Thursday, September 18, 2025

PEI

Il PEI è il documento ufficiale, determinante per il percorso scolastico degli alunni con disabilità certificata. Acronimo di Piano Educativo Individualizzato, il PEI viene redatto di anno in anno e contiene l’indicazione dettagliata degli interventi educativi e degli interventi didattici, degli obiettivi prefissati per l’alunno e, infine, i criteri di valutazione del percorso didattico. Il PEI fa parte del POF, il Piano dell’Offerta Formativa che ogni scuola usa per illustrare e presentare al pubblico la sua organizzazione e le scelte didattiche e pedagogiche: il POF deve contenere anche le indicazioni riferite alla visione e alle azioni che la scuola intraprende per accogliere gli alunni con disabilità e rispondere alle loro esigenze educative; in linea di principio, tutto il POF si deve ispirare a una didattica inclusiva per evitare di escludere uno o più allievi dalle attività e iniziative previste. Cosa contiene il PEI Ogni anno, dal momento dell’ingresso di un alunno con certificazione di disabilità nel ciclo scolastico (a partire dalla scuola dell’infanzia), o a partire dal momento in cui un allievo riceve una certificazione, la scuola è vincolata alla redazione del PEI che deve contenere: obiettivi didattici, educativi e di apprendimento: fanno parte degli obiettivi anche l’inclusione e la socializzazione, e più in generale il benessere dell’allievo nel contesto della scuola; l’elenco di tutte le attività didattiche, l’organizzazione degli orari e la strutturazione delle attività insieme al metodo e ai sussidi impiegati per organizzarle; la valutazione delle attività, con la descrizione dei metodi e dei criteri che la sostengono; il rapporto tra la scuola e il contesto extra-scolastico. Il PEI, come il PDP (il Piano Didattico Personalizzato), non è un documento immutabile: viene analizzato ogni anno e nel corso dello stesso anno scolastico per valutarne l’efficacia, e modificato per tenere conto dei risultati raggiunti dall’allievo, per aggiornare o confermare gli obiettivi e per adattarlo a necessità emerse durante l’anno. La programmazione per obiettivi minimi e la programmazione differenziata Quando il percorso didattico di un alunno con disabilità lo rende necessario, il PEI può contenere l’indicazione degli obiettivi minimi raggiungibili dall’allievo e comunque conformi al programma ministeriale, che permettono in ogni caso di arrivare al titolo di studio previsto. Diverso è il caso della programmazione differenziata che invece fissa obiettivi non aderenti al programma ministeriale: in questo caso, il PEI contiene l’indicazione del piano didattico differenziato che permetterà di proseguire gli studi ma non ha valore per il conseguimento del titolo di studio; l’allievo consegue quindi un attestato e non un diploma. Due punti fondamentali per la programmazione differenziata: La scuola è tenuta a informare la famiglia che può dare il suo consenso o negare il consenso. La programmazione differenziata può essere rivista nel tempo: se gli obiettivi raggiunti dall’allievo rientrano negli obiettivi minimi, la programmazione viene modificata di conseguenza, e viceversa. Chi scrive il PEI Il PEI è un documento progettuale che coinvolge tutte le figure coinvolte nella vita del bambino che frequenta la scuola: per questo motivo, la redazione è affidata in modo congiunto: alla scuola: tutti gli insegnanti insieme al docente di sostegno; alle figure sociosanitarie che seguono il bambino nelle attività riabilitative e terapeutiche all’esterno della scuola e che possono anche essere coinvolte direttamente in alcune attività scolastiche; alla famiglia, che collabora alla redazione e firma il PEI insieme a tutte le figure coinvolte. Coinvolgendo tutte queste figure, il PEI può descrivere il contesto scolastico in tutti i suoi dettagli e integrare queste informazioni con quelle che derivano dalle attività e gli interventi extrascolastici svolti dal bambino, insieme a tutte le informazioni utili fornite dalla famiglia e dall’alunno stesso: l’obiettivo è conoscere il bambino senza limitarsi solo ai momenti in cui è presente a scuola. Struttura del PEI Il Piano Educativo Individualizzato ha una struttura fissa ed è diviso in sezioni che i redattori devono compilare per intero. Dati e inventario delle risorse La lista iniziale riporta i nomi e i dati salienti delle persone coinvolte nel progetto educativo: dirigente scolastico, docenti curriculari, docente di sostegno, referente del caso, clinici, terapisti e figure educative coinvolte e se tutte le figure proseguono la loro attività a partire dall’anno precedente. In questa parte trovano spazio anche gli interventi riabilitativi ed educativi messi in atto dai servizi sanitari e territoriali e dai servizi sociali, sia che questi avvengano in orario scolastico, sia al di fuori, anche per arrivare a definire un orario scolastico adeguato. Dati e risorse Contiene i dati dell’allievo, i dati della scuola frequentata e la frequenza, altre note informative (assunzione di farmaci, altri dati da segnalare). Tra le risorse effettivamente disponibili vanno elencati: la presenza del docente di sostegno (o di più sostegni, se presenti) con le ore di sostegno assegnate; tutti gli interventi attivi in orario scolastico ed extrascolastico: quante ore per ciascun intervento, il luogo in cui si svolge; tutto il materiale didattico impiegato per supportare l’allievo. Ambiente e accoglienza Il PEI descrive l’ambiente scolastico e la classe sia in senso strutturale, sia riportando descrivendo il gruppo classe, il clima presente in classe, l’organizzazione e gli accorgimenti presi per favorire l’apprendimento. Rapporti con la famiglia Il PEI descrive il coinvolgimento della famiglia e come questa collabora con la scuola, le aspettative, gli obiettivi formativi condivisi e le occasioni di incontro e condivisione, anche con la partecipazione delle figure esterne coinvolte. Obiettivi e strategie di intervento La seconda parte del PEI è la parte più corposa e dettagliata del documento che riporta gli obiettivi di breve periodo descritti in maniera operativa e non solo generica, per valutare meglio se l’allievo li abbia raggiunti: Apprendimento e applicazione delle conoscenze. Compiti e richieste generali: sono gli aspetti più generali di organizzazione di compiti e routine. Comunicazione: le indicazioni riguardano la capacità di comunicare (produrre) e ricevere, di conversare e l’uso di strumenti e tecniche di comunicazione. Mobilità: cambiare e mantenere una posizione, trasportare e maneggiare oggetti, camminare e spostarsi, muoversi con un mezzo di trasporto. Cura della propria persona: riguarda tutti gli aspetti della cura di sé, dall’igiene alla capacità di mangiare e bere, vestirsi, prendersi cura della propria salute. Interazioni e relazioni interpersonali, semplici e complesse con le persone, e la loro adeguatezza. Aree di vita principali: riporta lo svolgimento dei compiti e delle azioni necessarie nelle aree dell’educazione (istruzione), del lavoro e dell’impiego, e la capacità di condurre scambi economici (vita economica). Vita sociale, civile e di comunità: tutta l’area della vita sociale fuori dal contesto famigliare. Per ogni voce necessaria, il PEI riporta l’ambito di apprendimento e applicazione, con il codice previsto, indica gli obiettivi a breve termine, le attività previste per raggiungerli, i fattori ambientali (persone e cose necessari per realizzare l’attività), e la verifica dell’apprendimento. Raccordo con il lavoro di classe Descrive il raccordo tra gli obiettivi e le attività descritte si collegano con il programma della classe e riporta tutti gli adattamenti necessari, compresa la qualità e la quantità dell’intervento del docente di sostegno. Strategie per l’emergenza È la sezione che va compilata quando è necessario concordare strategie particolari per situazioni di particolare complessità, per esempio come somministrare farmaci di emergenza. Organizzazione in caso di assenza di personale scolastico o educativo Riporta l’orario scolastico, la frequenza effettiva dell’allievo e la presenza del sostegno, educatore e collaboratore scolastico, ed è un riferimento fondamentale per organizzare la frequenza in casi di assenza del personale.

Tramezzo

Come contrastare i carichi sismici

Wednesday, September 17, 2025

Non sempre l'APE è obbligatoria

APE

La validità legale di un Attestato di Prestazione Energetica (APE) è di massimo 10 anni dalla data di registrazione, ma questa durata è condizionata al mantenimento delle prestazioni energetiche dell'immobile e al rispetto degli obblighi di manutenzione degli impianti. L'APE deve essere aggiornato in caso di modifiche che influiscono sull'efficienza energetica (come la sostituzione di infissi o della caldaia) o se gli impianti non vengono sottoposti alla regolare manutenzione prevista.

Testosterone che va a mille

A che cosa serve il testosterone nella donna? Perché, a giuste dosi, la può rendere sessualmente vivace ad ogni età e “più morbida”, anche dopo la menopausa? Il testosterone è l’ormone maschile per eccellenza, è noto. Pochi sanno, tuttavia, che anche le donne hanno il testosterone, seppure a livelli dieci volte inferiori a quelli dell’uomo, ma sufficienti a svolgere azioni biologiche potenti per la salute, la sessualità e come “anti-age”. Nella donna normale in età fertile i livelli di testosterone sono addirittura più alti di quelli degli estrogeni, soprattutto nella prima metà del ciclo. Questo bell’ormone è prodotto dall’ovaio, che contiene le cellule di Leydig, identiche a quelle che lo producono nei testicoli. In più è prodotto dal tessuto adiposo, che non è affatto un lardo inerte, ma una potente ghiandola endocrina. Il nostro amico testosterone stimola il cervello a funzionare al meglio: per agire, anche nel cervello dell’uomo viene trasformato in estrogeni. Interessante, no? Sui fondamentali siamo meno diversi di quanto si pensi: uomini e donne hanno in comune 44 cromosomi su 46, e sono diversi solo per la coppia di cromosomi che determinano il sesso (XX per le femmine, XY per i maschi). A livello sessuale, sul cervello il testosterone ha azioni biologiche simili, che si differenziano per intensità (data la diversità di livelli nel sangue e nei tessuti), ma non per caratteristiche. Sul cervello di entrambi aumenta il desiderio, l’eccitazione, la responsività agli stimoli sessuali, in particolare ai feromoni, sostanze sessualmente attraenti che condizionano i nostri comportamenti erotici. Nella donna aumenta in fase ovulatoria, per renderla più disponibile alle avances di un uomo, possibilmente desiderabile, per aumentare le chances di concepimento. L’evoluzione ha pensato alla procreazione e tutta la biologia gira in funzione di questo comando evolutivo millenario. A livello dei genitali, il testosterone agisce sui corpi cavernosi, strutture vascolari specializzate che si riempiono di sangue durante l’eccitazione, in modo identico in uomini e donne. Solo che nell’uomo sono circondati da una tunica rigida, non distensibile: l’”albuginea”. Ecco perché la congestione, nell’eccitazione, determina un netto aumento di pressione all’interno dei vasi: è questo che, per pure ragioni biomeccaniche, determina l’erezione. Nella donna, quando scatta l’eccitazione, i corpi cavernosi si congestionano nello stesso modo: siccome però non sono circondati e contenuti dall’albuginea, la congestione sessuale aumenta il godurioso gonfiore genitale (“vulvare”) e la morbidezza avvolgente sia dell’entrata vaginale (“vestibolo”) sia del famoso punto G, per le fortunate che l’hanno ben sviluppato (è un residuo embrionale della prostata). Nella donna il testosterone è massimo a 18-20 anni: ecco perché il desiderio va a mille. A cinquant’anni si è ridotto già del 50% (e dell’80% se la donna ha avuto l’asportazione delle ovaie). Qual è il punto? Per millenni la morte ha anticipato la menopausa. Solo cent’anni fa, l’età media delle donne italiane era 48 anni. L’innaturale è aver conquistato ben 37 anni in così poco tempo, visto che ora l’età media per le italiane è di 85. Senza testosterone, e senza estrogeni, il cervello è più a rischio di Alzheimer, dato dimostrato da solidi studi su donne che avevano avuta una menopausa precoce chirurgica e non avevano assunto né estrogeni, né testosterone. Ma anche i genitali piangono. In parallelo alla caduta dei livelli di testosterone dai vent’anni in poi, i corpi cavernosi iniziano una silenziosa involuzione: a cinquant’anni abbiamo già perso il 50%. Ecco perché l’intensità della congestione genitale si riduce, aumentano secchezza e dolore, e si riduce il piacere. Per molte donne l’orgasmo diventa così difficile, da far dire: «Il mio clitoride è morto!». Ecco la notizia: può resuscitare! Come? Con una tempestiva terapia ormonale locale a base di testosterone (di estrazione vegetale, o sintetico), su prescrizione medica non ripetibile, se non esistono controindicazioni. Questo ormone agisce anche sui fibroblasti, i nostri operai “costruttori” di collagene, elastina e mucopolisaccaridi: i tessuti genitali ringiovaniscono dal punto di vista biologico, strutturale e sessuale, a tutto spessore, diventando più morbidi e “paffuti”. Altro che laser o silicone. Con un partner piacevole, tutta la risposta sessuale va a mille. E quando la donna è appagata, diventa più morbida e sorridente, ad ogni età. Una gatta felice che fa le fusa.