Monday, April 10, 2023

Limone

Oidio

Molti che hanno un giardino con siepi, rose etc purtroppo vengono a conoscenza dell' esistenza di un fungo che attacca una folta varieta' di piante soprattutto tra Aprile e MAggio, Il primo che ci fa capire che la/e nostre pianta/e sono state colpite dal malefico fungo è lo scolorimento delle parti colpite; sopratutto nelle foglie ( ma non solo ) piano piano si crea uno strato di feltro bianco, come una polvere; le parti colpite si deformano, il loro sviluppo si ferma. Se non si interviene, fiori e foglie si disseccano, la pianta deperisce e, se si tratta di una pianta erbacea, può rischiare addirittura di morire! Oltretutto, in certi casi l’oidio provoca delle spaccature che possono facilitare l’attacco di altre malattie fungine, peggiorando ulteriormente la salute della pianta colpita, cosa possiamo intervenire noi poveri mortali che lavoriamo tutti i santi giorni e che faremo volentieri a meno di questi ulteriori problemi ? all' agraria ci consigliano un prodotto a base di zolfo da dare alle piante ogni tot giorni questo è l 'uinico rimedio veramente valido, d'altronde io ho anche visto che annaffiando abbondamtenmente la pianta in oggetto in varie ore della giornata alla fine s'e' ripresa , forse perche alla fine lo oidio che è poi un fungo alla fine come tutti i funchi viene soprafatto dalla troppa umidita' o forse solo per un gran culo cominque vediamo che dice il web ( internet ) http://it.wikipedia.org/wiki/Oidio °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° L'oidio è una malattia, conosciuta anche con il nome di mal bianco, che sicuramente riduce moltissimo la bellezza di una siepe. Il lauroceraso è una delle piante da siepe maggiormente colpite. Le migliori condizioni per la riproduzione del fungo sono temperature attorno a 20-22° e umidità superiore al 50%. Foglie di Lauroceraso colpite da oidio Questa malattia si sviluppa dalla metà di aprile alla metà di maggio, perché trova in quel periodo le condizioni ideali di umidità e di temperatura. Infatti le condizioni favorevoli per lo sviluppo di questa malattia sono date da alte temperature e umidità. Si ha lo sviluppo dell'infezione anche solo con elevata umidità ambientale, senza il verificarsi di piogge. La sua prima manifestazione è costituita da una lieve deformazione delle foglioline dei germogli. Le foglioline colpite arresteranno la loro crescita. Già ai primi sintomi possiamo subito stabilire con sicurezza che questa malattia è l'oidio, perché, osservando la pagina inferiore delle foglioline, noteremo una "polverina" biancastra. Avvicinando una fogliolina con quei sintomi al naso, avvertiremo chiaramente un profumo di fungo. In breve tempo la deformazione delle foglioline sarà sempre più accentuata. La loro superficie apparirà bollosa e bucherellata, perché, nei punti in cui si è insediato il fungo, il tessuto fogliare andrà incontro a necrosi, seccando successivamente e distaccandosi dal resto della fogliolina, che rimarrà verde ed integra. I germogli e le giovani foglie deformandosi si ricopriranno di questa "polvere" biancastra, necrotizzando successivamente e portando la foglia a cadere. Le foglie adulte posseggono una certa consistenza e questo le rende meno soggette a venire colpite dal fungo. Però nelle annate durante le quali si verificano le condizioni ottimali per lo sviluppo del fungo, anche le foglie adulte presenteranno le bucherellature. Dato che l'infezione è più concentrata sui giovani germogli e sulle foglioline che sulle foglie adulte, le siepi che subiscono frequenti potature saranno più soggette ad essere colpite dal fungo. Infatti, le siepi di lauroceraso più soggette a questa malattia sono quelle che vengono spesso potate e che hanno dunque una vegetazione costituita da nuovi germogli. Durante la stagione avversa il fungo si annida nelle perule delle gemme, "risvegliandosi" soltanto quando si verificano le condizioni ottimali di sviluppo, ovvero quando ci sarà il clima caldo umido; così sarà assicurata la propagazione della malattia. La lotta a questa malattia può essere di natura preventiva o chimica. Le pratiche agrarie preventive riducono l'incidenza della malattia; infatti per limitare questa malattia bisogna evitare che si verifichino ristagni d'acqua nel terreno, ovvero bisogna garantire un buon drenaggio, le irrigazioni devono essere fatte in modo tale da evitare di bagnare la vegetazione nel periodo precedente all'apparire dei primi sintomi (che si hanno in aprile-maggio), bisogna ridurre il numero delle potature ed evitare quelle troppo drastiche, non abbondare nella somministrazione di concimi azotati, i quali favoriscono l'insorgenza della malattia, ma somministrare concimi organici nella stagione autunnale.
Per quanto riguarda i rimedi chimici, il miglior risultato si ottiene con la somministrazione di zolfo. Si interviene all'apparire dei primi sintomi e i trattamenti vanno ripetuti per circa tre volte, con un intervallo i tempo di dieci giorni tra un trattamento e l'altro. Gli interventi chimici possono essere preventivi, e in tal caso si effettuano quando il lauroceraso comincia a germogliare, oppure curativi, quando si manifestano i primi sintomi. Anche altre piante sono colpite dall'oidio o mal bianco, come ad esempio la maonia, il leccio, il berberis, la fotinia, ginestra, il biancospino ecc.

Mediazione e tenacia

FLAVIANO CELASCHI Da grande voglio fare l’astronauta Io faccio parte della categoria dei baby boomers, classe 1963. Alle scuole elementari noi da grandi si voleva fare l’astronauta perché avevamo visto in televisione Tito Stagno descrivere l’allunaggio dell’Apollo sul satellite. Ricordo il compagno di banco Giancarlo che, figlio del medico del paese, già aveva il destino tracciato: il medico. Ma si avvicinava il tempo di decidere davvero ed erano anche gli anni (il 1977) in cui fare Scienze politiche e Filosofia o Sociologia a Trento costituiva una scelta militante. Passata l’euforia di un improbabile impiego alla Nasa, rimanevano due scelte: il Dams di Bologna o l’Accademia di Brera a Milano; il fascino delle barricate e di Radio Alice da una parte e la tradizione della scenografia in una scuola di cui fuori non si sapeva assolutamente nulla (forse anche dentro) dall’altra. Da quando sono docente di Design (dal 1995) mi chiedo cosa cerchino di dirci i diciottenni di oggi quando si presentano ai test di in numero notevolmente superiore ai posti programmati. Immediato il riferimento alla mia esperienza personale: fascino di un mestiere, di un ruolo, di un profilo che plasma le cose fondamentali dell’esistenza contemporanea, le merci, la comunicazione, la moda. Probabilmente dobbiamo pensare che, all’apice dello sviluppo della società dei consumi, i nostri giovani misurino la loro possibilità di partecipare con dignità al «party delle meraviglie»? Oppure pensiamo male e facciamo peccato mentre si tratta piuttosto di una nuova generazione di responsabili demiurghi di un mondo migliore, sostenibile, soft, adeguato alle grandi sfide del futuro ed alla limitatezza delle risorse. Non importa. I giovani voglio dirci quello che nessun politico capisce: che la scommessa del futuro del nostro paese in declino sta nella capacità di progetto, nella cultura attraverso la quale sapremo riprenderci da tutte le crisi del mondo, a cui siamo abbonati, lavorando a formare la classe dei mediatori di significato, di forma, di funzione e di valore che fanno questo interessante e difficile mestiere. I giovani vogliono dirci quello che tutti i professori dei settori scientifico disciplinari dominanti e i ministri dell’università non vogliono ascoltare: che il mondo gira e che il governo e l’adeguamento dell’offerta di formazione e di ricerca universitaria deve seguire questo movimento, possibilmente anticiparlo. I giovani vogliono dirci quello che Marx scriveva 150 anni fa ne Il Capitale: «A prima vista una merce sembra una cosa triviale, ovvia. Dalla sua analisi risulta che è una cosa intricatissima, piena di sottigliezza metafisica e di capricci teologici. Finché è valore d’uso non c’è nulla di mistico in essa. Ma appena si presenta come merce si trasforma in qualcosa di sensibilmente soprasensibile». I giovani vogliono dirci che le merci sono la vita nella quale noi stessi li abbiamo cresciuti. Quindi: o adesso forniamo loro gli strumenti per comprenderne il magico funzionamento e poterne determinare le caratteristiche a loro piacimento, o formeremo commodities come gli ingegneri, cercando di competere su quanto li pagano in India e in Cina.

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