Friday, May 31, 2024

Termoigrometro Testo 610 Luglio 1996 Centro ricerca ENEA Saluggia Vercelli

Testo 610 - Termoigrometro serie pocket 0560 0610 Facile misura di temperatura e umidità Calcolo del punto di rugiada e della temperatura del bulbo umido Display illuminato Sensore di umidità capacitivo stabile nel lungo periodo Il pratico e maneggevole termoigrometro testo 610 è la soluzione ideale per misurare in modo veloce e preciso la temperatura e l'umidità nei locali interni. Lo strumento compatto è inoltre in grado di calcolare il punto di rugiada e la temperatura del bulbo umido. Con il termoigrometro testo 610 è possibile misurare in modo veloce e preciso la temperatura e l'umidità in locali interni come ad es. uffici, magazzini, stabilimenti di produzione o server farm. Lo strumento, facile da usare, è inoltre in grado di calcolare il punto di rugiada e la temperatura del bulbo umido. Entrambi i valori, che permettono di trarre conclusioni sul rapporto temperatura/umidità, sono fattori importanti per valutare il clima interno. Tecnologia affidabile facile da usare: il termoigrometro testo 610 Grazie al suo sensore di temperatura NTC integrato, il termoigrometro testo 610 garantisce la massima precisione durante la misura della temperatura. Lo strumento misura l'umidità con un sensore di umidità capacitivo che si contraddistingue per la sua stabilità a lungo termine. I due sensori rendono lo strumento testo 610 un compagno di lavoro affidabile e duraturo. Il termoigrometro è molto facile da usare: il valore della temperatura e quello dell'umidità sono ben leggibili sul display illuminato. Inoltre è possibile visualizzare sul display anche i valori calcolati del punto di rugiada e della temperatura del bulbo umido così come i valori min/max. Grazie al cappuccio di protezione removibile e al cinturino da polso, il pratico termoigrometro può essere conservato e trasportato in totale sicurezza. Dotazione Termoigrometro testo 610 con cappuccio di protezione, protocollo di collaudo, e batterie. Temperatura - NTC Campo di misura -10 a +50 °C Precisione ±0,5 °C Risoluzione 0,1 °C Umidità - capacitivo Campo di misura 0 a 100 %UR Precisione ±2,5 %UR (5 a 95 %UR) Risoluzione 0,1 %UR Please see the additional accuracy information for humidity in the instruction manual. Dati tecnici generali Peso 90 g (con batterie e cappuccio protettivo) Dimensioni 119 x 46 x 25 mm (con cappuccio protettivo) Temperatura di lavoro -10 a +50 °C Frequenza di misura 1 s Classe di protezione IP20 Tipo batteria 2 x AAA batteria (1.5 V, LR03) Durata batteria 200 h (media, senza display retroilluminato) Temperatura di stoccaggio -40 a +70 °C Catalogo di prodotto testo 610 (pdf, 651.54 kB) Istruzioni per l'uso testo 610 (pdf, 794.67 kB)

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Tuesday, May 21, 2024

Lavaggio tubature Condizionatore

Prove preselettive dirigenti

Programmi

Adempimenti di fine anno: firma degli alunni nei programmi svolti non è necessaria Vi è una prassi (in alcuni casi una vera e propria leggenda) diffusa nelle scuole che è quella di far firmare agli allievi il programma finale (compreso quello degli Esami di I e II grado) pensando che tale firma lo convalidi o lo renda immune da eventuali “contestazioni”. Per i programmi degli Esami di Stato di II grado si invoca addirittura l’obbligatorietà! Non esiste una norma che supporti tutto questo. Un docente è un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni (i compiti sono sempre atti ufficiali) e non ha bisogno della firma degli allievi (anche se maggiorenni) per la “validazione” dei compiti svolti in classe oppure della programmazione finale (compresi i programmi per gli esami di stato di I e II grado). Tale programmazione, infatti, non ha bisogno di alcuna validazione o “accettazione” da parte degli allievi perché in pratica è stata già svolta e riportata nel registro di classe (che è a tutti gli effetti un atto pubblico) e in quello personale del docente. Non si capisce quindi a cosa serva la firma degli allievi: devono “testimoniare” che proprio quella è la programmazione che è stata svolta? E se, per esempio, si rifiutassero di firmarla, la programmazione non sarebbe valida? In conclusione, la firma degli allievi sul programma finale non ha alcun senso e nemmeno alcun valore giuridico (qualcuno parla di un coinvolgimento nella pratica educativa ma anche qui ci sarebbe da discutere). Rimane comunque una pratica legittima, nel senso che se si fa o non si fa non cambia nulla, dal momento che non esiste nessuna normativa a supporto che sia favorevole ma neanche contraria, ma sicuramente “vuota” dal punto di vista amministrativo/giuridico, è sempre bene precisarlo, e nel momento in cui il docente non la adotti nessuno (Dirigente o presidente di Commissione) potrà costringerlo a farlo e l’unica firma che conta sul programma svolto è la sua. Prof. DSolari

DPR. 382/1980 art. 50 Relativamente alla "Docenza " Universitaria

Sunday, May 19, 2024

Barchesse

Indice dei contenuti Origine del termine e funzione Trasformazioni agricole e architettoniche Esempi notabili e utilizzo attuale La barchessa nel contesto sociale ed economico Nell’immaginario collettivo, la regione del Veneto si distingue per le sue città d’arte, i suoi paesaggi pittoreschi e le opere architettoniche di rilevanza storica. Tra questi gioielli, le barchesse occupano un posto di rilievo, a testimonianza della perfetta fusione tra funzionalità agricola e bellezza estetica. Ma cosa sono esattamente le barchesse e da dove deriva il loro nome? Scopriamolo insieme. Origine del termine e funzione Il termine “barchessa”, generalmente noto come “barcon” o “barco”, identifica un edificio rurale di servizio inserito nel contesto strutturale della villa veneta. Questi edifici erano infatti destinati a contenere gli ambienti di lavoro, separando lo spazio abitativo dei proprietari da quello dei lavoratori agricoli. Caratterizzati da porticati con arcate a tutto sesto, le barchesse venivano utilizzate per vari scopi: cucine, alloggi, stalle e magazzini. La loro presenza è documentata fin dal 1400, acquisendo solo nel secolo successivo la fisionomia oggi conosciuta. Trasformazioni agricole e architettoniche Nella metà del Cinquecento, l’agricoltura Veneta visse una importante e profonda fase di trasformazione, grazie alle opere di bonifica e all’introduzione di nuove colture, come il granturco, importato e introdotto a seguito delle scoperte fatte durante i viaggi oltre oceano. Questi cambiamenti influenzarono direttamente l’architettura rurale, portando all’ampliamento delle barchesse per adattarle alle nuove necessità agricole, quali la cernita e l’essiccamento delle sementi. LEGGI ANCHE: Perché Padova è la “città dei tre senza”? Esempi notabili e utilizzo attuale Le barchesse, progettate da Andrea Palladio lungo la Riviera del Brenta, rappresentano perfetti esempi della fusione tra estetica e funzionalità. Queste strutture, utili non solo alle esigenze agricole, si integravano armoniosamente nel paesaggio. Alcune di queste barchesse sono oggi state trasformate e adattate a nuovi usi, dimostrando la loro continua rilevanza nel tessuto culturale e storico della regione. LEGGI ANCHE: Tutto sulle ville palladiane che si trovano in Veneto La barchessa nel contesto sociale ed economico L’evoluzione della barchessa, nel contesto dell’economia veneta, riflette appieno i cambiamenti della società, da strumento di lavoro a simbolo di patrimonio culturale da preservare. Le famiglie veneziane, arricchite dai commerci, investirono nell’entroterra, edificando ville con barchesse, segnando e caratterizzando il paesaggio con testimonianze di un’epoca di prosperità e innovazione agricola. Le barchesse rimangono oggi uno dei tanti tesori nascosti del Veneto, simboli di un legame indissolubile tra terra e architettura, tra passato e presente. Esplorando la regione, tra Treviso e Padova, si può infatti ammirare ancora la bellezza e l’arguto utilizzo di queste strutture, testimoni silenti di una storia ricca e complessa, radicata nella vita delle comunità rurali venete Prof. D Solari