Friday, December 19, 2025
Culpa in vigilando
La Culpa in vigilando nel caso di allievi maggiorenni
In caso di fatti illeciti per culpa in vigilando quindi, le persone indicate come responsabili dall’articolo 2048 non sono libere da responsabilità. Tale sentenza ha senza dubbio una rilevanza nell’ambito dell’educazione, con espresso riferimento agli insegnanti che, secondo tale interpretazione del codice civile, saranno responsabili delle attività dannose poste in essere a danno dei propri allievi anche qualora questi ultimi abbiano compiuto il diciottesimo anno di età.
Tale fonte di responsabilità contrattuale, che può ritenersi come derivante da “contatto sociale”, avrà dunque ordinaria prescrizione decennale, mentre sarà a carico di colui che fosse convenuto in giudizio per il proprio inadempimento, di provare l’adempimento delle proprie obbligazioni di insegnante o comunque di dipendente dell’istituto, in sede di giudizio.
Responsabilità insegnanti per danni subiti dagli studenti
Una conferma di quanto sopra è arrivata con la più recente sentenza n. 2334/18. Il Tribunale di prime cure si è infatti occupato di un caso che riguarda una ragazza che, a causa delle spinte e dell’accalcamento dei suoi compagni di classe, era caduta mentre usciva dalla palestra della scuola, riportando delle lesioni.
La Corte d’Appello aveva negato che l’insegnante fosse responsabile dell’accaduto, perché gli studenti coinvolti erano maggiorenni. Di diversa opinione è stata però la Corte di legittimità, che ha rammentato come sui docenti gravi un obbligo di vigilanza che prescinde dall’età degli studenti, “poiché la maggiore età non significa che il soggetto cessi di essere allievo o apprendista, ovvero cessi di essere sottoposto a quella vigilanza che, logicamente, è teleologica, ovvero necessaria per l’attività di insegnamento / addestramento cui si riferisce l’articolo 2048 secondo comma”.
Naturalmente, questo non significa che l’età degli studenti non abbia mai alcun rilievo, poiché dovrà sempre costituire il parametro con cui si dovrà valutare la condotta posta in essere dall’insegnante.
L’età degli studenti e la responsabilità insegnanti
L’obbligo di vigilanza di un docente sarà infatti evidentemente diverso a seconda che gli studenti siano bambini molto piccoli o giovani che stanno concludendo il corso di studi nelle scuole superiori. E’ intuibile che nel primo caso l’obbligo di vigilanza sarà più intenso, mentre nella seconda ipotesi non potrà che essere più lieve.
In altri termini, il dovere di vigilanza di cui all’art. 2048 secondo comma c.c. è da intendersi non certo in senso assoluto, bensì in termini relativi considerato che il contenuto di tale obbligo è da intendersi in rapporto inversamente proporzionale al livello di maturità degli alunni, con la conseguenza che con l’avvicinarsi degli alunni all’età del pieno discernimento, il dovere di vigilanza dei precettori richiede meno la loro continua presenza.
Pertanto, al fine di giudice il comportamento di un’insegnante, si dovrà valutare, tenendo conto anche dell’età degli studenti, quanto l’evento dannoso fosse prevedibile.
Sulla base di ciò, salvo la presenza di casi particolari, la maggiore età dello studente potrebbe far venire meno la responsabilità del docente se si presume che il ragazzo maggiorenne sia in grado di tenere comportamenti socialmente adeguati.
Come però visto nel commento di oggi, la maggiore età del giovane non esclude sempre la responsabilità dell’insegnante che, dunque, permane se il danneggiato è in grado di provare che nel caso specifico sarebbe stata necessaria una particolare vigilanza.
A titolo di esempio, si pensi ad un incidente che è causato da uno studente che in passato aveva avuto comportamenti aggressivi o ostili nei confronti del danneggiato. In questo caso appare evidente come sia l’insegnante a dover dimostrare di aver posto in essere tutte le condotte possibili per evitare il verificarsi dell’evento.
Le conclusioni
Traendo le dovute sintesi, possiamo dunque affermare che sebbene la maggiore età degli studenti non escluda automaticamente la responsabilità dell’insegnante, di contro costituisce un parametro importante per valutare il grado di vigilanza esigibile da un docente.
Nel concreto, il più delle volte la maggiore età degli studenti è in grado di escludere la responsabilità dell’insegnante, ma il danneggiato può comunque dimostrare che nel caso specifico l’obbligo di vigilanza del docente avrebbe dovuto essere più stringente.
Per una consulenza legale sul un caso specifico è possibile compilare l’apposito modulo per la richiesta di consulenza: sarete contattati entro poche ore dall’invio della richiesta.
Studente Maggiorenne
L’art. 2 della Costituzione stabilisce che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo e quindi i diritti menzionati nella Costituzione, ivi compreso, all’art. 33, il diritto allo studio; lo studente maggiorenne esercita tale diritto in proprio, potendo iscriversi da solo e interloquire autonomamente con docenti e dirigenti scolastici. Ritenuto che i diritto della persona umana e la capacità giuridica e di agire sono coperti da riserva di legge, le deroghe alla regola generale secondo cui la capacità di agire si acquista con il compimento del 18° anno di età, possono essere stabilite solo con legge. Ne discende che il regolamento scolastico non può, in difetto di una fonte primaria che autorizzi deroghe, stabilire una limitazione della capacità di agire dello studente maggiorenne, imponendo, per l’esercizio del diritto allo studio, l’intervento dei genitori dello studente medesimo (Cons. Giust. Amm. Sic., 01-07-2013, n. 633).
Si ricorda, però, che anche nei confronti degli studenti maggiorenni, la scuola ha un obbligo di vigilanza e di formazione. La domanda e l’accoglimento di iscrizione alla frequentazione di una scuola – nella specie statale – fondano un vincolo giuridico tra l’allievo e l’istituto, da cui scaturisce, accanto all’obbligo principale di istruire ed educare, quello accessorio di proteggere e vigilare sull’incolumità fisica e sulla sicurezza degli allievi, adottando tutte le precauzioni del caso, fornendo le relative indicazioni ed impartendo le conseguenti prescrizioni, senza il limite del raggiungimento della maggiore età dell’allievo (Cass. civ. Sez. III, Sent., 15/05/2013, n. 11751).
Pertanto, il regolamento non può limitare la capacità di agire del maggiorenne in alcun modo ma nel regolamento possono essere previsti gli strumenti atti a garantire il bilanciamento tra autodeterminazione dello studente maggiorenne e dovere di vigilanza nei confronti dello stesso, prevedendo – ad esempio – delle modalità di comunicazione ai genitori delle assenze o uscite anticipate da scuola oppure limitando la libertà di uscita autonoma da scuola del maggiorenne nel caso in cui lo stesso sia infortunato o accusi problemi di salute.
La cataratta secondaria o come molti pazienti la definiscono "seconda cataratta" è un motivo di peggioramento visivo molto comune. Si verifica dopo molti anni dall'intervento per la cataratta principale, ed è provocata da una reazione cellulare alla presenza del cristallino artificiale posizionato per correggere il disturbo originario. Quando questo “effetto boomerang” colpisce gli occhi di chi è già stato operato si interviene con una tecnica specifica: la capsulotomia con lo yag laser. Il trattamento è veloce, sicuro ed efficace. Abbiamo chiesto di più al Direttore dell'Oculistica.
Cataratta secondaria: quali sono i sintomi?
In alcuni casi, dopo l’intervento chirurgico per l’asportazione della cataratta, si può verificare un annebbiamento della vista. Questo rientra tra le condizioni tipiche della cataratta secondaria e dei sintomi associati. Si tratta di una situazione che può insorgere in seguito alla rimozione del cristallino ed è legata a diversi fattori.
Quali sono le cause della cataratta secondaria?
Durante l'operazione per la cataratta, il chirurgo rimuove il cristallino naturale dell'occhio, divenuto opaco, e lo sostituisce con una lente intraoculare (IOL) artificiale. La sottile membrana intorno al cristallino naturale (chiamata capsula del cristallino) deve rimanere intatta durante l'intervento chirurgico e la IOL di solito viene impiantata nel suo interno. Ma a volte col passare del tempo, la parte posteriore della capsula può diventare opaca, causando la cosiddetta cataratta secondaria. Se il paziente avverte un calo visivo importante, che ostacola le normali funzioni quotidiane, deve recarsi in ambulatorio per verificare il disturbo.
Cataratta secondaria: come si realizza l'intervento?
E' necessario una "pulizia" del cristallino artificiale mediante lo YAG (Yttrium Alluminium Garnet) laser, questo trattamento è molto efficace ed in genere il paziente torna a vedere esattamente come prima. Il trattamento è molto rapido e dura pochi minuti. Non c'è bisogno di alcun ricovero, è una procedura ambulatoriale. Alcuni casi vengono trattati con la pupilla dilatata altri no. La scelta è a discrezione del medico oculista. Una volta pulito il cristallino con lo YAG laser per la cataratta secondaria, non è più necessario ripeterlo negli anni successivi, basta un solo trattamento.
Dopo la capsulotomia con lo YAG laser per la cataratta secondaria, quali sono i tempi di recupero?
Si possono riprendere immediatamente le normali attività anche se talvolta si notano dei corpi mobili all'interno dell'occhio (macchie, puntini che fluttuano davanti al campo visivo) che svaniscono nell'arco di poche settimane. Nella maggioranza dei casi ci si può aspettare di migliorare la propria vista dopo poche ore. Praticamente per la cataratta secondaria i tempi di recupero sono molto brevi. Come per qualsiasi intervento, però, è opportuno chiamare il medico oculista se la vista peggiora o se non si riscontrano benefici.
Cataratta
La cataratta è la prima causa di ipovisione e cecità a livello globale, soprattutto tra le persone anziane, ma la buona notizia è che si può risolvere facilmente.
CHE COS’È LA CATARATTA?
Esempio di come si vedrebbe con la cataratta
Nel nostro occhio esiste una piccola lente naturale chiamata cristallino. È grazie a lei che possiamo mettere a fuoco ciò che guardiamo e far arrivare la luce correttamente sulla retina. Con l’età – o per altri motivi che vedremo tra poco – il cristallino può perdere trasparenza, diventando progressivamente opaco. È proprio questo processo che chiamiamo cataratta.
Chi ne è colpito riferisce di vedere come attraverso un vetro appannato o sporco. Le immagini si fanno sfocate, la luce disturba, i colori perdono vivacità. La malattia può colpire un solo occhio o entrambi e peggiora lentamente, ma inesorabilmente, se non trattata.
I sintomi più comuni includono:
Visione annebbiata, con sensazione di foschia o macchie scure
Difficoltà a vedere al crepuscolo o al buio
Alterata percezione dei colori
Abbagli e aloni attorno alle luci, in particolare di notte
Cambiamento dell’aspetto della pupilla, che può assumere sfumature giallastre o grigie, fino a diventare bianca nei casi più avanzati
CHI È PIÙ A RISCHIO?
La forma più diffusa è la cataratta senile, legata all’invecchiamento: colpisce circa la metà delle persone oltre i 65 anni. Ma non è l’unica. Esistono anche:
Cataratta congenita, presente dalla nascita o nei primi anni di vita, causata da alterazioni genetiche
Cataratta traumatica, in seguito a lesioni dirette all’occhio
Cataratta secondaria, legata all’uso prolungato di farmaci (soprattutto cortisonici) o ad altre malattie oculari
Tra i principali fattori di rischio riconosciuti troviamo:
Età avanzata
Diabete
Fumo di sigaretta
Esposizione prolungata ai raggi UV (senza protezione)
Carenze alimentari, in particolare di antiossidanti
Familiarità (parenti stretti con cataratta)
È invece un falso mito che la cataratta sia causata dall’affaticamento della vista o che possa essere contagiosa: nessuna delle due cose è vera.
LA CHIRURGIA: UNICA VERA CURA
A differenza di molte altre malattie dell’occhio, la cataratta è curabile in via definitiva, e l’efficacia della cura è altissima, ma l’intervento chirurgico, oggi eseguito di routine in day hospital, è la sola opzione valida per rimuovere la cataratta in modo definitivo.
L’operazione consiste nel rimuovere il cristallino opacizzato attraverso una minuscola incisione, frantumandolo con una sonda a ultrasuoni, e inserire una lente artificiale (intraoculare) al suo posto. Questa lente è trasparente e può anche correggere difetti visivi preesistenti come miopia, astigmatismo o ipermetropia.
L’intervento è rapido, indolore, sicuro e viene condotto in anestesia locale. La ripresa visiva è spesso immediata, e il miglioramento della qualità della vita è significativo.
Quando è il momento giusto per operare?
Non è necessario attendere che la vista diventi gravemente compromessa. Se la cataratta inizia a interferire con le attività quotidiane – leggere, guidare, riconoscere i volti – è opportuno rivolgersi a un oculista.
Non esiste un “limite minimo” di perdita visiva: ciò che conta è l’impatto sulla vita della persona, allo stesso tempo non è un problema attendere, fatto ovviamente salvo il peggioramento della qualità di vita.
E I RIMEDI ALTERNATIVI?
Nonostante la vasta offerta di integratori e presunti “trattamenti naturali” per la cataratta, nessuno di questi ha dimostrato efficacia clinica. Non esistono farmaci, colliri, vitamine o sostanze naturali che siano in grado di prevenire, rallentare o invertire la formazione della cataratta. È bene essere prudenti con le promesse facili e ricordare che gli integratori, per definizione, non sono farmaci.
PREVENZIONE: COSA POSSIAMO FARE?
Pur non potendo evitare del tutto la comparsa della cataratta, alcune abitudini aiutano a proteggere la salute degli occhi, rallentando l’invecchiamento oculare:
Non fumare
Proteggere gli occhi dal sole, usando occhiali con filtri UV certificati
Controlli oculistici regolari, soprattutto dopo i 60 anni
Alimentazione ricca di antiossidanti, con frutta fresca, verdure a foglia verde, agrumi, pesce, semi e frutta secca
Idratazione adeguata e riduzione di alcol, zuccheri e sale
COSA CI DICE LA RICERCA?
Negli ultimi anni si è parlato molto di una proteina sperimentale testata su alcune specie animali (come gli scoiattoli), in grado di “sciogliere” la cataratta durante il letargo.
Ma, al momento, siamo lontani da una terapia farmacologica applicabile all’uomo. L’unica soluzione concreta e validata rimane la chirurgia.
Cataratta
INTERVENTO CATARATTA SIENA
La Dott.ssa Cristina Bovone esegue interventi di Cataratta a Siena.
L’opacizzazione della lente che si trova all’interno dell’occhio prende il nome di Cataratta. Sintomo tipico è l’offuscamento la luce che passa attraverso gli occhi, rendendo la vista velata o sfuocata.
Intervento cataratta SienaLa cataratta senile si sviluppa lentamente senza dare sensazioni spiacevoli, molto spesso chi ne è affetto non se ne rende conto fino a quando non incontra difficoltà visive o la necessità di cambiare frequentemente gli occhiali.
Al contrario di quanto talvolta si pensi, la cataratta non è un velo che scende sopra l’occhio, ma è una progressiva ossidazione, disidratazione, ispessimento ed opacizzazione del nostro cristallino.
I primi sintomi dell’insorgenza di una cataratta sono principalmente:
annebbiamento della vista
diminuzione della vista
fastidio con le fonti luminose
aloni attorno alle luci
insorgenza di una miopia od il peggioramento di una miopia già presente
TIPOLOGIE DI CATARATTA SIENA
– Senile: connessa all’età si manifesta in genere intorno ai 60 anni.
– Nucleare: è un tipo di cataratta caratteristica dell’età adulta in cui la parte centrale del cristallino è opacizzata, per l’appunto è il nucleo del cristallino a perdere la trasparenza da cui il nome di cataratta nucleare.
– Corticale: è un tipo di cataratta che coinvolge la parte esterna del cristallino, può anche svilupparsi a seguito di un trauma.
– Secondaria: viene dopo l’intervento di cataratta e riguarda un opacizzazione del cristallino artificiale che si cura con un trattamento laser detto Capsulotomia Yag Laser.
Intervento cataratta SienaINTERVENTO CATARATTA A SIENA
In presenza di cataratta non esistono medicine, diete od occhiali in grado di farla regredire. Finora l’unico trattamento valido è di tipo chirurgico. Non è un’operazione da eseguire d’urgenza e può essere praticata indipendentemente dal grado di opacizzazione del cristallino quando impedisca al paziente di svolgere le normali attività quotidiane.
L’intervento della cataratta a Siena praticato dalla Dott.ssa Cristina Bonove è una chirurgia mini-invasiva, che significa:
– MICROCHIRURGIA cioè chirurgia eseguita con microscopio operatorio.
– MICROINCISIONALE, cioè con 2 piccoli fori che non necessitano di punti di sutura;
– Uso di CRISTALLINO ARTIFICIALE PIEGHEVOLE
– TEMPI di intervento di pochi minuti
– Regime ambulatoriale: un’ora dopo l’intervento si può far ritorno a casa
La Facoemulsicazione è la tecnica chirurgica per la rimozione della cataratta. L’intervento di Cataratta viene eseguito a Siena
Si utilizza un microscopio e una sonda ad ultrasuoni per frammentare la Cataratta e se ne aspirano i frammenti attraverso una piccola incisione. Il chirurgo sostituisce il cristallino naturale asportato con un cristallino artificiale.
Tale lente è di materiale plastico. È ben tollerata dall’organismo e non dà luogo a fenomeni di rigetto. Il materiale inalterabile e di lunga durata la rende utilizzabile anche in pazienti giovani.
DOPO L’INTERVENTO DI CATARATTA A SIENA
La fase post-operatoria dell’intervento di cataratta richiede che vengano seguiti scrupolosamente i consigli del medico per garantire un recupero ottimale ed evitare gravi infezioni intraoculari. Il medico prescriverà di norma dei colliri antibiotici ed antiinfiammatori da applicare nell’occhio operato per circa 4 volte al giorno. La durata della terapia farmacologica coprirà un periodo di un mese dalla data dell’intervento.
Thursday, December 18, 2025
Wednesday, December 17, 2025
Tuesday, December 16, 2025
Sunday, December 14, 2025
Liceo Made Italy al Tosi di Codogno
Liceo del Made in Italy curvatura Agroalimentare con Convitto annesso
Perché scegliere il Liceo del Made in Italy
Scegli un percorso che unisce la solida cultura liceale a competenze pratiche e specialistiche, preparandoti a promuovere e valorizzare il meglio dell’Italia nel mondo.
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Formare studenti in grado di promuovere e valorizzare i settori di eccellenza del made in Italy, grazie a una preparazione che unisce la cultura liceale a conoscenze economiche, giuridiche, storiche e artistiche.
📖 Piano di Studi: Imparare Facendo
Il quadro orario consta di 30 ore settimanali per tutte le classi.
Per maggiori informazioni Quadro Orario
durata 5 anni
materie caratterizzanti: economia politica, diritto d’impresa, storia dell’arte e del design, due lingue straniere, scienze giuridiche
laboratori: lingua straniera, diritto d’impresa, trasformazione dei prodotti
FSL : formazione specifica per le imprese del Made in Italy agroalimentare
🎓 Sbocchi: Dove ti porterà il Made in Italy?
Accesso Universitario: tutte le facoltà
Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM) .
ITS Academy – Istituti Tecnologici Superiori:
Scuole superiori per mediatori linguistici (S.S.M.L.)
Corsi di formazione professionale post-diploma.
Imprenditoria e avvio di nuove attività
Gestione d’Impresa: ruoli manageriali e di coordinamento.
Valorizzazione Beni Culturali, Design
Eccellenza Italiana nel Settore Agroalimentare (dalla produzione al marketing)
Saturday, December 13, 2025
Patentino drone da 1400 - a 2000 Euro
Le lauree che preparano alle competenze per il patentino droni sono principalmente quelle in Ingegneria (Informatica, Elettronica, Automazione, Aerospaziale), ma anche Architettura, Geomatica, Agraria e Scienze Ambientali, che forniscano basi in robotica, elettronica, software, GIS, telerilevamento e sicurezza, competenze utili per i vari scenari operativi (ispezioni, agricoltura di precisione, sicurezza, rilievi), ma il patentino (attestato) si ottiene tramite corsi specifici EASA (Open A1/A3, Open A2, Specific) organizzati da enti riconosciuti, non direttamente dall'università, sebbene la laurea faciliti l'apprendimento di queste abilità.
Lauree correlate alle competenze
Ingegneria (Informatica, Elettronica, Automazione, Aerospaziale): Forniscono competenze su software, hardware, sistemi di controllo, robotica, elettronica, fondamentali per lo sviluppo e la gestione dei droni e delle loro applicazioni.
Geometra, Architetto, Pianificatore: Ottengono competenze in rilievi, fotogrammetria, digitalizzazione 3D, BIM, ideali per ispezioni e sopralluoghi.
Scienze Ambientali/Agrarie: Preparano per applicazioni di agricoltura di precisione, telerilevamento e analisi ambientali.
Archeologia: Per rilievi di siti e beni culturali.
Come si ottiene il patentino (Attestato)
Corso Open A1/A3: Attestato per operazioni base, teorico e pratico.
Corso Open A2: Attestato per operazioni più complesse nella categoria Open (pesi e distanze maggiori).
Corso Specific (SORA): Per operazioni ad alto rischio o in scenari complessi (industriali, oltre la vista), include moduli CRM (Crew Resource Management) e comunicazioni aeronautiche.
Corsi di specializzazione: Per ispezioni non distruttive (NDT) secondo ISO 9712.
In sintesi: La laurea ti fornisce le competenze di base per capire e utilizzare i droni in ambiti professionali, ma il patentino (certificato EASA) si ottiene superando esami specifici presso enti di formazione autorizzati, come previsto dalla normativa europea.
VOLO CON DRONE IN PROSSIMITA' DI AEROPORTI DI COMPETENZA ENAV
- VOLO CON DRONE IN PROSSIMITA' DI AEROPORTI MILITARI
- VOLO CON DRONE IN PROSSIMITA' DI AEROPORTI/ELIPORTI SENZA PROCEDURE STRUMENTALI
- VOLO CON DRONE IN ZONE R (ZONE REGOLAMENTATE)
- VOLO CON DRONE NEI PARCHI NATURALI
- VOLO CON DRONE IN ZONE P (ZONE PROIBITE: CASE CIRCONDARIALI)
- VOLO CON DRONE IN ZONE P (ZONE PROIBITE: ZONE INDUSTRIALI)
- VOLO CON DRONE IN ZONE D (ZONE PERICOLOSE)
- SOVRAPPOSIZIONE DI PIU' ZONE ROSSE
- NOTAM - NOTIZIARIO SPECIALE - MODULI GENERICI
etc..
QUI TROVERAI TUTTI I MODULI, TUTTE LE PROCEDURE, TUTTE LE DRITTE E I CONSIGLI DI CHI FA QUESTO DI LAVORO DA OLTRE 8 ANNI!
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Una delle domande che ci viene posta con maggiore frequenza dai nostri clienti è “Come faccio a ottenere l’autorizzazione a volare col mio drone in una zona rossa”?
Il dubbio è più che legittimo dal momento che la quasi totalità dei Centri d'Addestramento in Italia non insegnano nei dettagli come procedere e che le stesse normative ENAC sono spesso nebulose e non di facile interpretazione.
Sino ad ora, come Dronext, ci siamo occupati direttamente della questione, preparando i moduli e seguendo tutte le procedure per conto dei nostri clienti, ma oggi, con l’aumentare esponenziale del numero dei piloti remoti interessati a volare in zona rossa, abbiamo deciso di scrivere questo MANUALE PRATICO SEMPLIFICATO in modo da rendere chiunque pienamente AUTONOMO dal punto di vista della richiesta (e, of course, dell’ottenimento) di queste benedette autorizzazioni.
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Thursday, December 11, 2025
Riforma scuola: la carriera separata degli insegnanti di sostegno
Uno degli aspetti più controversi del disegno di legge “La Buona Scuola” riguarda una diversa formazione degli insegnanti specializzati di sostegno più mirata su diverse tipologie di disabilità, per i quali si adombra una carriera separata da quella dei colleghi curricolari. Emergono posizioni differenziate tra le associazioni dei disabili, favorevoli a un sostegno, e il mondo della pedagogia, orientato a un sostegno diffuso.
Su questo tema Giancarlo Cerini, direttore del bimestrale “Rivista dell’istruzione”, ha intervistato due dei massimi rappresentanti del mondo dell’integrazione scolastica: Salvatore Nocera, consulente FISH e Dario Ianes, Università di Bolzano (centro Erickson).
Riportiamo in anteprima per LeggiOggi alcune delle loro risposte; l’intervista sarà pubblicata integralmente nel n. 5-2015 (settembre-ottobre) di “Rivista dell’istruzione”.
In queste settimane si è riacceso il dibattito sulla figura del docente di sostegno, anche sulle prime pagine dei giornali e con l’intervento di grandi opinionisti. Da un lato si prende atto del rischio di una marginalità del docente di sostegno nella nostra scuola, dall’altro la sua possibile maggiore ‘specializzazione’ potrebbe portare a farne uno specialista estraneo alla vita della classe. Qual è la vostra opinione sulla necessaria evoluzione della figura di sostegno?
La situazione dei circa 110.000 insegnanti di sostegno oggi impiegati nel nostro Paese[1] richiede urgentemente una evoluzione radicale e coraggiosa. Questa evoluzione è resa sempre più necessaria da fenomeni di degenerazione dei processi di integrazione degli alunni con disabilità, evidenti sia nelle ricerche che negli ultimi dieci anni hanno sottoposto laicamente, senza autocelebrazioni ideologiche, la realtà italiana a una analisi severa sia nel vissuto di molti, troppi, insegnanti e molte, troppe, famiglie di alunni con disabilità che si trovano a dover ricorrere al TAR per tutelare i loro diritti (vedi i rapporti ISTAT annuali). Si rilevano crescenti episodi di microesclusioni, nella forma pull out e push out, e massicce operazioni di delega di attività che dovrebbero essere collegiali (PEI, PDP) esclusivamente agli insegnanti di sostegno, sempre più in difficoltà professionale e personale. La necessaria evoluzione della figura dell`insegnante di sostegno deve però basarsi su due aspetti ineliminabili: la corretta interpretazione delle cause di tali processi degenerativi e la centralità dell`obiettivo di ogni prospettiva di cambiamento e cioè la realizzazione della migliore qualità possibile (nel senso dei risultati di apprendimento e partecipazione) dell`integrazione scolastica per gli alunni con disabilità.
Salvatore Nocera:
Non si può considerare l’evoluzione della professione del docente specializzato per il sostegno senza vedere in parallelo l’evoluzione della professionalità dei docenti curricolari. Infatti, specie nelle scuole secondarie, questi ultimi molto spesso delegano il progetto inclusivo ai soli docenti per il sostegno, essendo totalmente impreparati sulle didattiche inclusive.
Sino al 1986 le specializzazioni per il sostegno erano monovalenti (per ciechi, per sordi e per psicofisici); con le specializzazioni polivalenti si previde un congruo numero di ore per la preparazione sulle didattiche inclusive, che però è venuto sempre più riducendosi sino a scomparire; la specializzazione è divenuta general-generica, al punto che molte famiglie preferiscono ai docenti per il sostegno gli assistenti per l’autonomia e la comunicazione, che almeno sanno comunicare ad es. mediante il Braille con gli alunni ciechi, mediante la Lis con i sordi segnanti, con la lettura labiale coi sordi oralisti, con l’ABA con gli autistici. Occorre recuperare la competenza dei docenti specializzati nelle didattiche speciali.
Nel disegno di legge “La Buona Scuola” è contenuta un’ampia delega per rivedere taluni aspetti delle politiche di integrazione scolastica. Quali potrebbero essere i vantaggi di un decreto legislativo che renda operativi i principi di tale legge. Qualcuno osserva che l’integrazione potrebbe compiere un vistoso passo indietro, ritornando all’idea di un intervento ‘speciale’ sul singolo, magari assai gradito ai genitori. Come stanno le cose?
Tale rischio è assai forte oggi, poiché molti, troppi docenti curricolari, impreparati sulle didattiche inclusive, delegano ai colleghi per il sostegno l’alunno con disabilità, e i genitori, vedendo i propri figli abbandonati quando le ore di sostegno non coprono tutto l’orario di lezioni, fanno cause avanti ai TAR per avere ore di sostegno pari alla durata dell’orario scolastico. I principi contenuti nel testo “La Buona Scuola” all’esame del Parlamento prevedono l’obbligo di formazione iniziale e in servizio dei docenti curricolari sulle didattiche inclusive e approfondimenti sulle didattiche speciali dei docenti specializzati; inoltre vengono definiti indicatori per valutare la qualità inclusiva nelle singole classi in cui dovranno collaborare docenti curricolari e specializzati, riferite non solo agli alunni con disabilità ma a tutti.
“La Buona Scuola” prevede una delega al Governo sul tema dell` inclusione e della ridefinizione del ruolo degli insegnanti di sostegno. I punti oggetto della delega ricalcano i titoli della proposta di legge n. 2444, presentata dalla FISH e dalla FAND, che prevedono, tra altri aspetti positivi, la formazione universitaria separata e una specifica classe di concorso per il sostegno. Ma tutti i docenti e i ricercatori di pedagogia speciale, anche a seguito del Congresso nazionale di Messina del maggio 2015, hanno preso una netta posizione contraria all`ipotesi di percorsi universitari differenziati tra i futuri insegnanti curricolari e quelli di sostegno, convinti del fatto che una tale separazione avrebbe accentuato ancora di più i ben noti meccanismi di delega dell`alunno con disabilità al solo insegnante di sostegno. Per evitare soluzioni parziali, nei mesi concessi al Governo per elaborare il decreto su questi temi è assolutamente necessario il supporto di un tavolo tecnico partecipato dalle varie componenti che realizzano l`integrazione: insegnanti, tecnici, dirigenti, famiglie, ecc.
Docenti di sostegno ‘per sempre’? È pur vero che spesso il servizio come di insegnante di sostegno viene utilizzato per facilitare l’accesso al ruolo docente, per poi transitare sui posti ordinari. Ma la prospettiva di rimanere ‘per sempre’, con una cattedra ad hoc, sul ruolo di sostegno è convincente? Cosa si può guadagnare e cosa si può perdere con questa scelta?
Non è ragionevole pensare a un sostegno ‘per sempre’, ma non tanto perché si vuole che il sostegno rimanga una facile scorciatoia di accesso, o perché sia un lavoro particolarmente usurante, da cui si deve scappare velocemente (a queste tendenze talvolta alludono maliziosamente anche alcuni esponenti di spicco del mondo delle associazioni dei familiari), ma perché la flessibilità e una articolazione che può essere anche composita fa coincidere meglio i bisogni con le competenze necessarie. È assolutamente condivisibile l`obiettivo che si pongono le famiglie degli alunni con disabilità rispetto alla stabilità e alla continuità, evitando i continui cambiamenti, anche nel corso dell`anno, ma questo è un risultata da raggiungere con una intelligente attività di reclutamento e gestione del personale, non costringendo le persone a scelte troppo rigide.
La separazione delle carriere farebbe operare ai futuri docenti specializzati una scelta professionale come la effettuano i colleghi curricolari per la propria disciplina. Coi ruoli separati i docenti che si specializzano per il sostegno sono docenti perché fanno da tramite ai colleghi curricolari per gli apprendimenti disciplinari sia agli alunni con disabilità grazie alle loro maggiori competenze nelle didattiche speciali, sia ai compagni nel facilitare, semplificandoli, i loro apprendimenti.
Si evita la discontinuità didattica, attuale pecca del sistema della possibilità di doppia cattedra
Si acquista un maggior rispetto da parte dei docenti curricolari verso i colleghi specializzati, senza i quali non sono in grado di comunicare seriamente nei casi di gravi disabilità e grazie ai quali riescono a semplificare gli apprendimenti per i compagni non disabili, in quanto essi studieranno per tre anni le didattiche delle singole discipline prima del biennio di specializzazione.
Tuesday, December 9, 2025
Thursday, December 4, 2025
Mar Cantabrico
Le acciughe del Mare Cantabrico, un vero tesoro gastronomico, vengono pescate in un tratto unico dell’Atlantico, fra il nord della Spagna e il sud-ovest della Francia. Queste alici non sono semplici pesci: sono il risultato di un ambiente marino ricco e ben ossigenato che regala loro qualità eccezionali. Il Mar Cantabrico, con le sue acque fredde e nutrienti, è il palcoscenico naturale dove queste acciughe crescono e si sviluppano. Le caratteristiche di questo mare donano a questi piccoli pesci caratteristiche uniche che non troverete nelle altre acciughe.
Il Cantabrico: un Mare di Qualità
Nel Mare Cantabrico l’ambiente marino gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo delle acciughe. Le basse temperature dell’acqua e le condizioni atmosferiche particolari favoriscono una ossigenazione ottimale, cruciale per lo sviluppo di un pesce sano e robusto. Queste condizioni uniche permettono alle acciughe di sviluppare un grasso di qualità superiore e una carne più spessa e polposa rispetto alle alici comuni. Il risultato sono un sapore delicato e ricco in un filetto carnoso, che le distingue dalle altre varietà spesso più piccole o sottili.
Santoña: La Capitale delle Acciughe del Cantabrico
Santoña, un borgo di pescatori in Cantabria, è il cuore pulsante della pesca delle acciughe del Cantabrico. Questa piccola comunità vive principalmente di pesca e raccolta di crostacei, con l’agricoltura che gioca un ruolo minore. Le acciughe di Santoña sono celebri in tutta Europa per la loro eccellenza, rappresentando non solo un prodotto gastronomico, ma anche un elemento fondamentale dell’economia e dell’identità locale.
La Storia Italo-Spagnola delle Acciughe del Cantabrico
La storia delle acciughe del Cantabrico è intrecciata con quella dell’Italia. Nicolas Appert, un innovatore francese, sviluppò la tecnica di conservazione del pesce nota come “appertizzazione”, inventando quindi il pesce in scatola a cui siamo abituati. In Spagna questa tecnica venne adottata per conservare il pesce in eccesso, chiaramente abbondante in un Paese famoso per la tradizione marina . Inizialmente le acciughe erano poco considerate, viste più come esca per latri pesci che come alimento. Ma gli italiani, in particolare quelli provenienti da regioni come Campania , Sicilia, Liguria e Toscana, riconobbero il valore di questo pesce “umile”. I pescatori italiani insegnarono ai loro omologhi spagnoli tecniche di pesca e conservazione avanzate, trasformando il modo in cui le acciughe venivano percepite e trattate.
Da Esca a Prelibatezza
La trasformazione delle acciughe del Mare Cantabrico da semplice esca a prelibatezza ricercata è un capitolo affascinante della storia gastronomica. Fino alla fine del XIX secolo queste acciughe non erano valorizzate, anzi erano quasi sconosciute fuori dalla regione d’origine. In Italia, però, la situazione era opposta, con un’alta domanda di acciughe (grande tradizione quella Toscana, ad esempio) che non poteva essere soddisfatta dalla produzione locale. L’introduzione di tecniche di salatura e conservazione da parte degli italiani ha rivoluzionato l’industria delle acciughe a Santoña.
L’Eredità Italiana in Spagna
L’arrivo degli italiani a Santoña ha segnato un punto di svolta. Le famiglie italiane, con la loro conoscenza e competenza, hanno contribuito a trasformare le acciughe del Cantabrico in una specialità gastronomica di alto valore. La loro influenza ha cambiato non solo il modo di lavorare le acciughe ma anche l’economia locale, rendendo Santoña un centro nevralgico per la produzione di questo pesce, oggi venduto in tutto il mondo.
Acciughe del Cantabrico: Consigli per una Degustazione Ideale
Per apprezzare pienamente le acciughe del Mare Cantabrico, si consiglia di gustarle in varie forme: come tapas, antipasti, o in piatti più elaborati. La loro versatilità le rende ideali per una vasta gamma di ricette, ma è nella loro semplicità che si rivelano in tutta la loro squisitezza.
Le Acciughe del Cantabrico all’Osteria dei Mercanti
All’Osteria dei Mercanti, le acciughe del Mare Cantabrico vengono servite in una maniera che esalta il loro sapore unico. La bruschetta con acciughe e burrata è un piatto che combina la sapidità delle acciughe con la cremosità della burrata, creando un’esperienza culinaria indimenticabile. Questo piatto non è solo un omaggio alla tradizione culinaria spagnola e italiana, ma un connubio di sapori che vi lascerà sbalorditi. Venite all’ Osteria dei Mercanti per provare questa delizia e immergervi in un viaggio gastronomico che celebra la storia e il gusto delle acciughe del Mare Cantabrico! Un tesoro gastronomico nel cuore di Arezzo!
Wednesday, December 3, 2025
Monday, December 1, 2025
Il Battiscafo "TRIESTE"
Il Trieste è un batiscafo progettato in Svizzera, di costruzione italiana e in servizio presso la marina militare degli Stati Uniti d'America dal 1958 al 1971. Si trattava di un'imbarcazione di nuova concezione progettata da Auguste Piccard, con sfera di zavorra solidale allo scafo, cioè non separata e legata alla nave appoggio, e concepita per ospitare due membri d'equipaggio.
Il 23 gennaio 1960 discese fino sul fondo della fossa delle Marianne conseguendo il record umano di profondità sotto il livello del mare, 10 902 metri, soltanto 52 anni dopo quando il regista canadese James Cameron effettuò la discesa in solitaria a bordo del batiscafo Deepsea Challenger.[2] Altre due imbarcazioni, senza equipaggio, avevano raggiunto la stessa profondità nel frattempo, la giapponese Kaiko tra il 1995 e il 1998 e la statunitense Nereus nel 2009.
Animazione che illustra il funzionamento del batiscafo.
Il Trieste fu ideato dallo scienziato svizzero Auguste Piccard, che applicò gli studi ed i suoi esperimenti con il pallone stratosferico. La costruzione del batiscafo venne eseguita in Italia, a Trieste, nel Cantiere San Marco dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico, la sfera di immersione costruita in acciaio inossidabile alle acciaierie di Terni con spessore di 12,6 cm e oblò in quarzo troncoconico realizzato presso le officine Galileo di Firenze, e al cantiere navale di Castellammare di Stabia, dove la sfera fu saldata allo scafo. La prima immersione e il collaudo si svolse nelle acque dell’isola di Capri. In seguito (nel 1958) il Trieste venne acquistato dalla U.S. Navy per 250 000 $.
Il batiscafo era costituito fondamentalmente da una camera riempita di benzina per permettere il galleggiamento del Trieste e da una sfera a pressione costante separata dal resto della struttura. Questa struttura rivoluzionò il metodo di immersione: mentre prima una sfera era calata in acqua da una nave, rimanendo sempre collegata ad essa tramite un cavo, il Trieste era in grado di muoversi liberamente, senza essere collegato in alcun modo alla nave durante l'immersione.
Il Trieste era lungo più di 15 m, ma buona parte della sua grandezza era dovuta alla presenza di una serie di galleggianti riempiti con 85 m³ di benzina e di compensatori riempiti d'aria. L'equipaggio doveva stare nella sfera di 2,16 m, attaccata al fondo della struttura, per raggiungere la quale era necessario attraversare un tunnel che passava attraverso il galleggiante.
Principali caratteristiche del Trieste
All'interno, la sfera in cui si trovava l'equipaggio era accessoriata per permettere la vita di due persone in modo completamente indipendente, tanto dalla nave in superficie, quanto dal resto della struttura. Con un sistema a circuito chiuso simile a quello utilizzato nelle navicelle spaziali, l'aria entrava nella sfera da cilindri in pressione e l'anidride carbonica veniva eliminata passando attraverso scatole metalliche a calce sodata. Il sistema era alimentato da batterie.
La sfera fu costruita a Terni, in Italia, dalla Società delle Fucine delle Acciaierie di Terni. Fu realizzata in due pezzi (semisfere) forgiati e temprati in olio. Per resistere alla pressione di 110 MPa (1,25 tonnellate per cm²) calcolata nella parte inferiore, le pareti della sfera furono costruite di 12,7 cm (lo spessore era sovradimensionato, in modo da permettere alla sfera di sopportare pressioni anche superiori a quelle previste). La sfera pesava 13 tonnellate. Il galleggiante era necessario perché era impossibile progettare una sfera abbastanza grande per mantenere una pressione sopportabile per un uomo ed allo stesso tempo con delle pareti abbastanza sottili da permetterne il naturale galleggiamento. Fu scelta la benzina come liquido per riempire i galleggianti perché è meno densa dell'acqua e mantiene le sue caratteristiche di incomprimibilità anche a pressioni elevate. Lo scafo fu invece costruito nel cantiere navale di San Marco dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Trieste, verso la fine del 1952. La sfera fu quindi fissata allo scafo nel cantiere navale di Castellammare di Stabia, e la prima immersione avvenne il 16 agosto 1953 nelle acque di Capri. La prima vera immersione avvenne il 30 settembre 1953, dalle ore 08:18 alle ore 10:40, a 3 150 metri nella fossa del Tirreno al largo dell'isola di Ponza.
L'unico contatto visivo con l'esterno era reso possibile da un singolo blocco a forma di cono di plexiglas, unico materiale trasparente che potesse sopportare pressioni così elevate. L'illuminazione esterna fu resa possibile con delle speciali lampadine al quarzo, in grado di resistere a pressioni superiori alle 1000 atmosfere senza subire modificazioni.
Nove tonnellate di pellet in ferro fungevano da zavorra poiché le pressioni estreme non avrebbero permesso l'immissione di aria nelle eventuali zavorre. Questa zavorra di ferro era liberata tramite elettromagneti, in modo tale da permettere al Trieste di risalire immediatamente in superficie in caso di guasto all'impianto elettrico.
Don Walsh e Jacques Piccard all'interno del Trieste
L'immersione nella Fossa delle Marianne
Il Trieste partì da San Diego il 5 ottobre 1959 alla volta dell'isola di Guam, per dare inizio al progetto Nekton (una serie di immersioni nella profondissima fossa delle Marianne).
Il 23 gennaio il Trieste raggiunse il punto più profondo della fossa delle Marianne con a bordo Jacques Piccard, figlio di Auguste, e Don Walsh, della U.S. Navy. Questa fu la prima volta che un batiscafo, con o senza equipaggio, raggiunse quella profondità. I sistemi di bordo indicarono una profondità di 11 521 m, anche se successivamente questo dato fu portato a 10 916 m, e misure ancor più precise nel 1995 portarono la profondità a 10 911 m sino ad una misurazione definitiva del 2009 pari 10 902 m.
Per portare a termine la discesa ci vollero 5 ore, e i due uomini rimasero nel punto più profondo del fondale oceanico per circa venti minuti. Una volta raggiunta la profondità massima, Piccard e Walsh riuscirono inaspettatamente a rimettersi in contatto con la nave di supporto in superficie con un sistema sonar/idrofono. I messaggi, per percorrere la distanza che separava il Trieste dalla superficie, impiegavano 7 secondi.
https://www.cherini.eu/pdf/Batisfera.pdf
I due dell'equipaggio osservarono sul fondo dell'oceano la presenza di sogliole o platesse, che provano l'esistenza di forme di vita anche a questi valori di pressione.
L'architettura di Von Neumann
Le capacità matematiche di John von Neumann erano già leggendarie durante la sua vita: a Princeton ebbe scambi con Albert Einstein. (Immagine: Università di Princeton / Ricercatori del Palmer Lab e della Facoltà di Fisica) John von Neumann è stato uno dei più grandi matematici e pionieri dell'informatica del XX secolo, nonché un ex allievo dell'ETH.
Ha studiato chimica all'ETH dal 1923 al 1926. Il professore dell'ETH Benjamin Sudakov rende omaggio alla sua eredità matematica durante un simposio .
ETH-News: Cominciamo con un aneddoto. Le capacità aritmetiche di John von Neumann erano leggendarie. Si dice che fosse in grado di risolvere i problemi più complessi alla velocità della luce .
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