Friday, May 20, 2022
Antenne interne
Estendere la copertura cellulare anche dove non c'è campo: la
guida completa ai ripetitori di segnale
Quante volte abbiamo avuto esperienze di campo cellulare scarso: zone della casa
poco coperte, garage, ascensore, seminterrati. E con poco campo, non solo le
telefonate funzionano male, ma la connessione dati zoppica e lo smartphone
consuma il doppio e si scalda. Per fortuna una soluzione c'è e non è sperare nella
"clemenza" della telco di turno. Basta estendere la copertura con un ripetitore
privato: tutti possono installarlo. Ecco come
By Gianfranco Giardina • February 25, 2022
È capitato a tutti e continua a capitare: ci sono punti in casa, in ufficio, nei seminterrati, nei
quali la copertura cellulare è "di soglia", va e viene come fosse portata dal vento. Proprio
come fanno le telefonate che cadono e le connessioni dati che toccano il fondo dei bitrate
possibili. Certo, la connessione in fibra e una buona Wi-Fi sistema quasi ogni cosa, salvo le
classiche chiamate telefoniche che alla fine si sentono a sprazzi.
Ma non è solo un problema di connessione: c'è anche la questione consumi e
inquinamento elettromagnetico. Con un segnale debole, lo smartphone viaggia a tutta
potenza per cercare di rimanere in contatto con a stazione base "sfuggente", a danno
delle emissioni elettromagnetiche e dell'autonomia della batteria. Lo smartphone, anche
quando non fa nulla, diventa caldo e si scarica, e anche solo questo è un fastidio terribile.
Al quale, però, è possibile porre rimedio, almeno se nei pressi, all'esterno, c'è un punto
con una ricezione vagamente decorosa: la soluzione è un sistema di amplificazione del
segnale di telefonia mobile, in grado di recuperare il segnale dove c'è e di portarlo dove è
scarso.
Per capire meglio come funzionano, come si installano e quanto costano questi sistemi,
siamo andati a Arcore, presso lo stabilimento produttivo di 3B Elettronica, società
specializzata in questo settore, dove abbiamo incontrato Enrico Boracchi, uno dei
proprietari. A Boracchi abbiamo chiesto di spiegarci tutto su questo tipo di sistemi.
Il principio è semplice: prendere il campo dove c'è e portarlo
dove è scarso
Il più delle volte di fronte a una copertura cellulare scadente o non in grado di entrare nelle
parti meno esposte degli immobili, si pensa che l'unica speranza sia chiedere un
intervento al proprio gestore telefonico: praticamente una missione impossibile, visto che
non è che basti chiamare TIM o Vodafone lamentando una scarsa copertura di casa
propria per far uscire tempestivamente i tecnici sull'antenna per potenziare il segnale.
Non tutti sanno che, invece, la cosa più facile da fare e che può essere fatta senza
chiedere permesso a nessuno (se i lavori sono fatti a regola d'arte) è prendere il segnale
là dove c'è (magari sul tetto dello stabile o semplicemente dall'altra parte della casa,
quella rivolta verso la stazione base) e portarlo dove invece è insufficiente. E senza
badare a questo o quel gestore, ma prendendo tutta una banda, con tutte le sue belle reti
dentro, e replicandola all'interno. "In questo modo - spieghiamo - non ho una
buona copertura solo per un gestore, ma ho tutti i gestori presenti in quella banda,
potendo così offrire il servizio a tutti i famigliari, amici e colleghi, a prescindere dal brand
della loro SIM".
Per permettere al sistema di funzionare, basta che il segnale all'esterno, nel punto di
"prelievo", sia tra -65 e -30 dBm: a fare il resto ci pensa l'amplificatore e le antenne
sistemate all'interno.
Le bande utilizzate oggi dalla telefonia sono fondamentalmente cinque:
800 Mhz (Wind3,
Tim e Vodafone in LTE o 4G);
900 MHz (GSM, tutti e quattro i gestori);
1800 MHz (DCS,
LTE o 4G, tutti e quattro i gestori);
2100 MHz (UMTS, tutti e quattro i gestori);
2600 MHz
(LTE o 4G, tutti e quattro i gestori).
Le bande attualmente in uso e le sottobande in uso ai diversi gestori
"Ci sono apparati più semplici ed economici che gestiscono una sola banda ;
via via si può crescere fino a gestire tutte e cinque le
bande, se si vuole".
Più si aumentano le bande, più si migliora la tenuta del servizio interno
anche con un numero non banale di utenti (come potrebbe essere in un grande ufficio),
mentre in una situazione domestica va benissimo una sola banda, magari quella che
garantisce la migliore ricezione dell'antenna esterna.
Due antenne, una interna e una esterna, e un amplificatore di
segnale.
L'architettura di questi sistemi è molto semplice: un'antenna esterna e una interna tra le
quali c'è infrapposto un amplificatore a due vie, "ricezione" e "trasmissione".
L'antenna
esterna si incarica di catturare il segnale proveniente dalla stazione base (l'antenna del
gestore telefonico, per intenderci) e rilanciare verso di essa quello generato dai telefoni
locali; l'antenna interna diffonde il campo all'interno dei locali, garantendo così la
copertura cellulare.
Lo schema di funzionamento dell'impianto di amplificazione del segnale cellulare
Le antenne interne ed esterne sono generalmente equivalenti e intercambiabili, ma
all'esterno, se possibile, si tende ad usare un modello direttivo: è più efficiente e cattura
un segnale più forte; ma funziona bene solo se viene fatto un buon puntamento verso la
stazione base più vicina. Per direzionare al meglio l'antenna serve un misuratore di campo
senza il quale è difficile collimare bene la direzione verso la stazione base.
Con un misuratore di campo, l'installatore può verificare zona per zona il livello di segnale nelle
diverse bande e, all'interno di queste, le portanti dei diversi gestori.
In alternativa - e in molti casi la si preferisce - è possibile optare per un'antenna
omnidirezionale, capace di catturare il segnale a 360 gradi: "L'antenna omnidirezionale è
la soluzione migliore per i centri cittadini e per gli impianti in cui si
vogliono servire molti utenti: il sistema così riceve segnale da più celle e smista le
chiamate su di esse, minimizzando i rischi di saturazione della rete che si potrebbero
avere puntando un solo impianto".
In questo caso è stata installata un'antenna direttiva sullo stesso palo dell'antenna televisiva,
puntando la cella più vicina.
L'amplificatore e le due antenne sono collegate via cavo: "Il cavo può anche essere molto
lungo , ma per evitare perdite, più lungo è più deve avere un
diametro generoso. Se richiesto noi forniamo il cavo già pronto sulla lunghezza
necessaria".
Ci vorrà un kit specifico .
Dal lato dell'antenna generalmente lo spinotto da utilizzare è bello grosso e non può certo
essere tirato in canalina; ma spesso, lato amplificatore, si una un connettore molto più
piccolo, poco più del cavo stesso, che può passare facilemente in canalina: "Per gli
impianti più piccoli ,normalmente si usano cavi preintestati in
laboratorio con un connettore piccolo, così si possono tirare facilmente anche in canaline
e passaggi non troppo generosi".
Capita poi che la copertura interna richieda più di un'antenna, per esempio se bisogna
servire più di un piano o zone molto ampie: non è un problema, basta aggiungere uno
splitter passivo che moltiplichi il segnale su più cavi; ovviamente l'amplificatore deve
essere dimensionato opportunamente per reggere una distribuzione più generosa.
Due modelli di antenna da interni, a destra un modello direttivo, a sinistra uno omnidirezionale.
Serve un sistema "buono", altrimenti sono guai
Ma serve un'autorizzazione per poter installare un sistema di amplificazione del segnale
cellulare? "No, a patto ovviamente che offra copertura in uno spazio privato .
La cosa più importante è che gli apparati siano certificati: c'è una norma
europea che si chiama RED (Radio Equipment Directive, ndr) alla quale l'apparato si deve
categoricamente attenere, altrimenti è fuorilegge.
Sul manuale deve essere chiarita se
questa certificazione c'è o meno".
Ma la certificazione potrebbe non bastare: è anche necessario che l'impianto sia
progettato e dimensionato bene: "Attenzione il sistema
deve essere pensato correttamente ed è meglio che abbia alcuni controlli automatici sugli
amplificatori, perché altrimenti è concreto il rischio che, nella migliore delle ipotesi,
funzioni male; nella peggiore, si può arrivare ad accecare la stazione base, bloccando il
servizio per tutti gli utenti della cella". Una tale evenienza è ovviamente sanzionata come
interruzione di servizio pubblico e ha anche delle ricadute in termini penali: "Tutti i nostri
apparati sono dotati di controllo automatico del guadagno dell'amplificatore, che previene
qualsiasi problema. Purtroppo non è così per molti amplificatori che si trovano in giro a
prezzi molto concorrenziali". Insomma, il classico caso in cui risparmiare qualcosa può
esporre a gravi rischi.
Le situazioni che possono mandare "in palla" i sistemi stupidi
Ci sono due situazioni che mandano in crisi gli amplificatori privi di controllo automatico:
innanzitutto l'antenna esterna e l'antenna interna devono essere sufficientemente
isolate tra loro, quindi non troppo vicine. Se si "sentono" tra loro il sistema va in
oscillazione, per intenderci un po' come il classico sibilo di feedback tra microfono e casse
su un palcoscenico progettato acusticamente male. Un buon amplificatore deve avere il
controllo anti-oscillazione e piuttosto di divergere e impazzire deve semplicemente
mettersi in "pausa". Ovviamente resta il problema, tutto progettuale, di tenere le due
antenne sufficientemente distanti l'una dall'altra, soprattutto se quella esterna è
omnidirezionale e non direttiva. E per questo è basilare un installatore di esperienza e un
buon progetto.
Se l'antenna interna ed esterna sono troppo vicine e si "sentono" c'è il rischio di accecare l'intera
cella telefonica. Per evitare problemi di questo tipo è necessario avere un sistema che abbia il
rilevamento automatico dell'intermodulazione e che, nel caso, vada in blocco automatico, senza
creare disservizi alla rete pubblica.
Il secondo aspetto riguarda il guadagno dell'amplificatore: certamente è regolabile in fase
di installazione, ma se poi qualcosa cambia (per esempio un gestore accende una nuova
stazione base vicina), si rischia di amplificare troppo e mandare il sistema in saturazione.
Un fenomeno che la Solari engineering group ci spiega molto bene: "È più o meno la stessa cosa che
succede quando in una stanza qualcuno che guarda la TV alza troppo il volume; gli altri
che stanno parlando tra loro non si capiscono più. Allo stesso modo, se l'amplificatore ha
un guadagno troppo alto rispetto al segnale presente, il rischio concreto è che il sistema
non funzioni più e che addirittura si mandino fuori uso tutti i cellulari della zona". Gli
amplificatori con il controllo automatico del guadagno si adattano momento per
momento alle mutate condizioni del campo, senza chiedere alcuna regolazione
manuale e garantendo sempre il miglior servizio: "Il nostro sistema più semplice, tanto per
fare un esempio, è completamente automatico : si attacca alla
corrente e si accende, basta, non serve fare altro. Il resto lo fa lui, prima misurando
l'eventuale intermodulazione tra le due antenne, difendendosi da eventuali oscillazioni, e
poi calibrando il guadagno di amplificazione per rimanere sempre nei range di buon
funzionamento".
Onde radio e salute: amplificare può dare problemi?
Una delle domande più frequenti riguarda il fatto se, amplificare il segnale cellulare per
esempio in casa o in un ufficio, possa comportare un aumento di rischi per la salute,
ammesso che ce ne siano. "È il perfetto contrario : quando parliamo
al telefono e il segnale è scadente, lo smartphone spinge la potenza al massimo per
raggiungere la stazione base, che magari è a chilometri di distanza, e quello può essere il
maggior problema, visto che lo si tiene a contatto con la testa. Se invece abbiamo un
sistema di amplificazione, il nostro cellulare dovrà raggiungere solo la nostra antenna
interna, a pochi metri, e quindi userà una frazione della potenza di trasmissione che
avrebbe altrimenti usato". In questo modo, quindi, non solo la connessione è più stabile
(anche quella dati, ovviamente) ma si abbatte l'esposizione personale ravvicinata alle
onde elettromagnetiche e il consumo di batteria.
OK, ma quanto costa?
Si parte da 700 euro installato
A questo punto la curiosità più grande riguarda i costi di queste soluzioni.
Noi
abbiamo messo a punto una soluzione molto intelligente per le abitazioni e le superfici
fino a 150 metri quadrati, composta da un'antenna da esterni, 10 metri di cavo
preintestato e l'amplificatore che già integra un'antenna da interni: questa soluzione, per
un'installazione standard, ha costi attorno ai 700 euro".
La soluzione più piccola per noi un amplificatore monobanda con l'antenna da interni già
integrata.
Ovviamente si tratta di un amplificatore monobanda, che comunque può essere scelta nel
modello GSM (900 MHz) o in quello UMTS (2100 MHz).
Questa soluzione è
particolarmente smart visto che non richiede alcuna regolazione ma "sente"
autonomamente il campo esterno e valuta l'eventuale interazione con l'antenna interna
per autocalibrarsi completamente: l'utente deve solo attaccare la spina e il medesimo
telaio, molto piccolo, comprende sia l'amplificatore che l'antenna interna; questa può
anche essere esclusa, se dove viene collocato l'amplificatore non è il posto migliore e si
può comunque attaccare un'antenna esterna per una migliore copertura.
Oltre questa soluzione facile, a seconda delle esigenze, si può salire con amplificatori
multibanda e diverse antenne interne, con relativi splitter, per dare massima copertura allo
stabile in questione. Infine c'è tutto il mondo dei "progetti speciali", dove il
dimensionamento e il tipo di apparati da utilizzare viene messo a punto per seguire le
specifiche richieste dal committente.
È anche possibile installare impianti di rilancio del segnale posti in zone impervie ed alimentati da un
pannello solare collegato a una batteria tampone.
"Abbiamo progettato impianti di tutti i tipi : per esempio un hotel in
centro a Milano, per il quale abbiamo coperto perfettamente ogni stanza e ogni altro
spazio comune, garage e ascensori compresi". E proprio l'ascensore è uno dei punti deboli
della copertura cellulare, dato che la struttura metallica, tra l'altro contenuta in un vano in
cemento armato, crea una doppia gabbia di Faraday difficilmente permeabile alle
radiofrequenze: "Per risolvere il problema degli ascensori abbiamo usato un'antenna
piatta che ci è stata nella plafoniera, senza alcun impatto estetico evidente; e il segnale
glielo abbiamo portato in fibra ottica, con una conversione a monte e a valle, perché
questo era l'unico modo per far sì che il cavo potesse tenere le continue piegature a cui
sono soggetti i collegamenti con la cabina".
L'antenna piatta usata, tra l'altro, nella plafoniera degli ascensori in un grande hotel milanese.
Ma non solo: ci ha raccontato anche di intere gallerie ferroviarie coperte
alla stessa maniera.
Impianti di ripetizione della rete cellulare vengono installati spesso anche nelle gallerie, non solo
quando sono in esercizio, ma anche quando sono in costruzione, per evidenti motivi di sicurezza e
per contattare e coordinarsi con gli operai all'interno.
Di palazzine intere altrimenti con pochissimo segnale; addirittura di un paese rimasto in
"ombra" rispetto alla cella telefonica locale: in quel caso è stato costruito un traliccio alto
decine di metri che prendeva il segnale nella parte più alta da un'antenna direttiva e lo
rilanciava amplificato nella parte più bassa illuminando così il paese, riconnesso con il
mondo.
La collina oscura la copertura sul paese che è subito sotto.
Con il traliccio in primo piano si prende il
campo in alto e dal basso si illumina il paese.
Tutte soluzioni che richiedono una progettazione e un'installazione attenta. Da notare però
che J@TCompany non cura l'installazione ma si limita a produrre e distribuire agli
impiantisti. "Su questi prodotti l'esperienza conta: spesso il
"progetto" lo facciamo noi, serve esperienza anche solo per identificare i prodotti giusti per
risolvere le diverse situazioni.
A ogni utente si cerca di studiare
"gratuitamente" una soluzione: poi li mettiamo in contatto qualche installatore".
Questa è una soluzione.
Thursday, May 19, 2022
Collegio docenti
COLLEGIO DEI DOCENTI – COMPETENZE
Il Collegio dei docenti è l’organo tecnico dell’istituzione scolastica in materia didattica; è un organo equiordinato al dirigente scolastico; quest’ultimo, infatti, svolge una funzione di coordinamento che esclude qualsiasi funzione di carattere gerarchico sovraordinato ai suoi membri. Le attribuzioni del Collegio dei docenti sono ancora dettate dall’art. 7 del D. L.vo 297/94; esse, malgrado la terminologia un po’ superata, sono perfettamente congruenti con le altre disposizioni in mateira di autonomia scolastica, fuorché il comma 2 lettera h), che prevede l’elezione dei collaboratori; in effetti nessuna norma l’ha esplicitamente disapplicato, ma in seguito all’attribuzione della dirigenza, la disposizione dell’art. 25 comma 5 del D. L.vo 165/01, prevede che i collaboratori siano scelti dal Preside. Un’incongruenza rimasta irrisolta forse in vista di una riforma degli Organi Collegiali che non è mai giunta a termine.
Decreto legislativo n. 297 del 16 aprile 1994 – Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione
Art. 7 – Collegio dei docenti
1. Il collegio dei docenti è composto dal personale docente di ruolo e non di ruolo in servizio nel circolo o nell’istituto, ed è presieduto dal direttore didattico o dal preside. Fanno altresì parte del collegio dei docenti i docenti di sostegno che ai sensi del successivo articolo 315, comma 5, assumono la contitolarità di classi del circolo o istituto. Nelle ipotesi di più istituti o scuole di istruzione secondaria superiore di diverso ordine e tipo aggregati, ogni istituto o scuola aggregata mantiene un proprio collegio dei docenti per le competenze di cui al comma 2.
2. Il collegio dei docenti: a) ha potere deliberante in materia di funzionamento didattico del circolo o dell’istituto. In particolare cura la programmazione dell’azione educativa anche al fine di adeguare, nell’ambito degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, i programmi di insegnamento alle specifiche esigenze ambientali e di favorire il coordinamento interdisciplinare. Esso esercita tale potere nel rispetto della libertà di insegnamento garantita a ciascun docente; b) formula proposte al direttore didattico o al preside per la formazione, la composizione delle classi e l’assegnazione ad esse dei docenti, per la formulazione dell’orario delle lezioni e per lo svolgimento delle altre attività scolastiche, tenuto conto dei criteri generali indicati dal consiglio di circolo o d’istituto; c) delibera, ai fini della valutazione degli alunni e unitamente per tutte le classi, la suddivisione dell’anno scolastico in due o tre periodi; d) valuta periodicamente l’andamento complessivo dell’azione didattica per verificarne l’efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati, proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell’attività scolastica; e) provvede all’adozione dei libri di testo, sentiti i consigli di interclasse o di classe e, nei limiti delle
disponibilità finanziarie indicate dal consiglio di circolo o di istituto, alla scelta dei sussidi didattici; f) adotta o promuove nell’ambito delle proprie competenze iniziative di sperimentazione in conformità degli articoli 276 e seguenti; g) promuove iniziative di aggiornamento dei docenti del circolo o dell’istituto; h) elegge, in numero di uno nelle scuole fino a 200 alunni, di due nelle scuole fino a 500 alunni, di tre nelle scuole fino a 900 alunni, e di quattro nelle scuole con più di 900 alunni, i docenti incaricati di collaborare col direttore didattico o col preside; uno degli eletti sostituisce il direttore didattico o preside in caso di assenza o impedimento. Nelle scuole di cui all’articolo 6, le cui sezioni o classi siano tutte finalizzate all’istruzione ed educazione di minori portatori di handicap anche nei casi in cui il numero degli alunni del circolo o istituto sia inferiore a duecento il collegio dei docenti elegge due docenti incaricati di collaborare col direttore didattico o preside; i) elegge i suoi rappresentanti nel consiglio di circolo o di istituto; l) elegge, nel suo seno, i docenti che fanno parte del comitato per la valutazione del servizio del personale docente; m) programma ed attua le iniziative per il sostegno degli alunni portatori di handicap; n) nelle scuole dell’obbligo che accolgono alunni figli di lavoratori stranieri residenti in Italia e di lavoratori italiani emigrati adotta le iniziative previste dagli articoli 115 e 116; o) esamina, allo scopo di individuare i mezzi per ogni possibile recupero, i casi di scarso profitto o di irregolare comportamento degli alunni, su iniziativa dei docenti della rispettiva classe e sentiti gli specialisti che operano in modo continuativo nella scuola con compiti medico, socio-psico-pedagogici e di orientamento; p) esprime al direttore didattico o al preside parere in ordine alla sospensione dal servizio e alla sospensione cautelare del personale docente quando ricorrano ragioni di particolare urgenza ai sensi degli articoli 468 e 506; q) esprime parere, per gli aspetti didattici, in ordine alle iniziative dirette alla educazione della salute e alla prevenzione delle tossicodipendenze previste dall’articolo 106 del testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990 n. 309; r) si pronuncia su ogni altro argomento attribuito dal presente testo unico, dalle leggi e dai regolamenti, alla sua competenza. 3. Nell’adottare le proprie deliberazioni il collegio dei docenti tiene conto delle eventuali proposte e pareri dei consigli di intersezione, di interclasse o di classe.
4. Il collegio dei docenti si insedia all’inizio di ciascun anno scolastico e si riunisce ogni qualvolta il direttore didattico o il preside ne ravvisi la necessità oppure quando almeno un terzo dei suoi componenti ne faccia richiesta; comunque, almeno una volta per ogni trimestre o quadrimestre.
5. Le riunioni del collegio hanno luogo durante l’orario di servizio in ore non coincidenti con l’orario di lezione.
6. Le funzioni di segretario del collegio sono attribuite dal direttore didattico o dal preside ad uno dei docenti eletto a norma del precedente comma 2, lettera h).
FUNZIONI E COMPETENZE DEL CONSIGLIO DI ISTITUTO – GIUNTA ESECUTIVA
Che cos’è il Consiglio di Istituto?
Il C.d.I. è l’organo di indirizzo e di gestione degli aspetti economici e organizzativi generali della scuola. In esso sono rappresentate tutte le componenti dell’Istituto (docenti, studenti, genitori e personale non docente) con un numero di rappresentanti variabile a seconda delle dimensioni della scuola.Nelle scuole con popolazione scolastica superiore a 500 alunni i componenti sono19:
– otto rappresentanti del personale docente
– due rappresentanti del personale A.T.A.
– quattro rappresentanti dei genitori
– quattro rappresentanti degli alunni
Il Dirigente scolastico è membro di diritto del C.d.I. che, secondo l’attuale normativa, è presieduto da un genitore e si rinnova con cadenza triennale tramite elezione a scrutinio segreto
Che cosa fa il Consiglio di Istituto?
Le attribuzioni del Consiglio sono descritte dal Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n.° 297 “Testo Unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione relative alle scuole di ogni ordine e grado” (art. 10). In particolare il C.d.I.:
a) Elabora e adotta gli indirizzi generali e determina le forme di AUTOFINANZIAMENTO della scuola
b) Delibera il PROGRAMMA ANNUALE, ex bilancio e il conto consuntivo; stabilisce come impiegare i mezzi finanziari per il funzionamento amministrativo e didattico
c) Delibera in merito all’adozione e alle modifiche del REGOLAMENTO INTERNO dell’istituto
d) Stabilisce i criteri generali in merito a:
– acquisto, rinnovo e conservazione delle attrezzature tecnico-scientifiche, dei sussidi didattici (audio-televisivi, libri) e di tutti i materiali necessari alla vita della scuola;
– attività negoziale del Dirigente Scolastico (contratti, convenzioni, utilizzo locali scolastici da parte di Enti o Associazioni esterne, assegnazione di borse di studio);
– partecipazione dell’istituto ad attività culturali, sportive e ricreative, nonché allo svolgimento di iniziative assistenziali;
– organizzazione e programmazione della vita e dell’attività della scuola, comprese le attività para/inter/extrascolatiche (calendario scolastico, programmazione educativa, corsi di recupero, visite e viaggi di istruzione, ecc.), nei limiti delle disponibilità di bilancio;
e) Definisce gli INDIRIZZI GENERALI DEL POF elaborato dal Collegio Docenti (DPR 275/99);
f) ADOTTA il P.O.F.
g) Indica i criteri generali relativi alla formazione delle classi, all’assegnazione dei singoli docenti alle classi (D.Lgs. 59/03 Art. 7 comma 7) e al coordinamento organizzativo dei consigli di classe
h) Stabilisce i criteri per l’espletamento dei servizi amministrativi (orari di sportello, tempi di risposta per documenti, ecc.) ed esercita le competenze in materia di uso delle attrezzature e degli edifici scolastici.
Il C.d.I. nella sua prima seduta, elegge, tra i suoi membri, una Giunta Esecutiva.
Su tematiche particolarmente complesse è possibile costituire una Commissione Mista.
Che cos’è la Giunta esecutiva?
È un organo esecutivo: tra i suoi compiti vi è, ad esempio, quello di controllare la corretta applicazione delle delibere del C.d.I.; inoltre, deve essere bene informata sulle esigenze della scuola e saperne recepire le varie istanze, ponendosi sempre al servizio del Consiglio.
La Giunta viene rinnovata, come il C.d.I., ogni tre anni tramite elezioni e negli istituti di istruzione secondaria inferiore è composta da: un genitore, un insegnante, un rappresentante del personale A.T.A. Sono membri di diritto della Giunta il Dirigente Scolastico, che la presiede in rappresentanza dell’istituto, e il Direttore dei Servizi Generali ed Amministrativi (D.S.G.A.), che svolge anche funzioni di segretario della Giunta. È possibile invitare alla Giunta Esecutiva il Presidente del Consiglio d’Istituto, formalmente come uditore.
Che cosa fa la Giunta esecutiva?
Predispone il programma annuale e il conto consuntivo, prepara i lavori del Consiglio di Istituto, esprime pareri e proposte di delibera, cura l’esecuzione delle delibere, propone al C.d.I. il programma delle attività finanziarie allegando un’apposita relazione e il parere di regolarità contabile del Collegio dei Revisori, predispone il materiale necessario alla corretta informazione dei Consiglieri.
Può avere competenze riguardo i provvedimenti disciplinari a carico degli alunni: le deliberazioni sono adottate su proposta del rispettivo Consiglio di classe, secondo procedure definite dal Regolamento.
La Giunta predispone l’O.d.G. del Consiglio tenendo conto delle proposte formulate dal Presidente, dai singoli Consiglieri, dai Consigli di Classe, dal Collegio dei Docenti e dalle Assemblee dei Genitori.
Rispetto alle proposte della Giunta, organo esecutivo, il Consiglio, organo deliberante, ha comunque il diritto di iniziativa, ovvero la possibilità di deliberare in modo diverso rispetto alle proposte fatte dalla Giunta.
Il genitore che partecipa alla giunta dovrebbe avere una particolare sensibilità e formazione per portare istanze e proposte dei genitori, per chiedere approfondimenti e documenti su temi complessi, per comunicare gli argomenti in preparazione, per non accontentarsi di un lavoro delegato al Dirigente o alla Segreteria.
Che cos’è e cosa fa una Commissione?
Su tematiche particolarmente complesse, dove risultasse necessario o utile sviluppare momenti di confronto, lavoro comune, indagine e ricerca, analisi e proposte, il C.d.I. può costituire gruppi di lavoro con un preciso mandato. Laddove possibile, è opportuno cercare di formare Commissioni miste, composte cioè da più componenti (docenti, genitori, studenti). Pur nella ristrettezza dei tempi
disponibili, la Commissione può garantire al Consiglio un adeguato momento di approfondimento che dà qualità all’informazione, alla consultazione, al confronto, al processo decisorio.
Come si diventa Presidente del Consiglio d’Istituto?
Il Presidente è eletto alla prima riunione del Consiglio, mediante votazione segreta, tra i rappresentanti dei genitori membri del Consiglio: i genitori in questo caso sono contemporaneamente elettori e candidati. All’elezione partecipano tutte le altre componenti del Consiglio.
In prima votazione il Presidente è eletto a maggioranza assoluta dei votanti (metà + 1 dei componenti) altrimenti, in seconda votazione, a maggioranza relativa (metà + 1 dei presenti).
Il Consiglio può deliberare di eleggere, con le stesse modalità previste per l’elezione del Presidente, anche un Vice Presidente che assumerà le attribuzioni del Presidente in caso di sua assenza. In caso di assenza anche del Vice Presidente, le attribuzioni del Presidente sono esercitate dal Consigliere genitore più anziano.
Quando il Presidente decade dalla carica, si deve procedere a nuova elezione.
Che cosa fa il Presidente del Consiglio d’Istituto?
Convoca il C.d.I. su richiesta del Dirigente Scolastico, della Giunta Esecutiva, di almeno un terzo dei Consiglieri o di sua iniziativa e a sua discrezione, se la richiesta proviene da meno di un terzo dei Consiglieri. Soltanto la prima convocazione del Consiglio è disposta e presieduta dal Dirigente Scolastico (di solito fino all’elezione del Presidente). Egli presiede e cura l’ordinato svolgimento delle sedute del Consiglio, affidando ad un membro del Consiglio – oppure a turno a più membri – le funzioni di Segretario per la redazione dei verbali (da firmare in un registro a pagine precedentemente numerate).
In caso di votazioni e di delibere con esito di parità, il voto del Presidente vale doppio. Il Presidente scioglie la seduta in mancanza del numero legale dei Consiglieri; può sospenderla temporaneamente per esaminare delibere e mozioni. È altresì sua facoltà, dopo aver dato gli opportuni avvertimenti, allontanare chiunque, nel pubblico sia causa di disordine ed eventualmente proseguire la seduta in forma non
pubblica.
Qual è il ruolo dei vari componenti del C.d.I.?
• Presidente conduce la riunione
• Dirigente Scolastico illustra le proposte della Giunta; rappresenta l’amministrazione
• Studenti
• Genitori
• Docenti
• Personale ATA
discutono e formulano proposte, rappresentando le rispettive componenti Regolamento C.d.I.
Fatto salvo quanto previsto dalla normativa nazionale, ogni istituto può stabilire regole interne per disciplinare le riunioni del C.d.I. Queste regole possono riguardare, ad esempio, le modalità per la convocazione del Consiglio, le variazioni dell’O.d.G. predisposto dalla Giunta, l’inserimento di punti di discussione nelle “varie ed eventuali”, la validità delle sedute e delle deliberazioni, ecc.
FUNZIONI E COMPETENZE DEL CONSIGLIO DI CLASSE
Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297 Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione
Art. 3.- Consiglio di di classe.
Fanno parte del consiglio di classe nella scuola secondaria inferiore due rappresentanti eletti dai genitori degli alunni iscritti alla classe;
Le funzioni di segretario del consiglio sono attribuite dal dirigente scolastico a uno dei docenti membro del consiglio stesso.
Le competenze relative alla realizzazione del coordinamento didattico e dei rapporti interdisciplinari spettano al consiglio di classe con la sola presenza dei docenti.
I consigli di classe sono presieduti rispettivamente dal direttore preside oppure da un docente, membro del consiglio, loro delegato; si riuniscono in ore non coincidenti con l’orario delle lezioni, col compito di formulare al collegio dei docenti proposte in ordine all’azione educativa e didattica e ad iniziative di sperimentazione e con quello di agevolare ed estendere i rapporti reciproci tra docenti, genitori ed
alunni. In particolare esercitano le competenze in materia di programmazione, valutazione e sperimentazione previste dagli articoli 126, 145, 167, 177 e 277. Si pronunciano su ogni altro argomento attribuito dal presente testo unico, dalle leggi e dai regolamenti alla loro competenza. I provvedimenti disciplinari a carico degli alunni di cui all’articolo 19 lettera d) del regio decreto 4 maggio 1925, n. 653, rientrano nella competenza dei consigli di classe di cui al presente titolo.
consiglio – comitato – giunta
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