Thursday, February 8, 2024

Come investire in navi

Investire nella Nautica da Diporto

Come investire nella nautica italiana? E soprattutto: conviene investire nel settore nautico italiano? Attraverso questa guida proviamo a capire lo stato del settore nautico in Italia, per poi presentare le principali società del settore quotate alla Borsa di Milano e non. Forniremo i dati più recenti sullo stato di salute del settore e le innovazioni già in commercio che possono dare alla nautica del Bel Paese un vantaggio competitivo per i prossimi anni. Lo stato di salute della nautica da diporto italiana Se consideriamo la sola nautica da diporto italiana, i dati indicano che l’export di imbarcazioni e panfili (yacht) a giugno 2023 ha toccato il massimo storico di 3,74 miliardi di euro. L’Italia si è dunque collocata al primo posto nel mondo tra i paesi esportatori di nautica da diporto. Sono i dati presentati al Salone Nautico di Genova, che ricordano come nel 2022 l’incremento di fatturato si è attestato al +20% per un valore di 7,33 miliardi di euro. I dati sono contenuti nell’edizione 2023 di “Nautica in Cifre – LOG”, l’annuario statistico realizzato dall’Ufficio studi di Confindustria Nautica in collaborazione con Fondazione Edison. L’Italia rappresenta al momento il 50% degli ordini mondiali di yacht e imbarcazioni da diporto. Dunque un punto di riferimento. Anche l’occupazione è salita a 28.660 addetti, con un trend positivo del +8,8% rispetto al 2022. Per quanto riguarda il contributo della nautica al Pil nazionale, nel 2022 è stato di 6,1 miliardi di euro, con un rapporto passato dal 2,89% del 2021 al 3,23% nel 2022. Un aumento che si conferma costante ormai dal 2013 e in aumento sostenuto nel post pandemia. Per quanto riguarda l’export della nautica da diporto, l’Italia nel 2022 aveva toccato il 18,3% del dato globale. Da sottolineare che l’esportazione di imbarcazioni da diporto rappresenta l’88% della produzione cantieristica nazionale. Le aree geografiche a maggiore richiesta Le aree geografiche che acquistano di più sono gli Stati Uniti al primo posto (+57%), seguiti dal Regno Unito che raddoppia l’import di panfili italiani e imbarcazioni (+108%). Pubblicita' I rischi macroeconomici per la nautica da diporto italiana La ricerca sopra menzionata indica anche alcuni rischi di cui bisognerà tenere conto. Anzitutto bisogna considerare il boom post pandemico di una domanda di imbarcazioni repressa durante il 2020, che si è riversata sui due anni successivi e anche sul 2023. Inoltre vanno considerate le congiunture macroeconomiche internazionali. I tassi di interesse a livelli storici possono scoraggiare l’acquisto di imbarcazioni attraverso l’accesso al credito. Senza dimenticare l’inflazione, che colpisce i costi di produzione delle imbarcazioni e ancor più il carburante necessario a rifornire i motori delle imbarcazioni (in particolare i grandi yacht). Fattore quest’ultimo che potrebbe spingere i nuovi acquirenti verso i motori ibridi. L’innovazione nella nautica da diporto Passiamo alle innovazioni nella nautica da diporto presentate al 63° Salone Nautico di Genova. Il tema della sostenibilità ambientale riguarda anche il trasporto in mare e la nautica per privati non è immune dal cambiamento: il Salone Nautico lo ha confermato. Naval Motor Botti, ad esempio, ha presentato un nuovo motore ibrido diesel/elettrico con pacchi batteria per la conservazione dell’elettricità da utilizzare al momento giusto. AS Labruna ha invece presentato un nuovo piccolo motore completamente elettrico da 10 kW con un sistema di raffreddamento ad acqua. Il sistema è equipaggiato con 2 batterie per un totale di 5 kWh. Sempre al Salone Nautico è stata presentata una nuova imbarcazione da gara il cui scafo è costruito con materiale completamente riciclabile. Il progetto è una collaborazione tra Sangiorgio Marine e Northern Light Composites. Azimut|Benetti Group, invece, a giugno 2023 ha firmato un accordo con Eni per l’utilizzo nei suoi motori di biocarburante HVOlution prodotto con 100% di materie prime rinnovabili. Un accordo volto alla decarbonizzazione del settore della nautica da diporto. Senza dimenticare l’architettura degli interni Le imbarcazioni non sono soltanto motori e materiali costruttivi per gli scafi di ultima generazione, ma anche arredo degli interni. Per l’arredo dei motoscafi di lusso e dei panfili le società cantieristiche si affidano ad architetti di interni nazionali e internazionali. Nel processo sono pienamente coinvolte numerose società artigiane italiane, a cui viene affidato il compito di fabbricare gli interni delle imbarcazioni da diporto: mobili; divani; cucine; letti; specchi; finestre; ecc. Dunque il mondo della nautica è assai vasto e coinvolge un ampio insieme di professionalità: esperti dei materiali; architetti; artigiani; impiantisti; ingegneri. Come investire nella nautica italiana: i titoli quotati in Borsa Ma come investire nella nautica italiana nel concreto? Alcune delle principali società del settore sono quotate alla Borsa di Milano. Tra queste troviamo le seguenti società. The Italian Sea Group: Mentre Intermonte a settembre 2023 ha confermato il suo giudizio “buy” sul titolo, la società ha portato a termine i suoi piani di investimento per la realizzazione di un nuovo capannone per yacht fino a 90 metri, un nuovo bacino di carenaggio lungo 150 metri e largo 46, più un ulteriore capannone che ha coperto l’originario bacino di carenaggio lungo 220 metri e largo 35 metri. Tutti gli interventi sono stati condotti presso la sede centrale a Marina di Carrara. Altri ampliamenti hanno riguardato le officine e il servizio della produzione. Investimento totale 68 milioni di euro. I brand posseduti sono Picchiotti, Admiral, Perini navi, Tecnomar, Nca Refit. Ferretti Group: Il gruppo è proprietario dei marchi Wally, Ferretti Yachts, Pershing, Riva, Crn, Custom Line e molti altri. Pluripremiato ai World Yachts Trophies 2023, Ferretti ha presentato la sua nuova flotta di 20 panfili per i brand Riva, Ferretti Yachts, Pershing e Wally. Per il gruppo il mercato strategico è rappresentato da quello asiatico dove è quotato alla Borsa di Hong Kong, mentre di recente ha scelto il dual listing quotandosi anche su Euronext Milan per guardare agli altri mercati principali: Americhe; Europa; Medio Oriente. Sanlorenzo: Dal piano industriale 2023 – 2025 di Sanlorenzo si apprende che l’obiettivo è incrementare l’EBITDA margin al 19,5% o superiore nel 2025. Nel triennio gli investimenti saranno pari a 143 – 155 milioni di euro per supportare la crescita organica e sono al netto di operazioni straordinarie. Sanlorenzo punta a una posizione finanziaria netta di cassa pari a 185-205 milioni di euro nel 2025. Sanlorenzo nel suo piano industriale fa notare che l’età media dei suoi clienti si è abbassata da 56 anni a 48 anni in due anni, a vantaggio dell’allargamento della clientela. Le non quotate degne di nota La nautica da diporto italiana ha al suo interno molte altre aziende storiche che non sono quotate in Borsa e tuttavia producono panfili di lusso da decenni se non da secoli. Tra queste citiamo la Azimut|Benetti Group che detiene i marchi Azimut, Benetti Nautica, Yachtique e Lusben. Poi troviamo anche Baglietto 1854 che produce imbarcazioni dai 100 piedi e più. La società ha sviluppato BZERO, un sistema che prevede l’implementazione di un modulo di produzione di idrogeno che utilizza l’acqua di mare filtrata e deionizzata per produrre idrogeno con grado di purezza 5.0. La potenza erogata dal sistema è di circa 55 kW. L’energia per la produzione dell’idrogeno proviene dai pannelli fotovoltaici e da rete elettrica primariamente, a cui si aggiunge un tradizionale motore diesel. Dove approfondire prima di investire nella nautica italiana Confindustria Nautica è il punto di riferimento delle grandi, medie e piccole imprese della nautica italiana. Il portale è già di per sé un utile strumento da cui attingere informazioni, ma se la tua intenzione è conoscere in modo approfondito il settore nautico allora dovrai scaricare i report periodici. Infatti, Confindustria Nautica elabora periodicamente report sulla nautica italiana e internazionale che potrai scaricare visitando il sito https://lanauticaincifre.it. Per scaricare la documentazione dovrai chiedere l’accesso alle pubblicazioni.

Tuesday, February 6, 2024

Terreno agricolo

Secondo l'indagine del Crea Politiche e Bioeconomia realizzata con il supporto del Conaf il prezzo medio nazionale sfiora i 22.600 euro a ettaro. In aumento le compravendite ma va sempre di moda l'affitto Continua a crescere l'attività di compravendita di terreni agricoli anche nel 2022, anche se a ritmi più ridotti rispetto all'anno precedente (+1,7% con circa 150.000 atti/anno), con ricadute anche sul prezzo della terra, non sufficienti però a compensare gli effetti dell'inflazione. Questo è il quadro che emerge dall’indagine sul mercato fondiario, curata dai ricercatori delle sedi regionali del Crea Politiche e Bioeconomia con il supporto del Conaf - Consiglio dell'Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali - e dei dati pubblicati da altre fonti ufficiali. Nel 2022 il prezzo dei terreni agricoli ha registrato, rispetto al 2021, un aumento dell'1,5% a livello nazionale, trainato soprattutto dalla circoscrizione del Nord Ovest (+3,2%) e del Nord Est (+1,2%), mentre nel Centro-Sud intorno a +0,5/+0,8%, con un prezzo medio nazionale che sfiora i 22.600 euro a ettaro, seppur con evidenti differenze tra il Nord Est (47.000 euro) e il Nord Ovest (35.000 euro) e il resto d'Italia (inferiore a 15.000 euro).
Il credito e le erogazioni per l’acquisto di immobili rurali (-6% rispetto al 2021) si attestano, secondo Banca d'Italia, attorno ai 350 milioni di euro rispetto ai circa 500 milioni del periodo 2016-2019. Per quanto riguarda la Pac, gli attesi cambiamenti degli importi degli aiuti diretti al reddito e l'introduzione di nuovi meccanismi premiali basati sulla sostenibilità (ecoschemi) non sembrano avere effetti significativi sul prezzo della terra. Si segnala un cauto ottimismo per le aspettative riguardanti il futuro, nonostante le incertezze del quadro economico internazionale, la revisione degli aiuti diretti al reddito, le misure previste dal Green Deal e gli eventi climatici estremi. Affitti sempre col vento in poppa Continua a prevalere la domanda nel mercato degli affitti, trainata soprattutto dai seminativi irrigui nelle aree di pianura mentre diminuisce lievemente per i vigneti di alto pregio. In crescita i canoni d’affitto, legati all’inflazione, nelle aree dove il mercato è stato particolarmente vivace, mentre in altri contesti il livello dei canoni è rimasto pressoché stabile. Secondo il Censimento dell'agricoltura 2020 (Istat) la superficie agricola in affitto, comprensiva degli usi gratuiti, è ulteriormente aumentata rispetto al precedente censimento (+27% rispetto al 2010), con il 50% della Sau nazionale coltivato con contratti di affitto (6,2 milioni di ettari). Maggiore incertezza è legata agli effetti della Pac sul mercato degli affitti per via della rimodulazione dei premi e l’introduzione degli ecoschemi. Guardando al prossimo futuro, emergono le preoccupazioni degli operatori per l'aumento dei tassi di interesse, la diminuzione degli investimenti da parte delle aziende, le maggiori difficoltà di accesso al credito, oltre che i cambiamenti climatici in corso. Il barometro del mercato della terra Per la prima volta da quest’anno i ricercatori del Crea Politiche e Bioeconomia hanno realizzato un sondaggio on line - Il barometro del mercato della terra - rivolto a testimoni qualificati, per cercare di misurare gli andamenti e le prospettive per il mercato fondiario. Dal sondaggio emerge che la crescita dell’inflazione non sembra aver avuto un impatto significativo sui prezzi dei terreni agricoli. In un contesto generale dove prevale l’invarianza delle quotazioni, vi sono ambiti che mostrano una certa crescita dei prezzi dei terreni, come nel caso dei vigneti per vini di qualità, i seminativi irrigui, gli agrumeti e l’orto-florovivaismo, mentre segna un lieve calo dei prezzi per frutteti, oliveti e pascoli legate alle difficoltà gestionali e di mercato per le prime due tipologie, e alla marginalità dei terreni e alla riduzione degli allevamenti estensivi per l’ultima. Le prospettive di breve termine del mercato sull’evoluzione dei prezzi e degli scambi riguardano un cauto aumento dei prezzi a causa delle incertezze del contesto internazionale e dell’incremento dei costi delle materie prime e dell’energia, per cui è probabile una contrazione del numero dei potenziali acquirenti.