Monday, March 18, 2024

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Cavallo Vapore

Cavallo vapore, cos’è, come si calcola e perché si chiama così l’unità di misura della potenza Il cavallo vapore è un’unità di misura della potenza e corrisponde alla potenza media fornita da un cavallo da tiro. Cavallo vapore, cos’è, come si calcola e perché si chiama così l’unità di misura della potenza Il cavallo vapore, con simbolo CV, è una delle unità di misura che definiscono la potenza di un sistema. Anche se non è l’unità di misura ufficiale proposta dal sistema internazionale (cioè il watt), ricopre ancora un ruolo centrale soprattutto per quanto riguarda l’industria dei trasporti. Ma perché si chiama cavallo vapore? Equivale davvero alla potenza media di un cavallo? Scopriamolo insieme! Cos'è il cavallo vapore La potenza di un cavallo Cos'è il cavallo vapore Il cavallo vapore è una delle unità di misura della potenza. Questa si definisce come la capacità di compiere un lavoro in un certo lasso di tempo e nel sistema internazionale si misura in watt (W) o con suo multiplo, il kilowatt (kW) Il cavallo motore, o meglio il cavallo motore europeo, definito DIN (da Deutches Institut fur Normung), è quindi un modo alternativo per misurare la potenza ed equivale a circa 735,5 W, ovvero al lavoro necessario per spostare un oggetto di 75 kg ad una velocità di un metro al secondo. Esiste poi il cavallo motore britannico, simboleggiato con HP da horsepower, per identificare una potenza data da 745,3 W. Un HP corrisponde quindi a un valore leggermente più elevato rispetto al cavallo motore europeo. Ma questa unità di misura è davvero nata dal valore di potenza media La potenza di un cavallo Ebbene sì. Proprio James Watt a fine ‘700 stava costruendo dei motori a vapore per rimpiazzare i cavalli, impiegati nei mulini. Per definire il prezzo del motore, si basò sul numero di cavalli necessari per generare la stessa potenza. Stimò una potenza di 33 mila libbre forza con la velocità di un piede al minuto, che battezzò 1 HP, basandosi sulla potenza media che un cavallo poteva fornire durante una giornata intera di lavoro. Ecco perché l'unità di misura si chiama così! I cavalli però sono capaci di generare una potenza massima, o di picco, molto più elevata, di circa 12-15 HP, ma solo per pochi secondi. Già all’epoca i costruttori di mulini sapevano che dovevano far lavorare i cavalli solo al 10% della loro potenza massima, per mantenerli vigorosi e in salute nel tempo. Per generare una potenza giornaliera di 1 HP, il metabolismo di un cavallo aumenta di circa 4 volte rispetto a quello basale, ovvero quello a totale riposo. Questo rapporto, valido per i cavalli, è molto simile a quello di altri vertebrati che svolgono attività con costanza.

ABSOLUTE

Il cantiere nautico Absolute Yachts è diventato interessante nel panorama nautico mondiale. Abbiamo visitato il moderno impianto di Podenzano, dove Absolute gestisce in modo autonomo ogni fase del ciclo di vita delle barche. Ai buoni numeri finanziari dell’azienda fa eco una sofisticata tecnica costruttiva di tutti i loro modelli. Absolute Yachts è uno dei pochi cantieri nautici al mondo che può vantare un bilancio che alla voce indebitamento riporta uno zero tutto tondo. Bisogna partire da questo dato per spiegare la continua ascesa di questa azienda tutta italiana che ha fatto del rigore finanziario la sua forza. La doppia A come rating bancario, 63 milioni di euro di fatturato, un Ebitda del 19,5 per cento e una liquidità di 19 milioni consentono di affrontare i mercati internazionali con la necessaria serenità.
L’aspetto economico finanziario è solo la premessa di una filosofia imprenditoriale basata sulla concretezza e sull’idea di una società solidale. Le persone che lavorano in cantiere sono parte di una grande famiglia dove ognuno è chiamato a dare il proprio contributo con la precisa consapevolezza dell’importanza del ruolo che ricopre. Operai, artigiani, impiegati, progettisti e dirigenti si muovono all’unisono per ottenere il meglio. Sergio Maggi e Angelo Gobbi hanno fondato Absolute con una visione futurista nel fare industria nautica, valorizzando la loro lunga esperienza nel settore. La grande svolta è arrivata con l’ingresso nella società di Patrizia Gobbi, Paola Carini, Giuseppe Bertocci e Angelo Gobbi che ne ha assunto la presidenza. I soci lavorano tutti nell’azienda, ognuno di loro si occupa di un aspetto specifico senza risparmio di energia fisica e intellettuale. I risultati sono immediatezza e condivisione a tutti i livelli, la consapevolezza degli obiettivi e dei metodi stabiliti per raggiungerli, la soddisfazione di lavorare in una squadra coesa. In un clima di questo tipo è naturale trovare elementi materiali e immateriali di gratificazione sia individuale che collettivi. Negli ultimi dieci anni è diventata un’azienda con circa 90 imbarcazioni prodotte all’anno suddivise in quattro linee da 40 a 73 piedi, Flybridge, Sport Line, Sport Yacht e Navetta (l’ultima nata è Navetta 48). Grazie a 40 dealer, il marchio è distribuito in 20 paesi nel mondo. Abbiamo avuto il piacere di visitare gli stabilimenti esattamente dieci anni dopo la costruzione del nuovo cantiere. Già allora ci sembrava figlio di una visione innovativa grazie a scelte che facevano intuire un percorso industriale votato alla qualità, sia del sito sia delle persone che vi operano. La barca è un prodotto che richiede una grande quantità di lavoro manuale, eseguito da mani esperte, il processo industriale deve tenere conto di questo aspetto e per avere un risultato ottimale, sia dal punto di vista della qualità sia da quello della competitività economica, deve esserci un valido progetto di fondo. A Podenzano abbiamo avuto la bella sensazione di trovarci in un’industria vera dove tutto è pensato nei minimi dettagli per ottenere il meglio da ogni azione. Negli ultimi dieci anni sono stati raddoppiati il magazzino verticale robotizzato e i sistemi di ventilazione del reparto laminazione; è stato messo in opera un sistema di alimentazione automatico della resina, è stato realizzato un nuovo centro di lavoro a controllo numerico per la falegnameria e il sistema di stoccaggio e movimentazione automatica del legno compensato. Absolute Yachts gestisce in modo autonomo ogni fase del ciclo di vita delle barche: concept, design, ingegnerizzazione, modellazione, realizzazione stampi e attrezzaggio della produzione, laminazione e assemblaggio strutturale, allestimento impianti e arredi, collaudi, logistica di consegna e messa in servizio. La superficie coperta destinata alla produzione è di 30 mila metri quadrati in un’area complessiva di 58 mila. «Vogliamo far comprendere chi siamo e dove stiamo andando, il mondo nautico è cambiato. La nostra azienda, nel momento in cui c’è stato bisogno di fare sacrifici, ha compiuto quello che probabilmente nessun altro imprenditore della nautica ha prospettato, sono state investite ulteriori risorse economiche, oliato nuovamente e riordinato la macchina». Anche nei momenti di picco della crisi finanziaria mondiale, nella quale il consumo di beni di lusso si è ridotto notevolmente, l’azienda ha retto: «Ci siamo adattati, abbiamo cambiato modelli e diversificato i Paesi dove distribuire le nostre barche. Nel 2013 c’è stata una ripresa del volume d’affari, abbiamo conquistato nuovi mercati permettendo al fatturato una crescita costante, oggi nella nostra sede operano 240 persone che realizzano circa 90 imbarcazioni all’anno».