Wednesday, September 18, 2024
Tuesday, September 17, 2024
Luigi Carlo Daneri
Villa Domus, in vendita il capolavoro ligure di Carlo Luigi Daneri
Sestri Levante, Liguria. Siamo a due passi dalla splendida Baia del Silenzio, una fra le spiagge più suggestive d’Italia, angolo di rara bellezza che attirò, fra gli altri, il compositore Richard Wagner, lo scienziato Guglielmo Marconi - che a Sestri lavorò ai suoi progetti nell’omonima Torre Marconi - e Arthur Van Schendel, famoso scrittore olandese che abitò per anni nella maestosa Casa Bianca, affacciata proprio sulla Baia. A Sestri Levante, località inserita nel Grand Tour ottocentesco, abitò anche Hans Christian Andersen, scrittore e poeta danese celebre soprattutto per le sue fiabe. A lui Sestri dedica ogni anno il premio omonimo di letteratura per l’infanzia, mentre a una delle sue opere più famose è legata la scogliera che domina “la baia delle favole”.
Villa Domus Sestri Levante photo Fani Kurti courtesy Italy Sothebys International Realty.
Villa Domus, Sestri Levante, photo Fani Kurti, courtesy Italy Sotheby’s International Realty.
Fani Kurti
Un capolavoro di Carlo Luigi Daneri
Un sentiero ripido immerso nel bosco e una scalinata altrettanto impervia portano dalla cima della collina fino alla spiaggia. Un approdo privato che impreziosisce una delle costruzioni più affascinanti dell’intera Riviera ligure di Levante, Villa Domus, oggi in vendita - la trattativa è privata - dopo essere entrata nel portfolio di Italy Sotheby’s International Realty.
Villa Domus Sestri Levante photo Fani Kurti courtesy Italy Sothebys International Realty.
Villa Domus, Sestri Levante, photo Fani Kurti, courtesy Italy Sotheby’s International Realty.
Fani Kurti
Difficile non rimanere incantati da questa villa progettata da Carlo Luigi Daneri nel 1934 e costruita fra il 1938 e il 1940. Allievo di Marcello Piacentini, tra i protagonisti delle vicende architettoniche genovesi, Daneri operò applicando soluzioni progettuali originali e relazionandosi spesso con il territorio della Superba. Suoi i progetti per il quartiere residenziale Ina Casa sulle collina di Quezzi e lo scenografico insediamento a C di Piazzale Rossetti, che include come quarto lato il mare.
Villa Domus Sestri Levante photo Fani Kurti courtesy Italy Sothebys International Realty.
Villa Domus, Sestri Levante, photo Fani Kurti, courtesy Italy Sotheby’s International Realty.
Fani Kurti
Da Le Corbusier al Mar Ligure
Legato ad alcune tipologie ed elementi espressi da Le Corbusier, l’architetto nato a Ronco Scrivia nel 1900 ne riadatta gli stilemi al contesto paesaggistico ligure. Proprio la costruzione del complesso Ina, di cui Daneri fu coordinatore, è l’espressione del Plan Obus pensato da Le Corbusier per Algeri e mai portato a termine. Forte Quezzi, chiamato dai genovesi “il Biscione”, rappresenta uno dei più importanti e significativi esempi di architettura italiana di grandi dimensioni in Italia, come più volte sottolineato dalla critica.
Villa Domus Sestri Levante photo Fani Kurti courtesy Italy Sothebys International Realty.
Villa Domus, Sestri Levante, photo Fani Kurti, courtesy Italy Sotheby’s International Realty.
Fani Kurti
Villa Domus è uno dei progetti più “manieristi” di Daneri, anche in questa occasione memore della lezione del movimento moderno, caratterizzato da cemento a vista e facciate libere. La villa non sfigura al cospetto di altri famosi edifici come “le case di Sanremo” - che riprendono il sinuoso procedere della costa - o l’ospedale genovese San Martino.
Le proposte di revisione in discussione in Parlamento
Le banche non devono poter chiudere i conti correnti dei cittadini. E’ in pratica questo il nocciolo della questione al centro del disegno di legge “Disposizioni in materia di utilizzo ed erogazione del rapporto do conto corrente” depositato alla Camera e che riprende il ddl Siri, il cui percorso legislativo è stato interrotto dalla fine anticipata della XVIII legislatura. Soprattutto “in un contesto normativo che impone l’uso della moneta elettronica”, limitando l’uso del contante, l' interdizione dell’uso di un conto corrente condanna alla morte civile la persona che ne è colpita, rendendola un apolide finanziario, privo di diritti costituzionalmente garantiti, a partire da quello di ricevere una retribuzione per il lavoro svolto”. Così spiega il primo firmatario del progetto di legge nonché deputato e responsabile economico della Lega, Alberto Bagnai.
La proposta normativa nasce proprio dalle segnalazioni dei cittadini che, sotto osservazione per i possibili reati finanziari dalla Guardia di Finanza o dalla magistratura, si sono visti chiudere il conto corrente, pur in presenza di saldi attivi, trovandosi così impossibilitati a effettuare o ricevere pagamenti con gli usuali canali elettronici (bancomat, bonifico e via dicendo).
Allo stesso tempo, ha sottolineato Bagnai, alla chiusura del conto corrente al cittadino verrebbe consegnato un assegno circolante che non solo per essere convertito in liquidità necessita di essere depositato in un conto corrente, ma soprattutto anche se riuscisse a farlo liquidare in contanti “il correntista si troverebbe nella paradossale situazione di non poter usufruire del proprio denaro per effetto della normativa sulla limitazione di contante”.
Ovviamente non è in discussione l’iniziativa economica che è libera, ma questa “ci ricorda la Costituzione, non può svolgersi in modo da recare danno alla dignità umana”. E, in particolare, le infrastrutture elementari di pagamento, ossia i conti correnti bancari, “se pure esercitate in regime privatistico, assolvono a una finalità sociale che non può essere dimenticata”.
D’altronde chiudere un conto corrente unilateralmente significa di fatto “privare una persona del diritto al lavoro, alla retribuzione, alla mobilità, al sostentamento, attenta alla sua dignità", dichiara Bagnai. Si chiede quindi con il disegno di legge che “i necessari presidi volti a scongiurare che l’accesso a un conto bancario sia presupposto di comportamenti delittuosi” siano abbinati “all’indispensabile garanzia nel mondo della moneta elettronica dell’uso di questa infrastruttura come in quello della moneta fisica era garantito l’accesso al circolante”.
Monday, September 16, 2024
Ponte sullo Stretto quello più Cantierizzabile
Perché si farà il ponte sullo Stretto di Messina
La prima fase del progetto di fattibilità dovrà essere sottoposta ad un successivo dibattito pubblico. Tra i fattori che portano la commissione a decretare "le profonde motivazioni" di fattibilità viene spiegato che:
A livello di infrastrutture di trasporto, stradali e ferroviarie, il sistema di collegamento stabile "comporterebbe un corridoio multimodale passeggeri e merci, aumentando l'utilità complessiva degli investimenti già fatti e in corso di realizzazione dell'intero sistema di mobilità interessato, in primis il nuovo tunnel ferroviario del Brennero, che costituisce proprio sul corridoio Scandinavo-Mediterraneo la più grande opera in realizzazione in Europa".
Un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina consentirebbe di realizzare una rete di collegamenti stradali e ferroviari interni al Mezzogiorno per aumentare la connettività interregionale, incrementando il mercato interno alla macroregione con rilevanti potenzialità di sviluppo di questa parte del Paese".
Un collegamento stabile dello Stretto "consentirebbe anche di aumentare notevolmente la integrazione delle due città metropolitane di Reggio Calabria e Messina, che già oggi esprimono circa il 30% della domanda di attraversamenti dello Stretto.
Un'unica area metropolitana integrata dello Stretto, con i suoi circa 800 mila abitanti, costituirebbe un acceleratore di sviluppo più che proporzionale alla dimensione demografica".
Dall'analisi dei collegamenti realizzati con ponti e gallerie negli ultimi decenni risulta chiaramente che, fra le grandi isole del mondo senza un collegamento stabile e confrontabili con il caso italiano, la Sicilia ha il potenziale di collegamento in termini di rapporto fra abitanti e distanza dalla terraferma più alto, mentre esistono numerose isole che, pur possedendo un collegamento stabile, hanno potenziali di collegamento significativamente inferiori".
Sunday, September 15, 2024
Ponte di Sabbioncello
Ponte di Sabbioncello
Localizzazione
Stato Bandiera della Croazia Croazia
Città Slivno e Stagno
Attraversa Baia di Stagno Piccolo, mare Adriatico
Coordinate 42°55′58″N 17°32′13″E
Dati tecnici
Tipo Ponte strallato
Materiale acciaio, calcestruzzo armato
Campate 10
Lunghezza 2 404 m
Luce max. 285 m
Larghezza 21 m
Altezza 55 m
Carreggiate 2
Corsie 4
Realizzazione
Progettista Marjan Pipenbaher (Ponting & Pipenbaher Consulting Engineers)
Costruzione 2007-luglio 2022
Inaugurazione 26 luglio 2022
Costruttore China Road and Bridge Corporation
Intitolato a Sabbioncello
Mappa di localizzazione
MapWikimedia | © OpenStreetMap
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Il ponte di Sabbioncello (in croato: Pelješki most) è un ponte strallato situato nella regione raguseo-narentana della Croazia meridionale. L'infrastruttura, che collega la località di Komarna con la penisola di Sabbioncello, mette in comunicazione l'estremitá meridionale della Croazia, inclusa Ragusa di Dalmazia (Dubrovnik), con il resto del paese, permettendo di evitare la striscia costiera di Neum (in Bosnia-Erzegovina) e i relativi valichi di frontiera. Il ponte è stato inaugurato nel luglio 2022.[1]
Indice
1 Storia
2 Note
3 Voci correlate
4 Altri progetti
5 Collegamenti esterni
Storia
Carta della penisola di Sabbioncello, in cui si possono notare la posizione del ponte (linea rossa) e il porto bosniaco di Neum che divide la Croazia in due (i confini internazionali sono punteggiati).
Quasi tutta la regione raguseo-narentana è separata dal resto della Croazia dalla striscia costiera di Neum, l'unico sbocco al mare della Bosnia ed Erzegovina. Il ponte consente di evitare lo sconfinamento in territorio bosniaco (precedentemente possibile solo grazie al traghetto tra le città croate di Trappano e Porto Tolero).
Il progetto è stato avviato per la prima volta nel 2007 dalle autorità croate,[2] prima di essere interrotto nel 2012 a causa della crisi economica. Nel 2015, l'allora Primo ministro croato Zoran Milanović ne annunciò il rilancio.
L'iniziativa ha suscitato la contrarietà delle autorità bosniache (sostanziata in una lettera del settembre 2017), che temevano che il ponte costituisse un ostacolo al passaggio di grandi navi da e verso il porto di Neum. Per venire incontro a tali perplessità, il ponte presenta un'altezza di 55 metri. Nel gennaio 2018, la presidente croata Kolinda Grabar-Kitarović ha riaffermato che il ponte è di grande importanza per la Croazia e non è diretto contro gli interessi della Bosnia ed Erzegovina. Nell'agosto dello stesso anno il primo ministro della Bosnia-Erzegovina Denis Zvizdić aveva chiesto di fermare il progetto e di risolvere prima la disputa sui confini tra i due Paesi[3].
A giugno 2017, la Commissione europea aveva annunciato il finanziamento all'85% del suo costo, pari a 357 su 420 milioni di euro[4]. Il contratto per la sua costruzione è stato firmato nell'aprile 2018 tra il governo croato e il consorzio cinese China Road and Bridge Corporation, che se lo è aggiudicato con l'offerta vincente di 2 miliardi di HRK.[5] Nel luglio 2021 è stata completata la parte strutturale.[6] Nel cantiere hanno lavorato 200 operai, di cui 155 cinesi e 50 croati.
Il 26 luglio 2022, insieme al ponte, è stata inaugurata la tratta stradale tra gli svincoli di Duboka (inizio della nuova superstrada a nord) e Prapratno.
Possibili soluzioni per lo Stretto di MESSINA.
Il punto non è essere contro o a favore, sostenuti da argomentazioni più o meno contaminate dall’ideologia. No. È una questione di principio o forse di dignità che spinge buona parte dei messinesi in primis, ma anche i siciliani e perché no meridionali in genere, a non credere che il Ponte sullo Stretto si faccia. Alla base c’è senz’altro quel pizzico di “gattopardiana” rassegnazione, ma sarebbe troppo superficiale e ingiusto rimanere fermi sul classico leitmotiv “tutto cambia affinché nulla cambi” per giustificare la riluttanza davanti ai recenti annunci del governo.
Bisogna provare ad andare oltre nel ragionamento, senza addentrarci in considerazioni tecniche che spettano giustamente solo agli esperti. Perché evidentemente non basta neanche una inaspettata quanto perfetta congiuntura astrale, anzi politica, a rendere gli animi meno diffidenti. Strano, visto che è proprio il governo alla fine ad avere tutto in mano. Al netto di spaccature ormai croniche nel centrodestra, sul Ponte c’è assoluta sintonia tra Regione e Governo, c’è un sindaco Basile che lascia fare, ma soprattutto c’è un ministro delle Mobilità Sostenibili mai così entusiasta e determinato (anche a campagna elettorale finita) a costruire l’opera, facendone quasi una questione di principio. E proprio la figura di Matteo Salvini è quella che fa storcere più di tutti il naso, vuoi per le sue origini “nordiste”, vuoi per i suoi continui slogan più o meno credibili. Anche se, in una nazione che va al contrario, l’idea che uno dei più fedeli leghisti e del diktat “prima il nord” si trasformi nel Masaniello per lo sviluppo del Mezzogiorno, possiamo tranquillamente accettarla. Come possiamo accettare la resurrezione, da far impallidire Lazzaro, della Stretto di Messina Spa o il ritorno ciclico dell'eterno dibattito sull'attraversamento stabile con frenate e accelerazioni, conferme e smentite.
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