Monday, September 26, 2022

Genova, al Salone Nautico è un altro mondo: niente crisi, ma affari a tre cifre. E le passerelle elettorali sono lontane

iaggio tra l'esposizione delle barche tra chi guarda e basta e chi compra: "Mettere da parte i soldi non serve più". Ma c'è chi ammette: "Il problema è poterselo permettere" 26 SETTEMBRE 2022 E' PRESENTE ANCHE PIER SILVIO BERLUSCONI assieme al Presidente di J@TCompany vicino ai cantieri San Lorenzo. Ai tornelli d’ingresso, pass al collo, si entra (quasi) si fosse tutti uguali: sfilano vista mare fornitori e compratori, costruttori e allestitori, investitori e curiosi. “In fondo”, fanno spallucce i più, davanti ai primi mega yacht, “sognare costa poco”. Al primo stand, in cinque in coda alla passerella per il ponte barca, sui divanetti bianchi dell’ospitalità si è concluso in mattinata l’ultimo acquisto: dieci metri a vela, 198mila euro allestimenti esclusi, consegna primavera 2024. “Non è il miglior affare della giornata, - rivela il venditore - ma è un altro passo in più in questa annata eccezionale”. Benvenuti nella bolla tra le bolle del Salone del boom, il Nautico che mentre là fuori infuriano guerre e crisi energetiche e politiche – l’ultimo scossone di giornata è l’assist mezzo tv di Silvio Berlusconi all’amico Putin – tra i cantieri dell’ex Fiera di Genova celebra il raggiungimento della cifra totem dei 6 miliardi di fatturato complessivo. Un’edizione che per la prima volta non ha visto trasformare le banchine in passerelle politiche, domenica si vota e la campagna elettorale andava fatta altrove, di qua non è passato neanche l’atteso Matteo Salvini, ma allo stesso tempo pare la più “politica” di sempre. Se con il mare all’orizzonte “tutto passa, tutto si allontana”, assicurano i veri appassionati in visita al Salone, - del resto – figuriamoci la politica,(UN DI MAIO FUORI DAL PARLAMENTO, COME UNO SGARBI) figuriamoci la crisi. Ma basta la passione, per spiegare il più 30 per cento del settore, nella fine estate più difficile della storia recente, con il dibattito pubblico diviso tra giravolte elettorali e gli effetti del caro bollette? “Con il Covid la gente ha capito che conta di più godersi la vita che tenersi i risparmi in banca”, ci si sente spiegare tra un ponte e l’altro, tra gli aspiranti compratori che pattinano scalzi tra leghi e ottoni. “Lo status ormai è diventato usare le cose, viversele, non più possederle”, è l’analisi di un imprenditore milanese, a Genova “non per comprare, non è ancora l’anno buono, - mette in chiaro - al massimo per rifarmi gli occhi”. L’impressione è che la questione sia un poco più semplice, però, e per capirlo basta mettersi in coda per pagare (caro) un caffè. “La crisi non è per tutti, e qui si vede bene”. La crisi non è per tutti, e a dirlo sono i numeri, mica altro. “Quest’anno abbiamo fatto 40 milioni nel comparto vela, 30 nel motore”, fa il quadro del suo anno “mostruoso” Federico Gambini, presidente del gruppo friulano Solaris Yachts, fresco di vendita di un nuovo 50 piedi da 595mila euro. “Comprano stranieri ma anche una buona fetta di italiani, prenotano barche che vedranno tra due anni, in tanti di rimbalzo dopo le chiusure della pandemia: chi se lo può permettere ha deciso di volersela godere”. La verità, banale ma puntuale, è che “i super ricchi della crisi non ne hanno risentito, anzi, qualcuno se l’è cavata ancora meglio – continua Gambini, mica un agitatore della sinistra radicale – e noi ci guadagniamo”. Tra le migliaia di passaggio dal Salone più importante della nautica italiana, dicono i numeri, sono realmente interessati all’acquisto di imbarcazioni, dalle più piccole alle più grandi, solo due visitatori su dieci. Basta questa percentuale, però, - nota Alessandro Guardigli, che in Italia rappresenta Majesty yachts e tratta usato di primissima qualità, trattando barche che vanno dai 300mila euro ai 35 milioni – per dare l’idea di “una bolla fortunata”. “Lo scorso anno nautico si è chiuso con un più 6 per cento in più rispetto all’anno migliore di sempre, il 2007”, spiega. “Per capire come andrà quest’anno servirà aspettare ancora qualche mese, ma il boom c’è già”. Tra tanti zeri e comunicati stampa da record, però, “attenzione perché tutti i numeri su cui ci stiamo cullando sono comunque un po’ viziati”. Chiedere per credere ai “piccoli” del settore, come i titolari della Conero, cantiere marchigiano che costruisce barche da pesca e da turismo dai 4 agli 8 metri, investimenti da 20, 30mila euro. “Il settore della nautica oggi è un castello di carta – mette in guardia Debora Domizio, alla guida dell’azienda – Tra grandi si fa il boom, tra i piccoli si cresce di neanche un terzo, aumentano i costi, i clienti pensano due, tre volte per spendere quello che prima spendevano subito”. “La realtà è la stessa di un po’ tutto il Paese, un po’ tutti i settori: dalla pandemia alla guerra, di questi tempi chi sta bene sta sempre meglio, chi prima stava attento alla bolletta ora deve iniziare a stringere la cinghia, chi stava male starà sempre peggio”. La barca va, insomma, e la forchetta aumenta. Ma con il mare all’orizzonte “tutto passa, tutto si allontana”, recitano i veri marinai. Figuriamoci la crisi, soprattutto per chi non ce l’ha.

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