un tradizionale motore diesel. Dove approfondire prima di investire nella nautica italiana Confindustria Nautica è il punto di riferimento delle grandi, medie e piccole imprese della nautica italiana. Il portale è già di per sé un utile strumento da cui attingere informazioni, ma se la tua intenzione è conoscere in modo approfondito il settore nautico allora dovrai scaricare i report periodici. Infatti, Confindustria Nautica elabora periodicamente report sulla nautica italiana e internazionale che potrai scaricare visitando il sito https://lanauticaincifre.it. Per scaricare la documentazione dovrai chiedere l’accesso alle pubblicazioni.

Tuesday, February 6, 2024

Terreno agricolo

Secondo l'indagine del Crea Politiche e Bioeconomia realizzata con il supporto del Conaf il prezzo medio nazionale sfiora i 22.600 euro a ettaro. In aumento le compravendite ma va sempre di moda l'affitto Continua a crescere l'attività di compravendita di terreni agricoli anche nel 2022, anche se a ritmi più ridotti rispetto all'anno precedente (+1,7% con circa 150.000 atti/anno), con ricadute anche sul prezzo della terra, non sufficienti però a compensare gli effetti dell'inflazione. Questo è il quadro che emerge dall’indagine sul mercato fondiario, curata dai ricercatori delle sedi regionali del Crea Politiche e Bioeconomia con il supporto del Conaf - Consiglio dell'Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali - e dei dati pubblicati da altre fonti ufficiali. Nel 2022 il prezzo dei terreni agricoli ha registrato, rispetto al 2021, un aumento dell'1,5% a livello nazionale, trainato soprattutto dalla circoscrizione del Nord Ovest (+3,2%) e del Nord Est (+1,2%), mentre nel Centro-Sud intorno a +0,5/+0,8%, con un prezzo medio nazionale che sfiora i 22.600 euro a ettaro, seppur con evidenti differenze tra il Nord Est (47.000 euro) e il Nord Ovest (35.000 euro) e il resto d'Italia (inferiore a 15.000 euro).
Il credito e le erogazioni per l’acquisto di immobili rurali (-6% rispetto al 2021) si attestano, secondo Banca d'Italia, attorno ai 350 milioni di euro rispetto ai circa 500 milioni del periodo 2016-2019. Per quanto riguarda la Pac, gli attesi cambiamenti degli importi degli aiuti diretti al reddito e l'introduzione di nuovi meccanismi premiali basati sulla sostenibilità (ecoschemi) non sembrano avere effetti significativi sul prezzo della terra. Si segnala un cauto ottimismo per le aspettative riguardanti il futuro, nonostante le incertezze del quadro economico internazionale, la revisione degli aiuti diretti al reddito, le misure previste dal Green Deal e gli eventi climatici estremi. Affitti sempre col vento in poppa Continua a prevalere la domanda nel mercato degli affitti, trainata soprattutto dai seminativi irrigui nelle aree di pianura mentre diminuisce lievemente per i vigneti di alto pregio. In crescita i canoni d’affitto, legati all’inflazione, nelle aree dove il mercato è stato particolarmente vivace, mentre in altri contesti il livello dei canoni è rimasto pressoché stabile. Secondo il Censimento dell'agricoltura 2020 (Istat) la superficie agricola in affitto, comprensiva degli usi gratuiti, è ulteriormente aumentata rispetto al precedente censimento (+27% rispetto al 2010), con il 50% della Sau nazionale coltivato con contratti di affitto (6,2 milioni di ettari). Maggiore incertezza è legata agli effetti della Pac sul mercato degli affitti per via della rimodulazione dei premi e l’introduzione degli ecoschemi. Guardando al prossimo futuro, emergono le preoccupazioni degli operatori per l'aumento dei tassi di interesse, la diminuzione degli investimenti da parte delle aziende, le maggiori difficoltà di accesso al credito, oltre che i cambiamenti climatici in corso. Il barometro del mercato della terra Per la prima volta da quest’anno i ricercatori del Crea Politiche e Bioeconomia hanno realizzato un sondaggio on line - Il barometro del mercato della terra - rivolto a testimoni qualificati, per cercare di misurare gli andamenti e le prospettive per il mercato fondiario. Dal sondaggio emerge che la crescita dell’inflazione non sembra aver avuto un impatto significativo sui prezzi dei terreni agricoli. In un contesto generale dove prevale l’invarianza delle quotazioni, vi sono ambiti che mostrano una certa crescita dei prezzi dei terreni, come nel caso dei vigneti per vini di qualità, i seminativi irrigui, gli agrumeti e l’orto-florovivaismo, mentre segna un lieve calo dei prezzi per frutteti, oliveti e pascoli legate alle difficoltà gestionali e di mercato per le prime due tipologie, e alla marginalità dei terreni e alla riduzione degli allevamenti estensivi per l’ultima. Le prospettive di breve termine del mercato sull’evoluzione dei prezzi e degli scambi riguardano un cauto aumento dei prezzi a causa delle incertezze del contesto internazionale e dell’incremento dei costi delle materie prime e dell’energia, per cui è probabile una contrazione del numero dei potenziali acquirenti.