Monday, February 14, 2022

Articolo di edoardo varon

Pubblichiamo di seguito i messaggi inviati all'arch. Stefano Valabrega a sostegno del progetto di riqualificazione del Giardino dei Giusti del Monte Stella Caro Stefano, sono venuto a conoscenza del contenzioso che ti riguarda circa il tuo progetto di “Giardino dei Giusti” al Monte Stella, che è avversato da una compagine di residenti sedicenti sportivi capitanati da Giancarlo Consonni e Graziella Tonon. Mi sono documentato, ho cercato di capire, soprattutto dove fosse la cementificazione, lo stupro del Monte Stella e l'impatto lesivo alla dignità del progetto di Piero Bottoni. Ho cercato di guardare il progetto da molteplici punti di vista e, se devo muovere una critica, lo trovo eccessivamente garbato in rapporto al tema del “Giardino dei Giusti”, che a mio avviso forse richiederebbe una maggior incisività. Però vorrei essere chiaro: non ho trovato traccia di cementificazione e neppure di stupro del paesaggio. Mi sembra anzi, tenendo conto del fatto che è un luogo che trova il suo massimo utilizzo in occasione di eventi commemorativi che si tengono soprattutto in stagioni impervie, che le opere previste siano minimali e indispensabili per consentire a chi interviene di avere i piedi asciutti. Bottoni ne sarebbe contento, lui che ha dimostrato tanta delicatezza e sensibilità in particolare negli studi sul colore e che ad ogni occasione possibile indossava i sandali. Per quanto riguarda la formazione dell'anfiteatro didattico, che forse potrebbe essere considerato l'elemento più invasivo, va detto che la funzione pedagogica è la funzione principe per un luogo della memoria. Inoltre mi pare opportuna una considerazione forse banale ma non per questo evidente a tutti: quando si parla di “Giusti” si usa il termine in modo sintetico e/o sincopato perché d’ufficio sono comprese altre figure: le vittime (reali o designate) e il boia. Senza il boia non esiste il giusto. D’altra parte sono convinto che il buon insegnamento sia sempre mirato a riconoscere il bene dal male in qualunque forme si presentino e non per creare proseliti attorno a idee che possono usurarsi. È banale, ma è importante spiegarlo correttamente per permettere a chi segue di operare scelte consapevoli e responsabili. L'ultima considerazione di merito che mi viene da fare è che non vedo le ragioni profonde del contenzioso. La porzione di terreno per il “Giardino dei Giusti” è stata assegnata dal 2003. Il progetto è stato approvato dal Comune e Soprintendenza e si è assunto maggiori vincoli rispetto a quelli dovuti per la normativa vigente. Non è lesivo della proprietà né dell'interesse di alcuno, quindi non vedo perché non possa avere un seguito realizzativo in tempi brevi. Non è più il tempo in cui si possano invocare fantomatici tribunali del popolo, dove ribaltare la normativa del diritto. Il progetto non ha ricercato in nessun modo alcuna sorta di monumentalismo e tuttavia è di fatto un monumento alla memoria, a una memoria che deve essere trasmessa e della quale ne vanno insegnati i valori. Edoardo Varon Pensionato, già docente di Progettazione Architettonica e del Paesaggio alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano

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