Tuesday, May 21, 2024

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Prove preselettive dirigenti

Programmi

Adempimenti di fine anno: firma degli alunni nei programmi svolti non è necessaria Vi è una prassi (in alcuni casi una vera e propria leggenda) diffusa nelle scuole che è quella di far firmare agli allievi il programma finale (compreso quello degli Esami di I e II grado) pensando che tale firma lo convalidi o lo renda immune da eventuali “contestazioni”. Per i programmi degli Esami di Stato di II grado si invoca addirittura l’obbligatorietà! Non esiste una norma che supporti tutto questo. Un docente è un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni (i compiti sono sempre atti ufficiali) e non ha bisogno della firma degli allievi (anche se maggiorenni) per la “validazione” dei compiti svolti in classe oppure della programmazione finale (compresi i programmi per gli esami di stato di I e II grado). Tale programmazione, infatti, non ha bisogno di alcuna validazione o “accettazione” da parte degli allievi perché in pratica è stata già svolta e riportata nel registro di classe (che è a tutti gli effetti un atto pubblico) e in quello personale del docente. Non si capisce quindi a cosa serva la firma degli allievi: devono “testimoniare” che proprio quella è la programmazione che è stata svolta? E se, per esempio, si rifiutassero di firmarla, la programmazione non sarebbe valida? In conclusione, la firma degli allievi sul programma finale non ha alcun senso e nemmeno alcun valore giuridico (qualcuno parla di un coinvolgimento nella pratica educativa ma anche qui ci sarebbe da discutere). Rimane comunque una pratica legittima, nel senso che se si fa o non si fa non cambia nulla, dal momento che non esiste nessuna normativa a supporto che sia favorevole ma neanche contraria, ma sicuramente “vuota” dal punto di vista amministrativo/giuridico, è sempre bene precisarlo, e nel momento in cui il docente non la adotti nessuno (Dirigente o presidente di Commissione) potrà costringerlo a farlo e l’unica firma che conta sul programma svolto è la sua. Prof. DSolari

DPR. 382/1980 art. 50 Relativamente alla "Docenza " Universitaria

Sunday, May 19, 2024

Barchesse

Indice dei contenuti Origine del termine e funzione Trasformazioni agricole e architettoniche Esempi notabili e utilizzo attuale La barchessa nel contesto sociale ed economico Nell’immaginario collettivo, la regione del Veneto si distingue per le sue città d’arte, i suoi paesaggi pittoreschi e le opere architettoniche di rilevanza storica. Tra questi gioielli, le barchesse occupano un posto di rilievo, a testimonianza della perfetta fusione tra funzionalità agricola e bellezza estetica. Ma cosa sono esattamente le barchesse e da dove deriva il loro nome? Scopriamolo insieme. Origine del termine e funzione Il termine “barchessa”, generalmente noto come “barcon” o “barco”, identifica un edificio rurale di servizio inserito nel contesto strutturale della villa veneta. Questi edifici erano infatti destinati a contenere gli ambienti di lavoro, separando lo spazio abitativo dei proprietari da quello dei lavoratori agricoli. Caratterizzati da porticati con arcate a tutto sesto, le barchesse venivano utilizzate per vari scopi: cucine, alloggi, stalle e magazzini. La loro presenza è documentata fin dal 1400, acquisendo solo nel secolo successivo la fisionomia oggi conosciuta. Trasformazioni agricole e architettoniche Nella metà del Cinquecento, l’agricoltura Veneta visse una importante e profonda fase di trasformazione, grazie alle opere di bonifica e all’introduzione di nuove colture, come il granturco, importato e introdotto a seguito delle scoperte fatte durante i viaggi oltre oceano. Questi cambiamenti influenzarono direttamente l’architettura rurale, portando all’ampliamento delle barchesse per adattarle alle nuove necessità agricole, quali la cernita e l’essiccamento delle sementi. LEGGI ANCHE: Perché Padova è la “città dei tre senza”? Esempi notabili e utilizzo attuale Le barchesse, progettate da Andrea Palladio lungo la Riviera del Brenta, rappresentano perfetti esempi della fusione tra estetica e funzionalità. Queste strutture, utili non solo alle esigenze agricole, si integravano armoniosamente nel paesaggio. Alcune di queste barchesse sono oggi state trasformate e adattate a nuovi usi, dimostrando la loro continua rilevanza nel tessuto culturale e storico della regione. LEGGI ANCHE: Tutto sulle ville palladiane che si trovano in Veneto La barchessa nel contesto sociale ed economico L’evoluzione della barchessa, nel contesto dell’economia veneta, riflette appieno i cambiamenti della società, da strumento di lavoro a simbolo di patrimonio culturale da preservare. Le famiglie veneziane, arricchite dai commerci, investirono nell’entroterra, edificando ville con barchesse, segnando e caratterizzando il paesaggio con testimonianze di un’epoca di prosperità e innovazione agricola. Le barchesse rimangono oggi uno dei tanti tesori nascosti del Veneto, simboli di un legame indissolubile tra terra e architettura, tra passato e presente. Esplorando la regione, tra Treviso e Padova, si può infatti ammirare ancora la bellezza e l’arguto utilizzo di queste strutture, testimoni silenti di una storia ricca e complessa, radicata nella vita delle comunità rurali venete Prof. D Solari