Monday, March 9, 2020

Primi casi in Valle d’Aosta: ora tutta l’Italia è contagiata

Primi cinque casi di pazienti positivi al coronavirus Covid-19 in Valle d'Aosta, l'unica
regione che era rimasta indenne dal contagio. Gli esiti dei tamponi sono arrivati la notte scorsa in questo spicchio delle Alpi, circondato dai «focolai» della Lombardia e dell'Alta Savoia (Francia) in un raggio di poche centinaia di chilometri. Adesso tutta l'Italia è ufficialmente contagiata. Tutte le persone risultate positive manifestano «sintomatologie lievi» e sono in buone condizioni. Due fanno parte di un nucleo familiare di sei persone, residente a Pontey, piccolo comune vicino a Saint-Vincent. Il contagio è stato portato da uno dei figli, studente che era rientrato da Piacenza nei giorni scorsi. Gli altri sono due turisti e un valdostano, entrati a contatto con la zona rossa in Lombardia. L'Unità di coordinamento per il Covid-19 in Valle d'Aosta sottolinea che «queste positività non devono generare allarmismo». Almeno 15 persone sono in quarantena, tra cui una coppia di anziani di La Salle e una coppia di turisti di Codogno a Valtournenche. Gli altri comuni coinvolti sono Aosta e Pontey. La notizia dei primi contagiati è piombata su una regione già frastornata per la chiusura delle scuole ma soprattutto per il crollo del turismo: circa il 70% delle prenotazioni per le prossime settimane sono state disdettate. Tra i provvedimenti in fase di studio c'è anche il rinvio «sine die» delle elezioni regionali, già fissate per il 19 aprile.


Venezia, 27 feb. (askanews) - "Sì, è una bella notizia perché da oggi (27 febbraio) abbiamo un incremento limitato dei casi di contagiati, vengono dai tamponi fatti: su 5.300 tamponi abbiamo avuto solo l'1,8% di positivi, ma ricordo che dei 98 contagiati ad oggi, il 50% o anche più sono asintomatici, non hanno assolutamente nulla se non la positività e soprattutto non c'è quell'incremento esponenziale che si prevede per questo virus, quindi vuol dire che è tutto sotto controllo e questo ci fa ben sperare per tornare velocemente alla normalità": così il governatore del Veneto Luca Zaia, in un video postato sui social, fa il punto sulla situazione sull'emergenza coronavirus davanti alla sede della Protezione Civile di Marghera (Venezia).Zaia ha inoltre annunciato di voler riaprire le scuole da lunedì, come anche musei, teatri, cinema e chiese. L'ordinanza di chiusura non sarà infatti reiterata, ma serve l'ok definitivo del ministro della Salute Roberto Speranza.


«Polmoniti “anomale” da gennaio, il virus era già in circolazione»

I virologi confermano i sospetti dei medici lodigiani
Il coronavirus era in circolazione da tempo, almeno da gennaio. A dirlo, in questi giorni, sono i virologi che hanno confrontato i dati clinici e la genetica. Il concetto è stato ribadito ieri, nella conferenza stampa in Regione e lo confermano i medici della Bassa che hanno sotto controllo la situazione. I tempi di incubazione e il numero massiccio di contagi che si è registrato in questi giorni, 182 nel Lodigiano, portano in quella direzione. Prima del 38 enne c’erano già altre persone positive in circolazione.
«Avevo diagnosticato già a gennaio delle polmoniti anomale - commenta il presidente dell’ordine dei medici Massimo Vajani -, l’avevo detto durante un’intervista sul “Cittadino”. Ricordo, per esempio, una ragazza di 29 anni che ha avuto una polmonite che si è trascinata appresso per un mese e mezzo, tra lastre, tac e domande come “Sei stata a Wuhan”, “Vieni dalla Cina?”. Lei non si era mossa da Cavenago. Poi avevo visitato anche una signora, sempre di Cavenago, di 50 anni. Entrambe le forme poi si sono risolte, ma la seconda, dopo una parziale risoluzione iniziale, aveva avuto una ricaduta a distanza di 10 giorni. L’ho visitata proprio la settimana scorsa, quando è esplosa l’epidemia. E poi c’erano state anche altre polmoniti simili che si erano risolte. Il virus era in giro. Non mi sento certo di puntare il dito contro l’ospedale di Codogno per quanto riguarda i contagi. Anzi, come ordine, abbiamo mandato i ringraziamenti a tutti gli operatori della sanità, hanno un’abnegazione enorme, odontoiatri compresi». Della stessa idea il medico di Castiglione, Bertonico e Casale Paolo Leotta, in isolamento fino all’ inizio della prossima settimana, nella Bassa.
«Il sospetto clinico che potesse essere in giro da prima ce l’ho anch’io - commenta -, senza guardare gli accertamenti diagnostici è difficile dire che le polmoniti precedenti fossero forme interstiziali. Dal punto di vista obiettivo, però, mi sono accorto che in alcuni casi c’erano dei referti che accomunavano le polmoniti; non abbiamo avuto il tempo di disporre di radiografie del torace o di altri controlli ematici, ma ho in mente due o tre casi che vanno in quella direzione. In genere, le polmoniti interstiziali non sono tantissime, vederne così tante, tutte raggruppate nello stesso periodo, fa pensare che l’agente eziologico potesse essere il Covid. Ricordo un paziente abbastanza giovane che poi è guarito, ai primi di febbraio, forse anche prima, e altri pazienti più recenti, invece, chiaramente contagiati e ancora ricoverati, con comorbilità importanti, intorno agli 80 anni. Alcune malattie dermatologiche, per esempio quando vengono curate, fanno abbassare le difese immunitarie, predisponendo l’organismo ad altre malattie».